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SIRIA E UKRAINA (Siamo ancora buoni?)
Ultimo capitolo illuminante del ''libercolo'' (come viene definito dall'autore) Alfredo Iannuzzi
25-08-2018 - L’ aggressività USA e NATO non può lasciare indifferente l’altro gigante mondiale con interessi nell’area.
E così finisce l’idillio tra NATO (in costante espansione) e la Russia frustrata, con desiderio di rivalsa e ambizione di tornare ad essere protagonista mondiale.
Veniamo ai nostri giorni.
Che cosa è successo e cosa sta succedendo in Ucraina?
Circa vent’anni fa negli USA, durante l’amministrazione Clinton, il consigliere per la politica estera Mr. Brzezinski, dopo la caduta del “Muro di Berlino”, individuò l’Ucraina come Paese chiave nei nuovi equilibri geo-strategici, da sottrarre alla Russia e portare nell’orbita di NATO e America.
Da allora, Washington e Mosca, si contendono questa Nazione, usando sistemi non convenzionali.
Gli USA non sono nuovi all’uso del metodo basato sulle “rivoluzioni pacifiste” teleguidate.
Il metodo funziona pressappoco così:
proteste di piazza in apparenza spontanee, in realtà pianificate con cura e guidate dalla CIA tramite organizzazioni non governative, associazioni umanitarie ed anche partiti politici; il crescendo di proteste, amplificate dai media internazionali e con appoggi all’interno delle istituzioni, (in particolare delle forze armate), inequivocabilmente mira a provocare la caduta del governo ostile.
Questa tecnica, sperimentata per la prima volta in Serbia contro Milosevic, si mostrò efficace e fu ripetuta altrove, prima in Georgia e poi in Ucraina ed infine negli stati Nordafricani, su più larga scala, (le suddette “Primavere Arabe”), che si conclusero con l’allontanamento o con la morte di Capi di Stato di Egitto-Tunisia-Libia-Yemen, senza contare la guerra civile attualmente in corso in Siria.
Ritornando alla crisi Ucraina: la sommossa del Natale 2004 ha allertato Putin, timoroso che si potesse con gli stessi metodi estendere alle strade di Mosca e contro di lui.
Incominciò così un nuovo periodo di guerra fredda con gli Stati Uniti.
I rapporti da cordiali si raffreddarono fino a divenire glaciali.
Come contromisure, i servizi di Putin pianificarono la riconquista dell’Ucraina, usando, a loro volta, strumenti non convenzionali quali: ricatto del gas, sabotaggio dell’economia, disagi sociali, tecniche per indebolire i partiti della coalizione arancione.
Risultato: nel 2010 Yanukovich fu eletto presidente e l’Ucraina lasciò l’orbita americana per tornare in quella russa.
Si arriva così ai giorni nostri, con lo sviluppo di una protesta che da pacifica, diventa, violenta.
Come ormai dovrebbe essere evidente a tutti, nonostante la propaganda e la “disinformazia” messa in atto dai media occidentali (tranne qualche voce fuori dal coro) ad assaltare i ministeri di Kiev non furono i pensionati o gli operai ucraini, bensì milizie paramilitari ben istruite e ben armate; parte preponderante nella “sommossa” di Kiev l’ha avuta quella organizzazione paramilitare nazionalista che risponde al nome di “Pravy Sektor”.
I pacifisti sono serviti da corollario, soprattutto mediatico; ma a rovesciare Yanukovich sono stati guerriglieri, fanatici nazionalisti con inclinazioni neo naziste.
La sommossa ha raggiunto il suo apice durante i Giochi di Sochi, ovvero nell’unico momento in cui la Russia non poteva permettersi di rovinare il ritorno di immagine delle Olimpiadi. Kiev bruciava, ma a Mosca erano costretti a tacere.
Operazione magistrale, ufficialmente senza alcuna paternità che però, ammainate le bandiere olimpiche, ha innescato la risposta di Mosca.
