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Intervista con il generale B.A. (R) Alfredo Iannuzzi
La situazione politica internazionale vista da chi ha lavorato per anni nella NATO

17-12-2017 - Il generale(R) Alfredo Iannuzzi ha prestato servizio in Aeronautica Militare in qualità di Controllore e successivamente comandante di Centri di Comando e Controllo della Difesa Aerea.
 Nel 2000, lasciato il servizio attivo, è stato assunto come funzionario civile presso la NATO con qualifica di Senior Operations Analyst per il programma ACCS (Air Command & Control System).
Durante tale periodo, essendo responsabile della interoperabilità con altri sistemi NATO e non, ha preso parte a tutti i working group per la valutazione dei sistemi di C2 (Command & Control) degli stati dell’est europeo aspiranti ad entrare nella NATO.
A lui chiediamo di aiutarci a capire la situazione attuale di politica internazionale, che ogni giorno subisce nuovi “aggiustamenti al tiro”, creando non pochi dubbi su come sia la reale capacità delle potenze mondiali di non portare i popoli a scontri pericolosi.
Intanto, una premessa necessaria per comprendere lo scontento da parte russa:
*) Ogni tanto qualcuno ama tornare sulla cosiddetta aggressività Russa tirata in ballo da Obama e che sta causando gravissimi danni alle economie europee, Italia in primis. Mosca non ha torto quando denuncia gli Stati Uniti per aver violato gli accordi relativi all’allargamento della NATO.
Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, si pose la questione su quale alleato avrebbe avuto la Germania unificata.
Nel febbraio 1990, gli Stati Uniti fecero una proposta all’URSS, il cui contenuto è indicato nella trascrizione dei negoziati di Mosca. Secondo il documento, l’allora segretario di Stato USA, James Baker, aveva fornito garanzie in base alle quali l’Alleanza Atlantica non si sarebbe allargata a est, purché l’URSS avesse sostenuto la posizione americana sulla adesione alla NATO della Germania unificata.
Nessun accordo formale venne sancito, ma per entrambe le parti si trattava di un’intesa di scambio: da un lato Gorbaciov accettava l’alleanza della Germania con l’Occidente, mentre gli USA limitavano l’espansione della NATO.
Legalmente, non si trattò della riunificazione dei due Stati tedeschi, ma dell’annessione da parte della Germania Ovest dei cinque Länder della Germania Est e di Berlino Est. Quella modalità velocizzò la riunificazione tra i due stati, bypassando la creazione di una nuova costituzione e nuovi trattati internazionali.
Nondimeno, i memorandum interni e le registrazioni dei rappresentanti dell’amministrazione Bush dimostrano che già in quello stesso febbraio, gli Stati Uniti avevano cambiato idea e deciso di rifiutare l’idea di una mancata espansione a est della NATO. (ovviamente per soddisfare le richieste dei produttori di armamenti e tecnologie militari che avevano sovvenzionato la campagna presidenziale).
*) Il periodo della collaborazione:
Il Partenariato per la pace (in inglese Partnership for Peace) è un programma il cui fine è creare fiducia tra la NATO, gli stati europei che non hanno aderito all'Alleanza Atlantica e la ex Unione Sovietica; le nazioni membro sono 21. Fu proposta su iniziativa degli Stati Uniti durante l'incontro dei ministri della difesa svoltosi a Travemünde (Germania) il 20 e 21 ottobre 1993, e formalmente costituita il 10-11 gennaio 1994 (vertice NATO di Bruxelles). Dieci stati che erano membri PfP (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia) hanno in seguito aderito alla NATO.
Gli accordi di distensione furono poi consolidati nel 2002 a Pratica di Mare per essere rinnegati solo 2 anni dopo.
L’anno cruciale per capire come la Nato ha ridefinito i rapporti dell’Europa con la Russia post sovietica è il 2004. In quell’anno entrarono nel gruppo atlantista una manciata di Stati che fino a 15 anni prima erano stati nel blocco sovietico. In particolare le tre repubbliche sovietiche, Estonia, Lituania e Lettonia e la Polonia. Questo di fatto ha permesso alla Nato di restringere ancora di più la sfera di influenza della Russia
Nel 1999 Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca hanno aderito al Patto Atlantico. Nel 2004 è stata la volta di Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania. Tredici anni dopo la fine dell’USSR il numero di Stati membri passa da 16 a 26, e i nuovi arrivati sono tutti Paesi dell’Europa Orientale o Centrale. 
Già nel 1990 (vedasi ascesa di Eltsin in Russia indebolimento della seconda potenza mondiale) la NATO dichiarò ai Paesi del Patto di Varsavia di essere pronta ad accoglierli nell’alleanza. Inizialmente gli Stati Uniti cercarono di convincere l’URSS che questa situazione non avrebbe danneggiato gli interessi di Mosca.
Quello che accadde dopo, è sotto gli occhi di tutti.
Generale Iannuzzi, alla luce di quanto sta accadendo in questi ultimi tempi, e soprattutto a seguito dell’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, potrebbe darci un suo parere su come la NATO stia gestendo i rapporti con la Russia?
La gestione da parte della NATO dei rapporti con la Russia è sta dettata dalla politica americana della amministrazione Obama (e Hillary Clinton): dopo aver appoggiato, se non organizzato, la rivoluzione in Ucraina, che ha causato come reazione l’annessione della Crimea da parte Russa, ha cominciato a gridare al lupo sfruttando anche la voglia di rivalsa dei nuovi membri NATO (Polonia in testa) contro l’ex invasore russo.
Trump sembrava voler tornare al dialogo con la Russia, ma, pressato da una opposizione piena di livore perché la loro beniamina era stata sconfitta e minacciato di impeachment per collusione col nemico, ha dovuto far marcia indietro. 
Comunque dai suoi discorsi fatti durante la “presidenziale” a Bruxelles è evidente che poco condivide l’atteggiamento aggressivo dei Paesi europei della NATO pronti, come si dice, a difendere l’Europa fino all’ultimo Americano.
Con il vertice allargato NATO-Russia di Pratica di Mare (Roma) nel 2002 si concordò l'impegno di Russia e Stati Uniti alla riduzione degli arsenali nucleari. A che punto siamo?
Non sono in grado di rispondere a questa domanda perché non mi sono mai interessato di politica degli armamenti e di trattati nucleari.
 Per quanto sono a conoscenza, il vertice di Pratica di Mare è stato il tentativo di consolidamento della distensione dei rapporti e alla fine della Guerra fredda purtroppo di breve durata.
Come dobbiamo interpretare le attività di addestramento che vedono impegnati contingenti del Patto Atlantico in esercitazioni in Paesi sino a pochi anni fa annessi alla Federazione russa?
L’avvento di Obama, Presidente con la Clinton segretario di stato, ha peggiorato i rapporti tra le due potenze e, come spesso accade, con i lacchè; la NATO ci ha messo del suo per peggiorare la situazione con manovre ed esercitazioni sempre più vicine ai confini russi e con dispiegamento di forze tali da creare una percezione di minaccia reale da parte russa.
 Adesso, assistiamo ad un linciaggio del neo presidente per connivenza con il nemico che sembra diretto più contro Putin che contro Trump, per impedire una normalizzazione dei rapporti.
 Poi, a buttare benzina sul fuoco ci pensano Polonia e Paesi Baltici, per desiderio di rivalsa nei confronti degli odiati occupanti Sovietici. 
Per capire il tonneau completo nelle relazioni NATO Russia:

