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‘’Dall’immaginazione alla realtà’’
Il volto invisibile dell’Europa nelle narrazioni dei migranti

29-05-2025 - Per molti migranti, l’Europa non è solo una meta: è un’idea.
Ne parla Klarida Rrapaj*, recensendo il volume How do Migrants Imagine Europe?, scritto a più mani per Edizioni ''Nuova cultura''.

"Un progetto immaginato, costruito attraverso racconti di altri, immagini trasmesse dai social, promesse non verificate ma credute con tutto il cuore. Questa Europa non è fatta solo di confini e leggi, ma di attese, desideri, aspirazioni profonde.

Il volume “How do Migrants Imagine Europe?”, presentato il 26 maggio 2025 presso la Camera dei deputati, come esito del progetto europeo ‘’Perceptions’’, indaga proprio questa dimensione invisibile: le percezioni e le narrazioni che precedono la migrazione, e che spesso determinano il modo in cui le persone affrontano – o subiscono – l’esperienza migratoria.

Uno dei punti centrali del Capitolo 2 afferma chiaramente che:
“Le decisioni migratorie sono influenzate più dalle percezioni e dalle narrazioni che dalle informazioni oggettive.”
Come psicologa, trovo questa affermazione profondamente significativa. Ciò che una persona immagina, proietta, spera, diventa parte della sua realtà psichica. Le scelte migratorie sono spesso mosse da aspettative intense, da una fiducia costruita su racconti emozionali più che su dati reali. Quando la realtà vissuta non corrisponde a quella immaginata, si apre uno squilibrio psicologico. Alcuni lo affrontano con forza. Altri lo vivono come un trauma, silenzioso ma potente.

Durante l’incontro è stato dato spazio anche a una narrazione collettiva della resilienza migrante, in particolare attraverso lo studio di caso di Madrid durante la pandemia. I migranti, lasciati in gran parte soli, hanno costruito dal basso reti di supporto, gruppi di aiuto e strategie di sopravvivenza. Questo dimostra quanto la resilienza sia già presente nei migranti: non va creata, va riconosciuta e valorizzata.

Nel mio lavoro quotidiano – anche come criminologa ed esperta in vittimologia – vedo le conseguenze del divario tra ciò che un migrante si aspettava e ciò che realmente incontra: senso di fallimento, regressione, vulnerabilità all’abuso o alla manipolazione. In alcuni casi, questa frattura può diventare una trappola psico-sociale. E lo è ancora di più per le donne migranti, che spesso vivono questa transizione in silenzio, con un peso che non ha parole.

Il progetto ‘’Perceptions’’ ci offre uno strumento concreto: non solo analizza, ma propone. Chiede politiche più etiche, comunicazioni più trasparenti, spazi di ascolto reale. Non si tratta di correggere le percezioni come se fossero errori, ma di comprenderle come parte attiva dell’identità di chi migra.

Quando leggiamo o ascoltiamo la narrazione di un migrante, non stiamo solo accogliendo una storia: stiamo dando forma alla possibilità di un dialogo. Solo attraverso questo dialogo possiamo trasformare una promessa vaga in un percorso reale. Un’integrazione vera.
Se l’Europa vuole essere credibile agli occhi di chi la immagina, allora deve interrogarsi su come è raccontata, su come è percepita. E deve farlo non con distacco istituzionale, ma con relazione umana, consapevole e competente"-

*Dott.ssa Klarida Rrapaj Psicologa e Criminologa 


Klarida Rrapaj
 
  
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