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foto di: archivio cybernaua
Strumenti finanziari europei per la gestione dei flussi migratori
Recentemente sono scaduti nel nostro Paese due avvisi per interventi da finanziare con Risorse del Fondo per favorire il rimpatrio volontario e assistito
01-07-2019 - In un momento storico in cui l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sul tema della gestione dei migranti e dell’efficacia, sempre più discussa, delle politiche nazionali e sovranazionali di integrazione è massima, si ha per contro poca contezza dell’ammontare delle risorse finanziarie messe a disposizione degli Stati dall’Unione Europea. Le cifre, come meglio si vedrà, sono notevoli al punto che – la notizia è recente – La Corte dei conti europea ha in corso di svolgimento un audit sulla gestione economica della migrazione da parte dell’UE.
In particolare, la Corte sta valutando se il “sostegno fornito alla Grecia e all’Italia abbia raggiunto gli obiettivi perseguiti e se le procedure di asilo e di rimpatrio siano state rapide ed efficaci”. Per assolvere a questo compito, l’Organo di Controllo sta passando al vaglio i progetti sostenuti per stabilirne la pertinenza, valutarne l’impostazione e appurare se stiano conseguendo i risultati perseguiti e analizzerà inoltre procedure di verifica del seguito dato, per stabilire se siano stati apportati miglioramenti sul piano della performance. E’ evidente, nel Comunicato qui riportato, il richiamo alla verifica dell’efficacia del funzionamento sistema degli “Hotspots”, attraverso i quali gli Stati di frontiera ricevono assistenza operativa dall’apparato delle Agenzie Europee e principalmente da FRONTEX, EASO, Europol ed Eurojust.
Credo che sia allora importante e utile fornire una sintetica e quanto più possibile aggiornata panoramica dell’assistenza finanziaria UE a disposizione degli Attori locali e regionali che lavorano con i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo. Le risorse al momento più rilevanti per gli Stati dell’Unione giungono dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020, del valore complessivo di Euro 4.4. miliardi.
Nel dettaglio, il Fondo in questione è stato istituito con Regolamento UE 516/2014 con lo scopo di fornire un sussidio agli Stati per promuovere l’efficiente gestione dei flussi migratori e l’attuazione, il rafforzamento e lo sviluppo di un approccio comune dell’Unione in materia di asilo e immigrazione. Questo Fondo contribuisce al raggiungimento di quattro obiettivi specifici nei settori dell’asilo, migrazione legale e integrazione, rimpatrio e solidarietà. Nel nostro Paese, per la realizzazione degli interventi da realizzare con la dotazione a disposizione, viene predisposto un Programma Nazionale, in cui sono indicate azioni pluriennali e interventi a medio e lungo termine. L’Autorità Nazionale per la gestione e il controllo dei Fondi è il Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno. Recentemente (dicembre 2018), sono scaduti nel nostro Paese due avvisi per interventi da finanziare con Risorse del Fondo, riguardanti interventi per favorire il rimpatrio volontario e assistito (RVA) di almeno 2700 destinatari nei Paesi di origine. Mi sembra di non poco conto sottolineare – dati alla mano – che ad oggi gli Stati Europei destinatari degli importi più consistenti tratti di tale fondo sono, in ordine, Germania, Francia e Italia. E’ recentissima inoltre la notizia che la Commissione Libertà Civili del Parlamento Europeo ha chiesto “di aumentare le risorse per il Fondo Amif a 10,41 miliardi di euro in prezzi correnti per il periodo di programmazione 2021-2027”. Secondo gli eurodeputati, il Fondo dovrebbe assicurare "la solidarietà e l'equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri, in particolare verso quelli più colpiti dalle sfide migratorie, anche attraverso la cooperazione pratica".
