00:46 domenica 16.03.2025
‘’Afghanistan: situazione sotto controllo?’’
Convegno organizzato da ANPd’I, sezione ‘’Colline Romane’’ a Palazzo Chigi in Ariccia con la partecipazione all’ambasciatore della Repubblica di Afghanistan in Roma
fotografie di: Colline Romane

26-06-2024 - Sabato 22 giugno scorso, nella sala Bariatinsky* di Palazzo Chigi ad Ariccia (Roma), facendo seguito ad una serie di incontri incentrati sulla grave situazione del Paese degli aquiloni, ‘’Colline romane’’ sezione dell'ANPd'I, ha dato il via all’ultimo convegno del suo programma culturale prima delle vacanze estive, dedicato alla situazione sociale e politica dell’Afghanistan dal titolo: ‘’Afghanistan: situazione sotto controllo?’’

Ospiti d’eccezione per dialogare sul tema, a cominciare dall’ambasciatore della Repubblica Islamica e Missione dell’Afghanistan, Khaled Ahmad Zekriya, con la sua gentile consorte Lina; S.A.R. la Principessa Soraya Malek d’Afghanistan; il vicepresidente della Comunità afghana in Italia e mediatore interculturale, Mohammad Idrees Jamali; la presidente Susanna Fioretti e la responsabile della Comunicazione Flavia Mariani di NOVE Caring Humans; infine Rabia Alizadeh giovane attivista e giornalista afghana rifugiata in Italia.

Pubblico molto attento e sensibile alle informazioni fornite dai relatori, moderati da Maria Clara Mussa, direttrice di Cybernaua InformAction magazine ed esperta di Afghanistan per le numerose missioni giornalistiche svolte.

‘’Afghanistan: situazione sotto controllo?”, si, ha dichiarato la Principessa Soraya, con impeto: “E’ sotto il controllo dei servizi segreti di Stati Uniti e Gran Bretagna. Nel 2001 gli Stati Uniti sono entrati nel Paese dicendo di portare libertà e democrazia. Ma in realtà hanno portato bombe e devastazione. Agli americani ho detto: vi abbiamo accolto a braccia aperte e siete andati via come dei rubagalline… E continuano a fornire aiuti finanziari alla banca dei talebani…
Ed ancora, attirando l’attenzione e creando emozione ha dichiarato che, degli 8,7 miliardi di Euro impiegati dall’Italia in Afghanistan, solo 400 milioni sono stati devoluti alla società civile, il resto è stato speso in armamenti.

La situazione politica afghana è confusa
Aprendo i lavori dell’incontro, con l’ausilio della paracadutista Virginia Moranti quale interprete, l’ambasciatore Zekriya ha voluto sottolineare i tre punti principali su cui discutere:
1. L'imminente terzo Incontro di Doha sull'Afghanistan
2. La campagna “No all’apartheid di genere”
3. La frammentazione emergente tra i gruppi talebani e lo scenario politico più probabile in Afghanistan prima della fine del 2024

La risposta al titolo dell'evento di oggi: "La situazione in Afghanistan è sotto controllo?", è un chiaro NO”, ha esordito l’ambasciatore.
Penso che dovremmo riformulare questa domanda: l'Afghanistan riuscirà a sopravvivere in sicurezza agli attuali disordini senza ulteriori spargimenti di sangue? La risposta è Tutto dipende da come gli Stati Uniti, l’ONU, l’UE, il GCC e gli attori regionali si comporteranno nel prossimo futuro nei confronti dei talebani, degli ex e attuali leader e figure afghane, delle donne attiviste, della società civile e dei vari gruppi di resistenza afghani".

