18:40 martedì 16.04.2024
Ce lo dice l’Europa?
Come l’Italia ha recepito la direttiva europea che impone la riduzione dell’uso delle buste di plastica
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04-01-2018 - Se peso un frutto su cui poi applico l’etichetta, alla cassa mi viene addebitato comunque il costo di un sacchetto di plastica?
“Assolutamente no, il cliente può usare il sacchetto a disposizione oppure no”, mi risponde il direttore del Supermarket cui ci siamo rivolti per avere delucidazioni sulla questione “biosacchetti”, che sta tenendo acceso con grande fervore tutta la popolazione italiana.
“Anzi, le dico che il Consorzio di cui fa parte il nostro Supermarket, aveva anche suggerito di accollarsi il costo del sacchetto; per noi non sarebbe poi un peso economico così terribile; ma per legge è imposto che il costo sia attribuito al cliente”.
Tale imposizione, secondo lei, farà ridurre l’uso delle buste di plastica? biodegradabili, è vero, ma non certo immediatamente…occorre comunque del tempo anche per il loro degrado.
“E’ una situazione imbarazzante anche per noi. Tra l’altro non ne ricaviamo alcun guadagno, sia chiaro. Ci è stato detto che lo impone l’Europa e noi ovviamente dobbiamo rispettare la legge.”
La chiacchierata con il direttore si chiude con un nostro accenno ironico a tutto il resto dei prodotti impacchettati in vaschette bianche o gialle di polistirolo, in fogli di plastica, in contenitori di plastica, in bottiglie di plastica….di cui tutti i supermarket sono stracolmi.
Ma vediamo cosa impone la legge
Dal 1 gennaio 2018 la legge sull’uso dei sacchetti di plastica leggeri ed ultraleggeri inserita come emendamento al Dl Mezzogiorno, recepisce, così dice, la direttiva europea 2015/720/UE che ha come obiettivo quello di ridurre l'utilizzo di plastiche dannose per l’ambiente.
Siamo andati a leggere la direttiva europea, di cui riportiamo alcuni paragrafi:
(10) Al fine di favorire livelli sostenuti di riduzione dell'utilizzo medio di borse di plastica in materiale leggero, gli Stati membri dovrebbero adottare misure per diminuire in modo significativo l’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero, in linea con gli obiettivi generali della politica sui rifiuti e con la gerarchia dei rifiuti dell'Unione di cui alla direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (5). È opportuno che tali misure di riduzione tengano conto degli attuali livelli di utilizzo di borse di plastica nei singoli Stati membri, cosicché l'impegno sarà tanto più ambizioso quanto più alti sono i livelli di utilizzo, e anche delle riduzioni già realizzate. Al fine di monitorare i progressi compiuti nel ridurre l'utilizzo di borse di plastica in materiale leggero, è necessario che le autorità nazionali forniscano dati circa il loro utilizzo in conformità dell'articolo 12 della direttiva 94/62/CE.
13) Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron («borse di plastica in materiale ultraleggero») fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi ove necessario per scopi igienici oppure se il loro uso previene la produzione di rifiuti alimentari.
(18) Alcune borse di plastica sono indicate dai produttori come «oxo-biodegradabili» o «oxo-degradabili». In tali borse, nella plastica convenzionale sono incorporati degli additivi. Per effetto della presenza di detti additivi, col tempo la plastica si scompone in particelle minute che permangono nell'ambiente. È quindi fuorviante definire «biodegradabili» borse di questo tipo, dal momento che potrebbero non essere una soluzione alla dispersione dei rifiuti, ma potrebbero al contrario aumentare l'inquinamento. La Commissione dovrebbe esaminare l'impatto sull'ambiente dell'utilizzo di borse di plastica oxo-degradabili e presentare una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio comprendente, se opportuno, una serie di misure volte a limitarne l'utilizzo o a ridurne l'impatto nocivo.
(19) È opportuno che le misure che gli Stati membri devono adottare per ridurre l'utilizzo di borse di plastica portino a una riduzione sostenuta dell'utilizzo di borse di plastica in materiale leggero e non comportino un incremento globale della produzione di imballaggi.
Come si può evincere, nella Direttiva Europea si consiglia la riduzione delle buste di plastica, non la produzione di ulteriori sacchetti di cui poi si obbliga l’acquisto.
Il diktat tutto italiano, che obbliga i consumatori al pagamento di ogni sacchetto in cui pesa frutta e verdura, imposto al grido di “ce lo chiede l’Europa” è del tutto ignorato da Bruxelles.
Legambiente è soddisfatta per tale imposizione: il suo direttore, Stefano Ciafani, in una intervista con Il Fatto Quotidiano, conferma di essere uno dei maggiori sostenitori di questa legge: “Fondamentale continuare la strada iniziata nel 2011 dall’Italia nella lotta all’inquinamento da plastica e per contrastare il marine litter” .
Nel mondo esistono aziende che producono buste di bioplastica.
In Italia è Novamont.
Per correttezza di informazione, Novamont, da anni sostenitore di Legambiente, è un’azienda di Novara il cui AD (amministratore delegato) è tale Catia Bastioli, manager che nel 2011 fu anche oratrice alla seconda edizione della Leopolda, nominata nel 2014 presidente di Terna e poi cavaliere del lavoro nel 2017.
A pensar male è peccato, ma spesso è azzeccato.
Escludendo che la Novamont abbia qualche interesse all’applicazione della tassa sulle biobuste, siamo davvero convinti che il pagamento delle minibuste che ora vengono imposte dai supermercati implichi la diminuzione dell’uso delle stesse?
La direttiva europea precisa che le misure adottate dagli Stati membri includono l'una o l'altra delle seguente opzioni o entrambe:
A) Adozione di misure atte ad assicurare che il livello di utilizzo annuale non superi 90 borse di plastica di materiale leggero pro capite entro il 31 dicembre 2019 e 40 borse di plastica di materiale leggero pro capite entro il 31 dicembre 2025 o obiettivi equivalenti in peso. Le borse di plastica in materiale ultraleggero possono essere escluse dagli obiettivi di utilizzo nazionali;
B) Assicurare che, entro il 31 dicembre 2018, le borse di plastica in materiale leggero non siano fornite gratuitamente nei punti vendita di merci o prodotti, salvo che siano attuati altri strumenti di pari efficacia. Le borse di plastica in materiale ultraleggero possono essere escluse da tali misure.
L’Italia ha adottato l’opzione di far pagare anche le buste in materiale ultraleggero, che secondo la direttiva europea possono essere escluse da tali misure.
In Senegal, da gennaio del 2017, è proibita non solo la vendita, ma anche la produzione e l’importazione delle buste di plastica.
Maria Clara Mussa


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