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foto di: Archivio cybernaua
Belt and Road Initiative, che sviluppi avrà?
La Nuova Via della Seta è il tema dominante attualmente nei salotti della politica, ne parliamo con Giuseppe Morabito
03-04-2019 - Bri (Belt and Road Initiative) ovvero la Nuova Via della Seta è il tema dominante attualmente nei salotti della politica
Ne parliamo con il generale Giuseppe Morabito, membro della NDCF (Defence College Foundation).
Cina sì, Cina no: il dibattito divide in due l’opinione pubblica italiana; secondo lei, il Memorandum Of Understanding siglato da Italia e Cina cosa potrà offrire di positivo al nostro Paese?
"Premetto che il Memorandum of Understanding (Mou) non dà luogo ad alcun diritto, obbligo, impegno né sulla base del diritto internazionale né sulla base del diritto interno. Come indicato dal professor Maresca è ''Un ibrido che si colloca tendenzialmente fuori dall’ordinamento giuridico internazionale”. Comunque politicamente, il Mou Italia-Cina potrebbe essere molto importante. A mio parere, il centro del problema sta nell’effettiva applicazione degli auspici che i due Presidenti hanno espresso alla fine del loro incontro. Il Presidente Mattarella ha dichiarato: ''La Via della Seta è una strada a doppio senso e lungo di essa devono transitare non solo commercio ma talenti, idee, conoscenze e progetti di futuro''. Il Presidente cinese Xi Jinping, che detto che l'obiettivo dell'intesa tra i due paesi è ''rafforzare le sinergie tra le rispettive strategie di sviluppo nei settori infrastrutturali, portuali e logistici e dei trasporti marittimi e che riguardano il mondo per salvaguardare la pace e promuovere lo sviluppo. La Cina vuole lavorare con l'Italia per rilanciare lo spirito di equità, mutuo rispetto e giustizia''.
Se buona parte di queste due dichiarazioni trova applicazione e soprattutto, sottolineo, le due frasi chiavi: ”strada a doppio senso” e “salvaguardare pace e promuovere sviluppo”, non vedo perché’ non pensare positivo.
Certo l’Italia è il primo paese del G7 a firmare e questo lascia spazio e critiche, ma sono solo 29 gli accordi commerciali e istituzionali che sono stati firmati tra Italia e Cina, che potrebbero, ripeto potrebbero, avere un potenziale di 7 miliardi (questo è certamente positivo).
Potrebbe sembrare semplicistico e sicuramente un economista o uno studioso di trattati internazionali potrebbe con destrezza ribaltare la mia osservazione, ma la Francia di Macron che tanto si era infervorata contro l’accordo italo-cinese ha firmato accordi con la Cina per almeno 40 miliardi, praticamente ha “rifatto il look” a tutte le compagnie aeree cinesi vendendo ii propri airbus.
Il memorandum d’intesa che l’Italia ha firmato con la Cina fa chiaro riferimento alla Strategia europea per la connettività euro-asiatica e da questo punto di vista può rappresentare un modello anche per altri Paesi avanzati.
Secondo Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello IAI, ''Sorprende nelle conclusioni del Consiglio europeo l’assenza di indicazioni chiare sull’esito della discussione, che pure c’è sicuramente stata, sul tema molto controverso e di attualità del rapporto con la Cina''; cosa significa? Che l’Italia avrebbe dovuto essere in coordinamento con il resto dell’Europa? 
Innanzi tutto, nel Vecchio Continente sono già 13 le nazioni che hanno sottoscritto il BRI: Bulgaria, Croazia, Grecia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo, Slovenia e Slovacchia.
Mi punge vaghezza che non tutti i Paesi appena nominati abbiano “coordinato” molto con l’UE. Soprattutto la Polonia che è il punto d’ingresso nell’UE del corridoio ferroviario che finisce in Germania e che quindi gode di notevoli introiti per i diritti di transito.
Sottolineo che appena il giorno dopo gli “accordi” con il nostro Paese, il Presidente cinese ha incontrato Macron, Merkel e Junke insieme, con un’agenda che includeva la riforma delle regole sul commercio internazionale (e quindi della Wto) e la definizione delle regole sugli investimenti fra Cina e UE. Proprio il tema delle regole (ad esempio, sulla trasparenza nelle relazioni finanziarie tra gli Stati e le imprese partecipate, sull’accesso al mercato particolarmente nel caso di appalti e concessioni e forse la stessa tutela del lavoro e della sicurezza) è al centro delle relazioni fra Europa, Cina, Stati Uniti e Russia. Sbaglierò, non essendo un economista o un politologo, ma a me pare che Francia e Germania stiano guardando più a proteggere i propri interessi che quelli “comuni dell’UE”. Per esempio i già citati 300 Airbus o la concorrenza dei porti italiani a quelli di Amburgo o Rotterdam
".