Altro fondo di notevole rilievo è il Fondo di sicurezza interna (ISF) che per il periodo 2014-2020 prevede uno stanziamento di circa 2,8 miliardi di euro e garantisce che gli Stati dell’UE dispongano di un adeguato sostegno finanziario dell’Unione per progredire verso gli obiettivi politici e affrontare importanti sfide nel settore della sicurezza interna. A questi miliardi iniziali si sono poi aggiunti oltre 1.1 miliardi di euro in fondi emergenziali mobiliati proprio per rispondere all’urgenza della pressione migratoria in alcuni paesi Membri. In questo settore L’Italia, con una dotazione totale di oltre 930 milioni di euro stanziati, è la prima beneficiaria in Europa quanto all’ammontare dei finanziamenti nel settore migrazione e sicurezza interna. Il potenziamento di tale fondo rientra, per gli anni 2021-2027, tra le più recenti proposte della Commissione Juncker.
Per il periodo 2014-2020 la Commissione europea sta distribuendo agli Stati membri 7 miliardi di euro nell’ambito del Fondo Asilo, migrazione e integrazione (AMIF) e del Fondo Sicurezza interna (ISF). In totale i programmi nazionali finanziati dai fondi AMIF e ISF nel periodo 2014-2020 sono 58; i finanziamenti dell’ISF sono destinati solo agli Stati Schengen e associati. I programmi nazionali AMIF sono 27, quelli ISF 31. Nel complesso i due Fondi tendono a supportare progetti gestiti dagli Stati Membri, dalle Organizzazioni Internazionali o dalle ONG. Progetti che vanno dal supporto psico-sociale ai migranti, ai rimpatri volontari assistiti, al network SPRAR in Italia fino al ricollocamento e alla solidarietà tra Paesi europei. Per avere un’idea dell’andamento di alcuni di questi innumerevoli progetti, la Commissione ha recentemente pubblicato un booklet di iniziative finanziate liberamente scaricabile. Ai consistenti stanziamenti finanziari interni sono andati aggiungendosi strumenti dedicati anche alle politiche migratorie da attuare nei confini ESTERNI dell’Ue e dunque destinati anche a Stati terzi. Da gennaio 2013, il regolamento finanziario che disciplina il bilancio UE consente alla Commissione europea di istituire e amministrare fondi fiduciari dell’Unione europea per le azioni esterne. Si tratta di fondi fiduciari finanziati da una pluralità di donatori e finalizzati ad azioni di emergenza, post-emergenza o tematiche. Sono strumenti che si sono rivelati utili – sebbene finora non certo risolutivi – al fine di tentare di raggiungere l’obiettivo di ridurre i flussi di migrazione irregolare, stabilire partenariati sempre più forti con i Paesi di origine e di transito e stimolare investimenti locali privati massicci per ridurre gli incentivi a partire. In questa sede vale la pena richiamare:
Lo strumento per i rifugiati in Turchia, che per il periodo 2016-2019 ha raggiunto il valore di € 6 miliardi di euro (così ripartiti: 3 miliardi per il biennio 2016-2017 e altri 3 miliardi per il biennio 2018-2019). Esso, attivato nel 2016 e osteggiato in un primo momento dall’Italia, costituisce la risposta dell’UE all’invito del Consiglio europeo a rendere disponibili significativi fondi aggiuntivi per assistere i rifugiati in Turchia. L’Italia è una delle Nazioni maggiormente coinvolte dal punto di vista finanziario, sicuramente la più impegnata tra quelle dell’Area Euro Mediterranea, sebbene segua a debita distanza i principali contributors, Germania Inghilterra e Francia. Si tratta di un meccanismo per coordinare e razionalizzare l’assistenza finanziata dall’UE e dai suoi Stati membri ed è interamente dedicato ad assistere i 3 milioni di rifugiati siriani ospitati in Turchia nel quadro degli accordi tra questo paese e l’Unione Europea. In particolare il progetto di istruzione dei rifugiati siriani in Turchia è arrivato a scadenza ad ottobre 2018 e in vista di tale data, a luglio 2018, è stato smobilitato un fondo da 400 milioni di euro sotto forma di sovvenzione diretta al Ministero dell’Istruzione Nazionale turco. Il sistema Facility for Refugees in Turkey è stato recentemente descritto nei dettagli in un Rapporto della Commissione Europea stilato, per il Parlamento e il Consiglio Ue, il 14 marzo dello scorso anno. Ma ancora più recente è la Relazione della Corte dei Conti Europea, la quale ha evidenziato alcune criticità gestionali: vi sono, ad avviso della Corte, i margini per “ottenere un miglioramento del rapporto benefici-costi”.

