11:38 venerdì 19.04.2024
Nome in codice: Dagger 22
La vera storia di un marine americano nell’inferno dell’Afghanistan, con le testimonianze del fotoreporter Daniel Papagni
fotografie di: Daniel Papagni

22-10-2018 - E' la recensione di un libro che descrive in modo accurato un periodo della missione Isaf, in particolar modo la situazione della Fob di Bala Murghab, corredata di immagini e ripresa video di Papagni, che ha vissuto per un lungo periodo proprio in quella fob, condividendo con i soldati italiani la situazione e le avversità.
Michael Golembesky, nick name Ski, è l’autore di questo libro “divorato” in una notte.
Per chi, come noi, è stato numerose volte nei luoghi descritti da Ski, il racconto del suo periodo di vita a Bala Murghab, al confine dell’impossibile, in cui egli ha rischiato la vita, mentre alcuni dei suoi colleghi son rientrati in Patria avvolti dalla bandiera, è come ritornare là, in quella terra schiacciata da un destino inesorabile; è come voler ritornare là, in quella terra drammaticamente spettacolare, per il suo popolo affranto, ma non domato; colpito, ma non per questo ingeneroso e per le sue notti stellate, di cui anche Ski rammenta l’emozione nell’osservarle.
Notti passate ad attendere in silenzio l’apparire dei talebani, per poterli stanare e colpire.
Non ci son parole per descrivere il dolore e la pena che provo quando ripenso alla storia che state per leggere, ma tutto questo svanisce davanti al ricordo del coraggio e dell’ardimento di cui son stato testimone, quando la situazione della mia squadra in Afghanistan si è fatta disperata…
Così esordisce Ski, che nel settembre 2009 fu dispiegato in Afghanistan occidentale, (la zona in cui operano anche i militari italiani) come membro del MSOT 8222 (Squadra operazioni Speciali dei Marine), codice identificativo Dagger 22.
Il corpo dei Marine divenne una branca del comando operazioni speciali degli USA (USSOCOM) nel 2006, Da allora le squadre MARSOC hanno mantenuto un brutale ritmo operativo in Afghanistan.
Racconta di Camp Stone, che ospita i Paesi coinvolti della missione Isaf (terminata nel 2014 e sostituita dalla RS -Resolute Support) di Qala-i-Naw, il villaggio di Daneh Pasab, ma soprattuto di Bala Murghab e Fob Colombo ove la situazione è tragica, tanto da far sembrare la base di Herat un angolo di casa.
Imparammo presto che a Bala Murghab non c’era nulla di certo”.
//www.cybernaua.it/video/video.php?idvideo=162
Nello stesso periodo, operava anche la prima compagnia, primo battaglione 151° reggimento di fanteria, Brigata Sassari, con cui Ski era in ottimi rapporti.
Giornate spese a preparare gli attacchi notturni, TIC (truppe in contatto) lungo la strada che costeggia Bala Murghab e i villaggi vicini.
Interventi lampo: visori notturni, armi di precisione, velocità e silenzio nei percorsi disseminati di Ied (improvised explosive device), a causa dei quali qualcuno di loro è stato dilaniato.
Scorrono le pagine velocemente, ne apprezziamo il modo semplice, scorrevole, ma intriso di quella emozione con cui Ski registra quanto accade nell’inferno di Bala Murghab.
Agli inizi del 2013”, racconta Ski, “si diede un colpo di acceleratore al completo ritiro delle truppe NATO. E a Bala Murghab molti degli avamposti di combattimento furono riconquistati dai talebani o ‘abbandonati’’ alle forze afghane….
Bala Murghab era sotto la responsabilità del governo afghano di Kabul’’, scrive nella pagina conclusiva, “Praticamente da un giorno all’altro i talebani tornarono nella valle. Bala Murghab è tornata ad essere una roccaforte talebana”.
E nell’elenco degli eroi caduti a Bala Murghab, cui Golembesky rende omaggio, leggiamo anche il nome del nostro “fratello” primo caporale dell’Esercito Italiano David Tobini.
NOTA
Le immagini relative alle attività dei Marsof, (U.S. Marine Corps Forces Special Operations) che pubblichiamo sono di Daniel Papagni a Bala Murghab nel febbraio 2012, dove è stato testimone dell’arresto di Talebani e dove, a causa della situazione contingente, (warning, tic e condimeteo avverse) è dovuto rimanere per un lungo periodo, in attesa di poter essere riportato ad Herat.
Maria Clara Mussa


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