Tra i temi controversi in Italia, la costruzione della TAV, per un collegamento rapido tra i Paesi dell’Unione; che connessione si può trovare tra il non volere l’Alta Velocità da una parte e il voler condividere con la Cina i porti di Genova e Trieste?
"Certo però che il MoU dà l’idea che nei prossimi anni la Cina potrebbe acquisire un ruolo davvero importante In Italia le cui infrastrutture sino a oggi hanno svolto un ruolo non di primo livello rispetto all’Europa: i porti (da ristrutturare, ma in posizione eccellente per alimentare l’Europa), le ferrovie, il trasporto aereo, le autostrade, gli aeroporti. 
Ci sarà il potenziamento dei porti di Trieste e Genova, ma non uno scambio di proprietà. In accordo tra Cassa Depositi e Prestiti e la Bank of China.
I due grandi porti italiani finalmente saranno dimensionati come aree portuali internazionali potranno contendere il mercato ai porti di Amburgo, Anversa e Rotterdam e al sistema infrastrutturale tedesco.
Facile intuire che dopo il raddoppio di Suez per le merci in transito sull’oceano Indiano e poi verso nord i porti italiani e, se vogliamo, quello di Salonicco, diventeranno preferenziali.
Qui trovo un’incongruenza che, a mio parere andrà risolta. Atteso che si voglia dare credito alla volontà di fare di Genova uno dei cardini del sistema di trasporto verso l’Europa, non vedo più una logica nell’analisi costi benefici della TAV. Genova, Torino, Lione, Parigi dovrebbe diventare una logica direttrice veloce. Non credo che i Cinesi si faranno carico di chiedere come la cosa andrà a finire, per me la considerano “fatta” per scontato.
A oggi un solo treno ha lasciato l’Italia alla volta della Cina, ma se ai trattati sarà dato seguito, anche la via ferrata avrà la sua importanza. Oggi dalla Cina alla Germania i treni impiegano due settimane e se si vuole integrare il sistema, dovrebbero poi raggiungere velocemente i porti italiani e viceversa
".
La Via della Seta e la Chiesa Cattolica? Dove va il Papa e le relazioni con Pechino?
"Al termine del suo viaggio in Myanmar e Bangladesh, il Papa ha parlato del nuovo ruolo che la Cina sta svolgendo nel contesto internazionale, dicendo: ''La Cina oggi è una potenza mondiale: se la vediamo da questo lato, può cambiare il panorama''.
In questa logica si deve collocare l’accordo provvisorio dello scorso anno tra la Cina e la Santa Sede. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, durante la permanenza del presidente Xi Jinping a Roma ha affermato che quell’accordo ''costituisce una tappa importante''. E ha aggiunto che ''la Cina è disponibile a continuare in questa direzione con il Vaticano, ad avviare un dialogo costruttivo, a migliorare la comprensione, a instaurare una fiducia reciproca e a promuovere il miglioramento delle relazioni bilaterali''.
Alcuni analisti si attendevano un incontro tra Xi e Francesco a Roma, ma non è ancora il momento. Quel che è certo è che la Via della seta, per il suo respiro e le sue ambizioni non potrà realizzarsi senza una crescente fiducia tra Pechino e Vaticano. E, secondo i vaticanisti più attenti, quest’accordo porrebbe la colonna spirituale, che fu fondamentale per reggere la Via della seta di epoca Tanga, alla quale il presidente XI s’ispira. Ma lungo la Via della seta ci sono i Paesi arabi e la conquista turca di Istanbul, con l’affermazione dell’Impero Ottomano, sono state tra le cause che l’hanno interrotta. Infatti, la Cina e gli Emirati Arabi Uniti hanno già firmato accordi e anche Papa Francesco ha firmato ad Abu Dhabi con l’imam di Al-Azhar in documento sulla Fratellanza. Per il Papa, oggi la pace nel mondo passa per Cina e Islam, due grandi priorità del suo pontificato
".
Mi scusi e come la mettiamo allora con Taiwan? Con I diritti umani non rispettati?
"Bella domanda! C’è da attendersi che, prima o poi, e dopo aver trovato un accordo bilaterale, la Cina Popolare tenti di convincere anche il Vaticano di interrompere le relazioni diplomatiche con Taipei.
Al momento sarebbe pure un’offesa al buonsenso solo ipotizzarlo, ma in questi ultimi anni Pechino sta decisamente usando il suo ''sharp power'' per indebolire la democrazia a Taiwan e accelerare il processo di annessione.
Il Presidente Mattarella, durante l’incontro con il Presidente cinese, ha ribadito quanto sia importante per il nostro Paese il rispetto dei diritti umani. L’hanno fatto anche i rappresentanti europei e su questo possiamo stare certi che Xi Jinping ha trovato un ''muro europeo coeso'' e direi, alla romana, almeno quello!
Ma mi consenta una battuta. ''I cinesi in fatto di muri non li batte nessuno…hanno quello più lungo''! Sarà difficile batterli.
"










Maria Clara Mussa
 
  


 
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