Come contributo, poi, a una possibile soluzione della crisi siriana l’Unione Europea ha stanziato sino a questo momento 1,6 miliardi di euro, per nuovi progetti per rifugiati e comunità locali in Giordania, Libano, Iraq e Turchia. Sin dalla sua istituzione, nel 2014, è tramite questo Fondo Fiduciario Regionale in risposta alla crisi siriana che viene fornita una quota crescente del sostegno dell’UE per aiutare i rifugiati siriani e sostenere i paesi confinanti con la Siria nel far fronte alla crisi dei rifugiati. Il Fondo rafforza la politica integrata dell’UE in materia di aiuti in situazioni di crisi, privilegiando la resilienza a lungo termine e le necessità urgenti (nel quadro del processo di ritorno alla normalità) dei rifugiati siriani, delle comunità di accoglienza e delle loro amministrazioni in paesi vicini come l’Iraq, la Giordania, il Libano e la Turchia. Il Fondo, inoltre, è alla base di patti specifici che l’Unione Europea ha concluso con la Giordania e con il Libano.
Recentemente è stato aggiornato il pacchetto di assistenza grazie a una delibera del Consiglio d’amministrazione del Fondo fiduciario dell’UE, che riunisce la Commissione europea, gli Stati membri dell’UE, i membri del Parlamento europeo e i rappresentanti dell’Iraq, della Giordania, del Libano, della Turchia e della Banca mondiale. Il nuovo pacchetto ammonta a circa 122 milioni di euro.

