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Co.Ce.R versus Corda
Il disegno di legge n. 875 sull’associazionismo sindacale tra i militari non piace al sindacato
13-07-2020 - Il disegno di legge ‘’Corda’’ n. 875, firmato dalla deputata del M5S Emanuela Corda sull’associazionismo sindacale tra i militari, sembra non essere gradito dal Co.Ce.R. (Consiglio Centrale della Rappresentanza dei Militari) Interforze, il sindacato dei militari.
Tant’è che è stato redatto un documento attraverso il quale il Co.Ce.R.:”..chiede rilevanti modifiche e critica fermamente il disegno di legge sull’associazionismo sindacale tra militari, ormai prossimo alla discussione in Aula alla Camera dei Deputati".
Un rappresentante molto attivo è Pasquale Fico, delegato Co.Ce.R Esercito/Interforze Primo Luogotenente (c.) cr. dell’Esercito Italiano.
Fico ha al suo attivo numerosi impegni, sia in operazioni di soccorso in Patria, sia partecipando all’estero, dal 1983 al 2017, alle missioni di pace in Libano, Somalia, Kosovo, Macedonia, Iraq, Afghanistan che gli hanno procurato anche numerose onorificenze (una per tutte: Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme) ed elogi e riconoscimenti (The Army commendation medal conferita dal Department of the Army USA).
L’impegno sindacale di Fico risale al 1994.
Eletto al CO.CE.R. come rappresentante Nazionale dei Marescialli, con sede allo Stato Maggiore della Difesa, ROMA.
Mandato il cui proseguimento è previsto sino al 2022, secondo le loro ultime elezioni.
Con Fico, dunque, parliamo delle questioni che riguardano il disegno di legge n.875, non del tutto apprezzato dal sindacato, che ritiene che: “…il disegno non garantisca i diritti fondamentali dei militari, tradendo e aspettative del personale di tutto il comparto…”.
Da quanto tempo state cercando di creare un organismo sindacale adeguato?
Nelle Forze Armate le spinte per creare dei sindacati esistono da parecchi anni, ma hanno per lo più coinvolto un numero relativamente piccolo di militari. Parlo delle Forze Armate in senso stretto.
Nella Guardia di finanza ci sono persone che da molti anni perseguono l’obiettivo della sindacalizzazione e qualcuno anche della smilitarizzazione.
Anche tra i carabinieri c’è una forte pressione a favore del sindacato.
Ma è comprensibile, il loro lavoro ha poco a che fare con il nostro, tanto che anche nel Co.Ce.R interforze tra i due comparti sicurezza e difesa c’era molta difficoltà a lavorare insieme
”.
Quali sono i ‘’difetti’’ che lei riscontra nel progetto di legge Corda?
Il difetto è sostanzialmente uno: è troppo condizionato dai vertici militari e non solo.
L’onorevole Corda si è dimenticata di quello che diceva a proposito dei sindacati, quando era all’opposizione. Facile fare promesse quando si è lontani dal Governo. Purtroppo, durante il dibattito parlamentare c’è stata una sostanziale convergenza di tutte le forze politiche; tutte, nessun esclusa, per recepire i “suggerimenti” degli avversari del sindacato.
Ci sono vincoli che non esistono per nessun altro sindacato, neppure quello di polizia, che riguardano ad esempio le forme di organizzazione interna del sindacato stesso.
C’è il nodo della giurisdizione che è del Tar e non del giudice del lavoro.
E poi, i limiti alle competenze, che vanno ben oltre quelli fissati dalla Corte costituzionale. Con la legge nella forma attuale in discussione in commissione il sindacato avrebbe meno competenze e più limiti della rappresentanza
”.
 Quali diritti richiedono i militari?
I diritti di tutti i lavoratori, naturalmente tenendo conto delle nostre specificità.
Quando nacquero i sindacati di polizia, ormai più di quarant’anni fa, gli avversari del sindacato dicevano che l’ordine e la legalità non sarebbero più stati garantiti. Naturalmente non è stato così, chi mette in pericolo la legalità sono le organizzazioni criminali, non i sindacati di polizia
”.
Quali modifiche vorreste apportare al disegno di legge corda?
Meno vincoli organizzativi secondo quanto previsto dall’articolo 39 della Costituzione, più competenze su tutto quanto riguarda le condizioni di vita e di lavoro dei militari”.







Maria Clara Mussa
 
  


 
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