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Cinque militari italiani feriti in Kurdistan
Tre militari del Gruppo Operativo Incursori feriti gravemente tanto da essere ricoverati al ROL 3 e due militari del Nono col Moschin feriti in modo meno grave, a causa dell’esplosione di un ordigno (IED)
10-11-2019 - In un comunicato stampa apprendiamo che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini sta seguendo con attenzione e apprensione gli sviluppi dell’incidente avvenuto in Iraq, dove sono rimasti coinvolti cinque militari italiani. 
Subito messo al corrente della situazione dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, ha immediatamente informato il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio. 
In queste ore di preoccupazione, Guerini esprime la più profonda vicinanza alle famiglie e ai colleghi dei militari coinvolti.
In Iraq, la Difesa italiana da alcuni anni svolge attività di addestramento alle forze di sicurezza irachene e curde, mediante corsi sviluppato nelle città di Erbil e di Baghdad.
//www.cybernaua.it/photoreportage/reportage.php?idnews=5313
Nella Missione internazionale "Inherent Resolve", l'Italia con l'operazione "Prima Parthica" fornisce personale di staff ai Comandi multinazionali siti in Kuwait e in Iraq, a Baghdad ed Erbil, nonché assetti e capacità di training ed assisting rivolti alle forze armate e polizia irachene .
E in Kurdistan, anche i Peshmerga, donne e uomini, vengono addestrati dal nostro contingente.
Conosciamo Kirkuk: è una città che ha subìto molti attacchi dal Daesh.
Ricordiamo che, tra la fine di Settembre e l’inizio di Ottobre 2017, giorni in cui stavamo effettuando i nostri reportage nel territorio di Kirkuk, sul frontline di Qwer controllato dai Peshmerga e nelle antiche città cristiane di Qaraqosh e Bartella completamente distrutte dal Daesh, le forze armate irachene erano impegnate per liberare dall'enclave jihadista la città di Hawija, nella provincia di Kirkuk in cui, secondo voce della coalizione a guida USA, almeno un migliaio di militanti ISIS si erano arroccati.
//www.cybernaua.it/photoreportage/reportage.php?idnews=5986
Quello che è accaduto oggi, domenica 10 novembre, è un fatto che ci costringe a porci molte domande.
I militari italiani che erano a Kirkuk, in pattugliamento, con quali regole d’ingaggio si trovavano fuori dalle basi in cui sono organizzati i regolari corsi di addestramento?
Con quale obiettivo camminavano per strada, strada che avrebbe dovuto essere per lo meno anticipatamente perlustrata e bonificata? Come avviene in molte aree sensibili con osservazioni non appiedate.
Forze speciali italiane TF 44 a Kirkuk che ci facevano là?
Tre militari del Goi (Gruppo Operativo Incursori) feriti gravemente tanto da essere ricoverati al ROL 3 (l’ospedale per i casi gravi) e due militari del Nono col Moschin feriti in modo meno grave (ma sempre in modo consistente), a causa dell’esplosione di un ordigno (IED) che li ha sorpresi mentre pattugliavano le strade, in compagnia di chi? visto che le milizie curde irachene sono impegnate a contrastare l’avanzata turca sul confine siriano, con chi erano?
Sono di questi giorni le notizie su scontri al confine turco siriano tra alcune sacche di resistenza curde alleate alla Siria.
La missione italiana non è “combat”; in questo caso, con chi pattugliavano in affiancamento? e perché proprio a Kirkuk?
Per quale motivi erano lì? non possiamo considerarla missione di addestramento, che in Kurdistan avviene in Camp Zafar, sulle alture ad Erbil.
A meno che nel pericoloso triangolo di Kirkuk, a pochi chilometri da Mosul, non abbiano creato un centro di addestramento di cui nessuna notizia è stata fornita.
Noi siamo vicini ai nostri militari, che seguiamo nelle loro missioni. E siamo molto vicini ai cinque feriti, ai quali auguriamo una pronta guarigione.
E soprattutto siamo vicini al fatto che i nostri militari sono esposti a questi pericoli, nonostante i manuali e le esercitazioni cui sono sottoposti.
Queste sono guerre asimmetriche e ci siamo in mezzo.




Maria Clara Mussa
 
  


 
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