Per i Paesi Africani sono invece stati mobilitati oltre 4 miliardi di euro attraverso il Fondo Fiduciario di Emergenza costituito a seguito del vertice de La Valletta del Novembre 2015. Si tratta certamente del più cospicuo dei fondi fiduciari dell’UE anche tenendo conto del fatto che sostiene ben 26 Paesi africani (forse troppi): conta attualmente contributi per un totale di 4,1 miliardi di euro, di cui 3,7 miliardi di euro a valere sul bilancio dell’UE e sui Fondi europei di sviluppo. Gli Stati membri dell’UE, la Norvegia e la Svizzera hanno erogato 451 milioni di euro, di cui provenivano da Germania e Italia oltre 100 milioni di euro ciascuna ed è nato con l’obiettivo di gestire i flussi migratori nel Mediterraneo centrale. L’iniziativa è stata istituita dalla Commissione Europea e di recente si è dotata di nuovi quattro programmi dedicati a sostenere specificamente il Corno d’Africa con risorse aggiuntive per oltre novanta milioni di euro.
Anche a proposito della effettiva efficacia di questo Fondo, la Corte dei Conti UE non ha mancato di appuntarvi la propria attenzione, formulando rilievi di carattere tecnico-economico in più punti critici. Rilievi, peraltro, che ritengo condivisibilissimi.
Ad avviso della Corte, la rapidità e l’urgenza con cui il Fondo è stato chiamato ad operare mal si sono conciliate con la complessità e la vastità delle aree prese in protezione dall’intervento. Pertanto, pur disponendo di risorse notevoli, la Commissione “non ha analizzato in maniera esaustiva i bisogni né i propri strumenti a disposizione per realizzarli”.
Gli strumenti di finanziamento fin qui elencati si sono aggiunti a una vasta gamma di programmi più ampi e ancora meno noti. Tra questi, non si può non menzionare lo Strumento Europeo per il Vicinato (ENI), istituito con Regolamento UE 232/2014 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio, per gli anni 2014-2020. Esso rappresenta lo strumento privilegiato di attuazione della c.d. Politica Europea di Vicinato, a sua volta istituita nel 2003 e rafforzata nel 2011. Lo Strumento in questione mira a creare uno spazio di prosperità e buon vicinato tra UE e Paesi e Territori partner sviluppando relazioni privilegiate fondate sulla cooperazione, la pace e la sicurezza. Tra gli obiettivi specifici vi è anche quello di gestire efficacemente la mobilità delle persone. Altra linea di finanziamento importante per la gestione delle migrazioni è quella proveniente agli Stati dallo Strumento di Cooperazione allo Sviluppo (DCI), per il quale recentemente si è avanzata una proposta di riforma in seno alla programmazione comunitaria 2021-2027, con trasformazione dello stesso in Strumento di Vicinato, Sviluppo e Cooperazione Internazionale (NDICI). Nel dettaglio, invero, al DCI (originariamente previsto per gli anni 2007-2013) è già subentrato un DCI II, il quale rappresenta lo strumento principale attraverso il quale la UE realizza la propria politica indirizzata ai Paesi in via di sviluppo. Esso consta di programmi geografici, programmi tematici e di un Programma Panafricano a sostegno della Strategia Comune Africa UE e tra i settori considerati come significativi per le politiche per lo sviluppo vi sono anche quelli dell’asilo e delle migrazioni. Per gli anni considerati (2014-2020) la dotazione finanziaria complessiva ammonta a 19.661,64 milioni di euro.
Non meno importante è lo Strumento europeo per la Democrazia e i Diritti Umani (EIDHR), la cui ultima ‘versione’ subentra all’omonimo strumento in vigore fino al 2013 ed è stata istituita con Regolamento 235/2014. Anche in questo caso l’Ente erogatore è la Commissione Europea e la dotazione finanziaria complessiva è di 1.332.752.000 euro. Tra gli obiettivi indirettamente collegati ai flussi migratori dei Paesi Terzi vi è, per esempio, il consolidamento della partecipazione, della rappresentanza politica e la promozione della democrazia. Recentemente sono state deliberate misure di implementazione di questo Strumento pluriennale (2018-2020), tese soprattutto a incrementarne la dotazione economica.
Non molto noto è poi lo Strumento che contribuisce alla Stabilità e alla Pace (IcSP). Istituito con Regolamento 230/2014 si focalizza, tra le altre priorità, sulla contribuzione alla stabilità e alla pace garantendo l’efficienza e la coerenza delle azioni intraprese. La dotazione finanziaria dello strumento per il periodo 2014-20 è di 2,339 miliardi di euro.
In tempi ancora più recenti è stato lanciato il lanciato il Fondo Europeo per lo Sviluppo Sostenibile (EFSD). Istituito con Regolamento 1601/2017 un piano che aspira a mobilitare fino a 44 miliardi di euro di investimenti privati sul lungo periodo attraverso una garanzia pubblica di oltre 3.5 miliardi di euro offerta dal budget dell’Unione. Con questo innovativo strumento si cercherà di stimolare crescita e occupazione nei Paesi partner.