L’imminente terzo Incontro di Doha sull'Afghanistan
Il prossimo terzo incontro di Doha, che si svolgerà dal 30 giugno al 1° luglio di quest’anno sotto la presidenza del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, purtroppo si svolgerà senza il coinvolgimento delle donne afghane e dei civili società, ha detto Zekriya. "Ciò è estremamente preoccupante e dimostra che le Nazioni Unite e gli attori internazionali stanno facendo chiare concessioni ai talebani, lasciando che siano loro a decidere l’agenda, i partecipanti afghani e l’etichetta diplomatica.
Sotto la nuova bandiera dell’impegno delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti e dell’UE nei confronti dei talebani, chiamato “normalizzazione”, poiché i talebani hanno chiesto che questo processo di normalizzazione iniziasse dalla loro cancellazione dalla lista delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti per poter viaggiare nei paesi del Golfo e partecipare al prossimo Riunione di Doha, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha accolto la loro richiesta e ha dato il via libera a quattro alti leader talebani di viaggiare all'estero: il loro ministro degli Interni, il vice primo ministro, il capo dell'intelligence e il ministro dell'Hajj e degli affari religiosi per recarsi nei Paesi del Golfo.
La sostanza e l'ottica dell'incontro di Doha avvicineranno i talebani al riconoscimento diplomatico, a discapito della violazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza, che garantisce al segmento femminile della popolazione afghana di partecipare a pieno titolo alla definizione del futuro dell'Afghanistan.
È qui che dobbiamo prendere posizione, poiché si tratta dell’ennesimo tradimento delle ragazze, delle donne, delle minoranze e della società civile afghana e perché i diritti delle donne afghane non sono negoziabili e questo incontro di Doha non può rivendicare alcuna legittimità
".

La campagna “No all’apartheid di genere”
Ha dichiarato l'ambasciatore: "Il secondo punto su cui dobbiamo concentrarci è che, dal momento che le ragazze e le donne che vivono sotto il misogino governo talebano in Afghanistan stanno combattendo un’estrema oppressione basata sul genere, istituzionalizzata e sistematizzata, chiamata apartheid di genere, dobbiamo unire i nostri sforzi affinché l’apartheid di genere venga riconosciuto come criminalità nel diritto internazionale.
Gli stati e i tribunali internazionali devono ascoltare questa chiamata e noi dobbiamo schierarci accanto ad Amnesty International e agli altri gruppi per i diritti umani che sostengono il riconoscimento legale dell’apartheid di genere. Dobbiamo firmare petizioni e attraverso le piattaforme dei social media annunciare il nostro sostegno a questo
".

La frammentazione emergente tra i gruppi talebani e lo scenario politico più probabile in Afghanistan prima della fine del 2024
Nell’affrontare il terzo punto, Zekriya ha puntato il dito verso la frammentazione dei due gruppi talebani in Afghanistan: quello di Haqqani e quello Kandhari.
Diventata evidente durante il recente viaggio ufficiale del ministro degli Interni ad interim dei talebani, Sirajuddin Haqqani, con la sua squadra negli Emirati Arabi Uniti, dove è stato ricevuto dal presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
Questa prima visita all'estero di Haqqani fa parte del tentativo degli Emirati Arabi Uniti di svolgere un ruolo più decisivo negli affari afghani mettendo da parte i leader supremi talebani di Kandhari”.
Sirajuddin Haqqani ha sfruttato la rivalità tra Emirati Arabi Uniti e Qatar per indebolire i suoi rivali talebani di Kandhari. Alcune fonti attendibili sostengono addirittura che Haqqani, mentre si trovava negli Emirati Arabi Uniti, abbia incontrato anche funzionari statunitensi, delle Nazioni Unite e il presidente Ghani dell'ex repubblica afghana crollata
".
Zekriya continua: “Sulla base delle informazioni che abbiamo raccolto e delle analisi condotte dalla nostra ambasciata, il Pakistan, attraverso il Regno Unito, ha convinto gli Stati Uniti che l’unica via d’uscita dall’attuale pantano politico in Afghanistan è riportare Ghani a Kabul prima che il suo cosiddetto mandato presidenziale finisca nel 2024. Inoltre, il Regno Unito ha indicato che affinché ciò accada, il gruppo Haqqani è la migliore opzione tra il gruppo talebano poiché è disposto a condividere il potere politico e a garantire alle ragazze e alle donne afghane i loro legittimi diritti all’istruzione, al lavoro e ai viaggi”.