Settembre 2001 (attacco alle torri gemelle): La NATO dichiara l’Articolo 5 del trattato e la Russia offre il suo supporto.

Marzo 2014 (dopo sostegno NATO ed EU alla Ucraina): Il Consiglio Atlantico si riunisce per discutere la richiesta di applicazione del Articolo 4 da parte della Polonia per una possibile imminente invasione dalla Russia.
Potrebbe significare un ritorno ad una Guerra fredda?

La guerra fredda è già in atto, dalla annessione da parte russa della Crimea con le prese di posizione della NATO in favore della Ucraina e con le sanzioni decise dalla EU.

A chi gioverebbe la rottura del dialogo Usa/Russia?

Probabilmente, per chi ha buon senso, gioverebbe a nessuno: è una “lose lose situation”, ad eccezione ovviamente delle industrie che devono smaltire vecchi armamenti sostituendoli con nuovi.
 In realtà, qualche stato europeo ha cercato di fare il furbo con l’applicazione delle sanzioni girandole a proprio vantaggio, ma alla fine credo che le sanzioni abbiano danneggiato più la EU che la Russia. 
Quanto agli USA, il loro presunto vantaggio sarebbe quello di allontanare l’Europa dalla Russia per mantenerla sempre più soggetta alla propria influenza economica e commerciale. Dico presunto, perché il risultato finale potrebbe esser un riavvicinamento tra Russia e Cina che non è certo negli interessi USA.
Ci può fornire una sua interpretazione dell’attuale situazione mediorientale, alla luce degli interventi da parte di Russia e USA nel palcoscenico delle discordie?
E’ ormai evidente che nella situazione in Medio Oriente i perdenti sono gli USA e la EU, esclusi dai tavoli di trattative per il riassetto della regione. 
La guerra contro ISIS, è stata vinta dai Russi, dalla Siria di Assad e dalla Turchia. (Con un grosso contributo da parte dei Curdi che sembra non essere riconosciuto a causa di interessi territoriali sia della Turchia che della Siria e del Iraq).
La così detta coalizione a guida americana ha fatto più danni che non mietere successi. La posizione ambigua che ha visto le forze armate impiegate senza apprezzabili successi contro ISIS mentre risultava sempre più evidente un coinvolgimento di Contractors e della CIA in favore dello Stato Islamico e contro Assad ha fatto si che la Russia diventasse l’arbitro indiscusso del teatro mediorientale. 
Dal canto suo la Unione Europea, appiattita sulla posizione filo USA e anti Russia e Assad, non può certo ambire ad avere voce in capitolo, considerando anche la deriva anti europea e anti NATO della Turchia che è ormai uno stato islamico con forti legami anche strategici con la Russia.
 Tra l’altro trovo incomprensibile l’inerzia della NATO di fronte a questa situazione che vede un paese membro dell’Alleanza avere rapporti privilegiati con i Russi mentre la stessa Alleanza “show the flag” sul fronte orientale contro i Russi.
Di grande attualità la decisione di Trump di attuare la legge del 1995 relativa a Gerusalemme capitale d’Israele. Che potrebbe accadere ora?

Quello che sta succedendo, a mio avviso, è molto difficile da interpretare:.
C’è in atto una guerra senza quartiere interna agli USA contro Trump da parte delle lobby sconfitte “Liberal/Democrat” che sostenevano Obama/ Clinton.
 Dal canto suo, Trump sembra aver scelto come leitmotiv della propria azione presidenziale fare l’opposto di quello che ha fatto l’Amministrazione Obama e non sempre questa scelta sembra essere razionale. 
La dichiarazione di Gerusalemme capitale di Israele ha sollevato un vespaio in tutto il mondo arabo che non si capisce cui prodest.
Se questo, oltre ad essere un voler fare anche in politica estera il contrario del suo predecessore, è anche un tentativo di rimettere in gioco il ruolo degli USA in medio oriente, penso che sia maldestro e controproducente.




Maria Clara Mussa
 
  
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