Negli ultimi mesi si sono avviati a Bruxelles i negoziati per i nuovi strumenti finanziari destinati ai per i prossimi sette anni a partire dal 2021. La migrazione è uno dei settori chiave in cui gli investimenti saranno significativamente aumentati, nella consapevolezza, dunque, della persistente gravità del problema anche a fronte di un calo, nel 2017, degli arrivi irregolari nell’Unione Europea.
Stando alla proposta pubblicata lo scorso Giugno dalla Commissione Europea, i finanziamenti per il nuovo fondo migrazione (AMF) saliranno fino a raggiungere i 10.4 miliardi di euro mentre quelli per la gestione delle frontiere cresceranno (IBMF) fino a 9.3 miliardi di euro. Mi sembra importante indugiare su queste cifre e sul contenuto del Regolamento del 12 giugno 2018 ( COM 2018/471). A questi miliardi di euro si aggiungeranno i fondi per le diverse agenzie (FRONTEX, EASO, EUROPOL etc..) fino a raggiungere la cifra complessiva di 34.9 miliardi di euro. In totale, quasi il triplo rispetto al programma finanziario pluriennale precedente (13 miliardi circa).
La Presidenza Juncker, è giunta al termine e dunque è difficile stilare qualche previsione sulla bontà di quanto messo già in cantiere e sulle ulteriori iniziative finanziarie da intraprendere per una più (non più procrastinabile) razionale ed efficace politica comunitaria di gestione dei flussi migratori.
La proposta, avanzata recentemente, di rafforzare la Guardia Costiera e di Frontiera Europea, in una con la creazione di una Agenzia Europea per l’Asilo potrebbero essere state percepite, pur nella loro ragionevolezza, come nulla più di un ‘annuncio’ da campagna elettorale. Occorrerà verificare alla prova dei fatti.
E, infine, sia consentita qualche considerazione personale di fondo.
Al di là degli sforzi economici, pur notevoli e pur indispensabili, per far fronte ai flussi migratori, quel che mi sembra fondamentale è che anche nel campo della gestione dell’immigrazione si arrivi, nel contesto europeo, a un meccanismo di ’cooperazione rafforzata’, come già avviene in ambito monetario, attraverso la creazione di una agenzia indipendente e sovranazionale la quale abbia facoltà di adottare provvedimenti di emergenza come la Banca Centrale europea nel contesto dell’Euro e che abbia come caratteristica il coordinamento tra le politiche sull’immigrazione e quelle sulla cooperazione. Insomma, urge la creazione di una cabina di regia europea che vigili sugli strumenti per governare il fenomeno migratorio, che sia però ben lontana dall’attuale Frontex e dal suo approccio alla materia troppo schiettamente securitario e, dunque, di breve gittata. Un primo passo, in questo senso, è stato fatto il 28 marzo scorso, quando Parlamento e Concilio Europeo hanno raggiunto un’intesa sulla proposta della Commissione in merito al rafforzamento dell’European Border and Coast Guard Agency. Al centro dei piani di rafforzamento approvati vi è l’istituzione di un Corpo comune permanente forte di 10000 uomini e di equipaggiamenti propri. L’Agenzia era stata in realtà fondata nel 2016 ma nella sua forma originaria dipendeva interamente dalla contribuzione volontaria di personale, equipaggiamento e risorse da parte delle singole Nazioni. Il nuovo corpo permanente potrà sostenere i primi dispiegamenti operativi a supporto dell’UE a partire dal 2021, mentre la piena operatività e il completamento degli organici sono programmati per il 2027.
La nuova Agenzia sarà dotata di poteri esecutivi e il suo personale potrà condurre controlli ai confini, verifiche d’identità e gestione dei permessi d’ingresso, ma dovrà operare con il consenso della Nazione ospitante.
A mio avviso, infine, la nuova Commissione – e il nuovo Parlamento – saranno giocoforza costretti a elaborare nuove politiche di redistribuzione degli ingressi sul suolo europeo (o di rimpatrio all’Estero). Tali politiche dovranno nascere da uno sforzo comune europeo, perché implicano, su scala più ampia dei singoli Paesi di primo arrivo, una capacità logistica e di coordinamento molto diversa da quella attuale. Si dovrà, poi, verificare se vi siano i numeri per una ormai improcrastinabile revisione del Trattato di Lisbona, il quale al momento impedisce, di fatto, all’UE di decidere in autonomia sul numero di ammissioni, atteso che i singoli Stati mantengono la sovranità sul numero di migranti da immettere all’interno dei propri confini. E, ancora una volta, dalla composizione del prossimo Parlamento si avrà un’idea della praticabilità, o meno, di queste possibili riforme strutturali.
NOTE
https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/INAP19_MIGRATION/INAP_MIGRATION_IT.pdf

