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Dove vanno i 5 stelle?
Una considerazione arguta del generale Carmelo Burgio
07-07-2024 - Il M5S era nato come alternativa ad una politica che vedeva l’esclusione del cittadino dal poter essere eletto, se non inquadrato in un partito del quale il segretario, di fatto, era più o meno padrone assoluto. Una deriva che aveva portato e porta nelle assemblee rappresentative compagni di merende, avvocati, igieniste dentali, mogli, figli, nipoti di chi è al potere.

Fra Beppe Grillo e Casaleggio senior, in pratica, è stato elaborato un progetto semplice: se non c’è un partito che mi vuole, me lo creo io. Al secondo tentativo il giochino è risultato vincente, magari per qualcuno con risultati discutibili, ma non è questo il problema e mi astengo da giudizi.
Il Movimento rastrellava un po’ dappertutto, vi era gente di sinistra, destra e centro, riuniti con l’intento di dar vita a un modo nuovo di far politica, col ricorso a continui sondaggi fra gli iscritti per prender decisioni, senza spazio per indagati, né per professionisti del seggio, attesa la regola del divieto del 3° mandato, a costo di sacrificare personaggi che s’erano impratichiti dei meccanismi istituzionali e avrebbero potuto meglio operare in futuro.

La scelta di Conte come segretario, dopo averlo scoperto grazie al suo sconvolgente curriculum vitae, per dargli la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha stravolto tutto.
Da “Dibba” che s’era astenuto dal poter avere il 2° mandato puntando a rientrare quando gli altri avrebbero dovuto sostare un turno, e poi è rimasto fuori dei giochi, a Di Maio che il 3° mandato lo voleva, si è scisso, e alla fine s’è ritagliato il suo spazio nel mondo arabo, ai non eletti – Crimi e Taverna fra i tanti – che son stati subito assunti come funzionari di partito. Insomma, da M5S che rifiutava il sottobosco della politica, alla ricerca degli stessi espedienti criticati agli altri.

Nel recente passato Conte ha traghettato l’M5S al fianco del PD, contestando alla Schleyn la leadership dell’opposizione, ma questa in un certo senso ha retto la botta della sconfitta alle politiche di 2 anni fa, mentre lui alle ultime europee è andato sotto il 10%, ovvero meno delle metà del PD, 1/3 di FdI. Naturalmente ha perso un pezzo, quello che di destra non si riconosceva a braccetto al PD e pensava a un M5S diverso, come era all’inizio. Contestualmente l’ipotesi del “campo largo” col PD – Sardegna a parte, comunque di poco, e per autogoal della destra – non ha fruttato.

Ora, impossibilitato a stare col PD, si vuole unire in Europa a Alleanza Verdi-Sinistra e agli altri analoghi partiti del gruppo, che allineano europarlamentari come la Ilaria Salis, Mimmo Lucano e la Rakete. Nulla di male, ma stiamo parlando di persone che sostengono libera occupazione delle case, speronamento di chi prova a opporsi all’immigrazione incontrollata, interpretazione al minimo fantasiosa della normativa su quest’ultima.
Non sto esprimendo critiche a tali istanze, la libertà d’opinione è sacra, ma è un dato di fatto che siano fra quelle del gruppo di estrema sinistra del Parlamento Europeo.
Poco conta che si sia giunti a un accordo che vede accolta con riserva la richiesta di Conte di unirsi al gruppo di estrema sinistra, col reciproco diritto di quelli già nel gruppo, e del M5S, di osservarsi per un tratto, onde verificare se la cosa possa andare. Il problema, a mio avviso, è un altro.
Non rischia, Conte, di perdere altri pezzi, ovvero quelli di sinistra che non si sentano di condividere le posizioni più radicali?

Inoltre a mio parere con questa mossa voti non ne pesca da quella parte, ove c’è fedeltà ad Alleanza Verdi-Sinistra, e oltre ad aver perso la leadership dell’opposizione che era convinto – solo lui – di avere, rischia di perdere pezzi anche alla sinistra estrema, che non vedo a questo punto perché non debbano sostenere direttamente Salis-Rakete-Lucano etc., se non hanno necessità del Reddito di Cittadinanza.
Insomma, rischia una scissione ulteriore e una diaspora, e il rischio, alla prossima tornata elettorale, di non superare la soglia per sistemare qualcuno in poltrona, esigenza primaria – ormai – anche per gli anti-casta per vocazione.

Carmelo Burgio
 
  


 
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