Mohamed Idrees Jamali, mediatore interculturale e vicepresidente dell’Associazione Nazionale della Comunità Afghana in Italia, ha denunciato come il regime talebano, nel chiudere le scuole e le università “da mille giorni ormai’’, abbia di fatto distrutto ogni aspettativa di vita normale per le donne.
In Afghanistan”, ha detto Jamali, “un tempo le 34 province prima del governo talebano potevano contare su un medico a rappresentare il ministero della sanità. Adesso invece ci sono soltanto religiosi che si arrogano il diritto di decidere. Non c’è un vero sistema sanitario pubblico; uno Stato che non offre servizi ai suoi cittadini non è uno Stato“.

Sulla situazione delle donne il grido accorato di Rabia Alizadeh, giovane attivista rifugiata in Italia ove studia a la Sapienza di Roma: “I talebani sostengono di aver stabilito la sicurezza. La sicurezza non ha una sola dimensione: quando le donne non possono lavorare, gli uomini non possono muoversi liberamente, e i bambini e le bambine non possono andare a scuola, e le minoranze, specialmente gli Hazara, vengono uccisi ogni giorno, che tipo di sicurezza è questa? È una sicurezza forzata, dove la gente tace per paura della propria vita, non per una vera sicurezza”.
I sogni di molti giovani sono stati distrutti, causando gravi danni sia finanziari che psicologici.
Continua Rabia: “Abbiamo assistito a numerosi suicidi tra le ragazze, inclusa una bambina di otto anni che si è impiccata con il suo velo la settimana scorsa. Se confrontiamo un bambino di otto anni in Europa con uno in Afghanistan, entrambi hanno la stessa età, ma nel nostro paese i bambini desiderano la morte e si suicidano".

Susanna Fioretti, presidente di NOVE, Caring Humans e Flavia Mariani, responsabile per la comunicazione di questa associazione che opera dal 2013 sul territorio afghano per proteggere le donne e i bambini e cercare di migliorarne le condizioni di vita, hanno dato un interessante resoconto delle attività di NOVE sul territorio, sostenendo come sia preponderante il silenzio assordante dell’Occidente sulla tragedia afghana, tragedia che sottopone la popolazione a carestia, malattie, povertà.
Video di ''Colline Romane''
//www.cybernaua.it/video/video.php?idvideo=278
A chiusura dell’incontro, nell’atmosfera emotiva creata con il susseguirsi dei racconti su quanto l’Afghanistan sia sofferente, l’assessora alle politiche sociali di Ariccia, Loredana Mariani, ha portato la propria testimonianza nell’aver incontrato e conosciuto alcuni Afghani rifugiati nel nostro territorio ed ha augurato che l’attenzione cresca nei confronti del martoriato Paese.

Prima dei saluti e dei ringraziamenti per la partecipazione all’incontro da parte del presidente della sezione ‘’Colline Romane’’, Gilberto Montebello, un breve intervento del peacekeeper ONU, Andrea Angeli, che per molto tempo ha vissuto in Afghanistan nel corso dei venti anni di impegno della coalizione occidentale, ha ulteriormente sottolineato la gravità della situazione.
Situazione che non è sotto controllo verso un futuro di pace e di equilibrio.

Considerando i vari stratagemmi dei talebani per essere riconosciuti dal mondo diplomatico, usando le ambizioni di ambigui sostenitori, la situazione non potrà che peggiorare, come ha ancora ribadito l’ambasciatore Zekriya:
"Devo avvertire i membri della società civile italiana, i gruppi per i diritti delle donne, le ONG, gli attivisti e i politici che questo stratagemma alla fine porterà a uno spargimento di sangue e a un’altra guerra civile in Afghanistan”.


*In memoria della famiglia russa dei Bariatinsky
Redazione


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