https://ec.europa.eu/home-affairs/sites/homeaffairs/files/what-we-do/policies/european-agenda-migration/press-material/financial_support_to_mss_under_amif_and_isf_en.pdf. http://www.interno.gov.it/it/temi/immigrazione-e-asilo/fondi-europei/fondo-asilo-migrazione-e-integrazione-fami

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2019/02/19/migranti-commissione-pe-piu-risorse-per-asilo-e-frontiere_44264e30-4295-4ac6-bb67-ca3e4ffbad3f.html

https://ec.europa.eu/commission/publications/security-and-defence_en

https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/budget-may2018-internal-security-fund_it.pdf

E’ recentissima la notizia della pubblicazione di nuovi Bandi, a valere sul Fondo FAMI, a sostegno dei Comuni per azioni rivolte a cittadini di Paesi terzi in condizione di particolare disagio, per un importo complessivo di 30 milioni di Euro: https://www.sprar.it/eventi-e-notizie/dal-fondo-fami-30-milioni-a-sostegno-dei-comuni-nella-gestione-di-servizi-agli-stranieri

https://ec.europa.eu/home-affairs/sites/homeaffairs/files/20175691_dr0217970enn.pdf[/URL]

https://ec.europa.eu/neighbourhood-enlargement/news_corner/migration_en

https://ec.europa.eu/neighbourhood-enlargement/sites/near/files/14032018_facility_for_refugees_in_turkey_second_annual_report.pdf

https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR18_27/SR_TRF_IT.pdf

https://ec.europa.eu/trustfund-syria-region/sites/tfsr/files/eutf_syria_factsheet-english_13112018.pdf

https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2016/12/20/eu-jordan-partnership-priorities-and-compact/

https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2016/11/15/eu-lebanon-partnership/

https://ec.europa.eu/italy/news/20181217_Fondo_fiduciario_regionale_ue_per_crisi_siriana_it

Il nuovo pacchetto di aiuti da 122 milioni di EUR comprende le seguenti azioni:
— 83 milioni di EUR per l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria di base, per sostenere i mezzi di sussistenza attraverso lo sviluppo del patrimonio culturale e per offrire opportunità di istruzione superiore ai rifugiati siriani e alle comunità vulnerabili in Giordania;
— 27 milioni di EUR per fornire opportunità di sussistenza nel settore dello sviluppo agricolo e mediante microprestiti, nonché protezione sociale e istruzione superiore per i rifugiati siriani e le comunità vulnerabili in Turchia;
— 9,5 milioni di EUR per rafforzare i servizi di assistenza fondamentali per le madri e i bambini, nonché per sostenere i mezzi di sussistenza attraverso lo sviluppo del patrimonio culturale all’interno dell’Iraq.
Nel corso della riunione del consiglio di amministrazione, la Germania, il Belgio, i Paesi Bassi, l'Austria e l'Estonia hanno assunto nuovi impegni per un totale di 28,4 milioni di euro. Dal canto suo, la Commissione si era già impegnata a stanziare nel 2019 almeno 220 milioni di EUR a favore del Fondo fiduciario, in linea con l’impegno assunto a partire dalla conferenza di Bruxelles di Aprile 2018 sul futuro della Siria e della regione.

https://cdn4eeas.fpfis.tech.ec.europa.eu/cdn/farfuture/sMc2wMmMI6vo6NWLThIJeuP5txgdY1C2XOk5JHWvHsw/mtime
:1543918527/sites/eeas/files/central_mediterranean_route_041218_0.pdf

https://www.eca.europa.eu/it/Pages/DocItem.aspx?did=48342

https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/budget-may2018-neighbourhood-development-international-regulation_en.pdf

https://ec.europa.eu/europeaid/sites/devco/files/eidhr-maap-implementing-decision_en.pdf

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=LEGISSUM:110102_3&from=IT

http://publications.europa.eu/resource/cellar/0cc83f9c-4d41-4edc-8b7e-e1c776486808.0014.02/DOC_2

Articolo 3 (“Scopo”) del regolamento (UE) 2017/1601 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 settembre 2017, che istituisce il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (EFSD), la garanzia dell’EFSD e il fondo di garanzia EFSD In aggiunta, di recente la Commissione ha istituito il piano per gli investimenti esterni (PIE), teso ad “affrontare le specifiche cause socio-economiche profonde della migrazione e promuovere il reinserimento sostenibile dei migranti che ritornano nei loro paesi di origine, rafforzando altresì le comunità di transito e d’accoglienza” .

https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/budget-proposals-migration-border-management-may2018_it.pdf

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-4106_it.htm

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-4106_it.htm ]




Annalisa Triggiano
 
  


 
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