Obama non immaginava che Putin potesse direttamente o “indirettamente” indurre la Crimea all’annessione con Mosca, così come Mosca non si aspettava la guerriglia, diciamo “filo americana” e filo europea di Kiev...
E qual è stata la risposta dell’Unione Europea e della NATO alle contromosse di Putin?
Andiamo con ordine:
In Ukraina c’è un governo liberamente eletto, non certo tenero né molto democratico con l'opposizione e filo russo, soprattutto per ragioni economiche e di convivenza militare.
Ad un certo punto l'opposizione si ribella, la UE "disinteressatamente" sostenuta dagli USA prende subito ufficialmente le parti degli insorti.
Negli scontri ci sono morti e feriti, il "dittatore" (eletto) viene defenestrato.
A questo punto, la Russia comincia a preoccuparsi per il mantenimento dei trattati militari che le consentono l'accesso al Mar Nero, per il pagamento dei debiti che l’Ucraina ha contratto negli anni e per la sicurezza dei suoi oleodotti verso l’Europa.
Che fa?
Mobilita le sue truppe in Crimea, repubblica indipendente, abitata prevalentemente da russofoni, regalata allo stato Ucraino nel 1957 dall’allora USSR in segno di amicizia (che evidentemente non sussiste più) e dove risiede la sua flotta del mar Nero.
La comunità internazionale reagisce... alti esponenti EU si precipitano a Kiev, la NATO si riunisce ed addirittura qualche stato membro (fuori di testa) invoca l'articolo 4 del Trattato come se fosse direttamente minacciato di invasione. Gli USA dal canto loro fanno voce grossa contro l'invasore, dimenticando tutte le invasioni portate a termine da loro stessi negli ultimi 20/30 anni.
Poi iniziano un attacco senza carri armati, ma con le borse che loro controllano all'economia russa.
Putin, anziché (ad esempio per ritorsione) chiudere i rubinetti del gas all'Europa e all’Ucraina, ritira le sue truppe dai confini con la nazione confinante, mantenendo ovviamente il controllo sulla Crimea che per lui ha importanza strategica come Guantanamo a Cuba per gli Americani.
Ora... chi e' più ragionevole?
Chi invece cerca rogne?
Appoggio immediato ed incondizionato ai ribelli filo nazisti; riconoscimento di un governo non legittimato da elezioni e atteggiamento ostile contro la Russia con esercitazioni nel Baltico, contro una ipotetica quanto improbabile invasione russa a paesi NATO.
A questo si aggiunge una totale incoerenza nella gestione della politica internazionale, quando viene bocciato come illegittimo un referendum indetto per sostenere il diritto all’autodeterminazione dei popoli russofoni in Crimea, rinnegando le motivazioni addotte a giustificazione dell’intervento nei Balcani.
Nel 1993 la NATO impose una NO FLY ZONE per impedire all'aviazione Yugoslava (Serba) di bombardare i villaggi Bosniaci e Croati.
Oggi la NATO finge di ignorare che l’aviazione Ucraina sta bombardando le città ribelli russofone facendo centinaia di vittime tra la popolazione civile..
Perché questa differenza di comportamento?
C’è da augurarsi che l’Italia, sappia agire nel proprio interesse e non si allinei pedissequamente al volere degli Stati Uniti o a quelli di una Comunità improntata a fare sempre gli interessi del più forte.
Questa “guerra” non convenzionale tra USA e Russia durerà a lungo, sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale impotente, con un’Europa che ancora una volta dimostrerà la propria inconsistenza in politica estera comunitaria, barcamenandosi tra i due litiganti, in modo disunito e sparpagliato a seconda degli interessi contingenti dei vari stati.
Da queste considerazioni scaturisce la domanda titolo di questo mio libercolo:

Siamo ancora (la NATO) i “buoni”?

Are we, NATO, still on the right side of the history?




Alfredo Iannuzzi
 
  


 
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