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Il Paese è in ginocchio ma il problema di Draghi sono quattro fascisti
By Roberto Pierro per LabParlamento
15-10-2021 - Una Piazza del Popolo stracolma sabato scorso, molto più affollata rispetto ai recenti eventi elettorali di Fratelli d’Italia e Carlo Calenda, ha salutato il Premier Draghi per alcuni minuti con un coro di non apprezzamento che il mainstream ha evitato di mandare in onda. 
La manifestazione è stata ampiamente sottovalutata dalla Questura, tant’è che i manifestanti hanno avuto gioco facile a raggiungere i palazzi del potere, con alcuni facinorosi pronti a sfogare la propria rabbia violenta presso la sede della CGIL. 
Per coprire l’inadeguatezza della sicurezza ed il successo di una manifestazione di protesta antigovernativa si è deciso di concentrare il dibattito sugli episodi di violenza, sulla pericolosità dell’estremismo di destra, continuando a soffiare sul pericolo dell’antisemitismo, del neofascismo ed altri schemi dialettici, apparentemente obsoleti e irrealistici, ma in piena campagna elettorale, certamente evocativi della chiamata alle armi contri il nemico fascista. 
Peraltro, i personaggi responsabili delle violenze erano e sono ben noti alle autorità di polizia ed è grave che nessuno li abbia allontanati prima o, forse, faceva parte tutto del piano per spostare l’attenzione dalla piazza contro il governo. 
Quella piazza, però, prima della strumentalizzazione degli imbecilli violenti e della non meno mediocre strumentalizzazione del mainstream, esprimeva il dissenso antigovernativo di un governo definito con enfasi “dei migliori”, ma che registra una spaventosa spirale economica negativa che marcia a grandi passi verso la stagflazione più seria del mondo occidentale da quando si è affermato il sistema capitalistico. 
In queste ore i freddi numeri delle statistiche ci parlano del crollo del numero delle partite IVA e della dissoluzione del tessuto economico dei liberi professionisti e delle piccole e piccolissime aziende. 
La piazza di sabato chiedeva e chiede libertà, la libertà che il green pass nega in nome di ragionamenti senza fondamento se è vero (è vero?) che l’80% degli italiani è vaccinato. Sembra di vedere un Sci-Fi movie: in Italia non è obbligatorio il vaccino, ma per essere parzialmente liberi, è obbligatoria la certificazione del vaccino o del tampone.
I partecipanti urlavano il terrore di perdere il proprio reddito in nome di un’imposizione priva di sostegno giuridico e scientifico, senza alternative e senza garanzie, se non al prezzo di dover pagare i tamponi per lavorare ed in assenza di obbligo vaccinale. Dipendenti ed imprenditori (avvistati i fondatori di IO APRO) fianco a fianco, chiedendo risposte ad un Governo a loro dire illiberale. 
L’Italia sembra sempre più prigioniera di un politicamente corretto imposto da chi sta eseguendo con precisione un disegno che è evidentemente ispirato da una regia superiore ai nostri modesti confini territoriali.
Un disegno che, promettendo un futuro mirabile, riduce oggi i cittadini al precariato e li condiziona con la paura e continue molestie della libertà. Intanto sabato prossimo, il giorno prima di una tornata elettorale, incredibile violazione di ogni equilibrio democratico, si terrà, con ogni probabilità, una manifestazione di sinistra (la CGIL non è certo di destra) contro l’ologramma del fez presente nei media ed in ogni discorso di opinionista. 
Andrà in scena l’ennesima distrazione di massa, mentre tutti i prezzi alla produzione aumentano in media del 30% e quelli al pubblico si preparano ad un’impennata senza precedenti. Il prossimo Natale non servirà il confinamento segregati in casa dell’anno passato, perché in ogni caso i pochi fortunati che non saranno ridotti alla fame, certamente resteranno a casa senza spendere per pagare il conto della pandemia. 
Si potrebbe dire che siamo alla canna del gas, ma visti i prezzi del metano toccherà aggiornare anche il vocabolario circa le allegorie. La cassa integrazione straordinaria sta finendo e le poste spediscono lettere di licenziamento a centinaia, mentre i Tribunali, da remoto (con i Tribunali chiusi al pubblico), continuano a decretare fallimenti e convalidare sfratti. 
Per molti italiani la vita, oggi, significa reddito di cittadinanza sommato ad un lavoro in nero per sopravvivere, scegliendo tra la fame ed il rischio di una denuncia per aver ottenuto quello che è un sussidio indispensabile per vivere. 
Ecco, quindi, l’ologramma in dissolvenza del fez di fascista memoria da agitare sotto il naso degli italiani smarriti ed inconsapevoli. Italiani vittime predestinate delle attuali politiche europee ancillarmente portate avanti dalla sinistra e da questo governo con l’appoggio della Lega, che paga, infatti, l’abbraccio fatale in termini elettorali. 
Di piazze come quella di sabato è probabile ce ne saranno altre, speriamo pacifiche, anche perché il governo non sta dicendo agli italiani la verità sulle tasse e sulla riforma degli estimi catastali e le pressioni europee lo costringeranno a quell’aumento della pressione fiscale sugli immobili, oggi maldestramente negato, per garantire il pagamento dei prestiti concessi dalla Unione Europea. 
Intanto, la politica ed i politici incassano un 50% di astensione dal voto amministrativo; se quel numero fosse l’equivalente percentuale elettorale della piazza che gridava libertà sabato, si dovrebbe prendere atto della definitiva scissione tra società reale e chi la governa. E questa non è una buona notizia.
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Redazione
 
  
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