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foto di: archivio
Squadron exchange in Scozia
Il secondo capitolo dei racconti di vita vissuta in Aeronautica Militare

06-02-2018 - In Primavera, quattro F104 del 53° vanno rischierati a Leuchars, per uno Squadron Exchange, mentre quattro Lightning MK 6 vengono a Cameri.
Prima di partire, si decide di portare come regalo allo SQN (squadron exchange) ospitante 100 bottiglie di ottimo vino piemontese; ma, sapendo che in Inghilterra i controlli doganali sono molto rigidi anche negli aeroporti militari… dove le mettiamo?
Al seguito, c’è una cassa con un motore J79 di ricambio: guarda caso, nel post bruciatore ci stanno perfettamente.
Arrivando alla Base RAF Tigre, uno mi chiede di rimanere in torre per l’arrivo dei quattro, prima di andare al radar. All’epoca non molti piloti erano fluenti con l’inglese, a parte la terminologia procedurale, per cui in caso di problemi poter contare su un controllore italiano poteva essere utile.

Al radar di avvicinamento c’era una controllora brutta, tanto bruttina, ma con una voce angelica.
Atterrano in tre senza problemi, tocca al quarto (Lucio). La controllar inizia la procedura: You’re on the glide path, range…range… on the path… range….
A questo punto Lucio mi chiede di intervenire in frequenza, al che penso a qualche problema…invece “ Puma continua tu, perché altrimenti potrei perdere i sensi, prima di atterrare”.
Dopo l’atterraggio ha voluto a tutti i costi conoscerla… ma per il resto della settimana ha cercato in ogni modo di evitare un incontro con la signorina che, tra l’altro, pareva molto interessata a lui…
Anche io ho fatto le mie gaffe.
Il pub del Circolo Ufficiali apriva 15 minuti prima di pranzo, per consentire di bere una birra come aperitivo (usanze scozzesi).
Io prendo la mia birretta ma, siccome non mi piace bere prima di mangiare, a stomaco vuoto, decido di portarmela a tavola.
Entro per ultimo in mensa con la birra in mano ….e tutti gli sguardi si rivolgono a me con senso di disapprovazione…avrei voluto morire: a tavola non era consentito l’uso di alcolici.

Al mattino ci svegliavamo con il frastuono dei reattori, visto che gli alloggi erano vicino alla testata pista… presto arrivava un cameriere molto anziano e curvo su se stesso, bussava e chiedeva “Cup o’ tea sirrr” (con la tipica R roboante degli scozzesi.
Doccia, uniforme e di corsa a mensa per la colazione:
 I piloti che con il decollo ci hanno vegliato, ovviamente avevano già avuto il loro breakfast, gli altri non voleranno prima delle 9…io debbo andare al radar di avvicinamento prima di loro… arrivo all’ingresso della sala… sono solo, vedo un tavolo libero apparecchiato e mi ci dirigo… una matrona in uniforme da maitre mi stoppa e con fare imperativo mi dice “ There is a queue Sir!” Mi guardo intorno, non c’è alcuno, ma intimorito dalla matrona faccio un passo indietro… e subito lei mi indica il tavolo verso il quale mi stavo dirigendo, invitandomi ad accomodarmi… così imparo che in Inghilterra la “coda” esiste a prescindere ed è sacra!
Di sera il Pub della base era aperto da dopo cena fino alle dieci e poi come tutti gli altri in Scozia chiudeva, ma i clienti che avevano fatto scorta di birre e whiskey potevano tranquillamente continuare a consumare. Per cui quasi tutte le sere piloti e signore tornavano a casa almeno alticci.
Quello che per noi era incomprensibile è come facessero ad andare il volo al mattino alle sei come se nulla fosse.
I nostri se dovevano volare non bevevano e se bevevano non volavano prima del pomeriggio.
A proposito di bere, mai scommettere con un pilota della RAF da semi-ubriachi:
Una sera al pub, tra un whiskey e una birra, si è cominciata una scherzosa diatriba tra i nostri piloti e gli scozzesi.
I nostri sfottevano il Lightening perché brutto e goffo, con le taniche sopra le ali anziché sotto; di rimando gli inglesi sottolineavano che lo spillone (F104) doveva usare il paracadute per fermarsi dopo l’atterraggio. Fu così che un nostro pilota accettò la scommessa che si sarebbe fermato senza l’uso del parachute.

Il giorno dopo, al rientro da una missione, fece quanto promesso … si fermò, ma bruciò i pneumatici del carrello e incrinò quello anteriore, costringendo i meccanici a fare gli straordinari notturni per far tornare il velivolo efficient… con somma gioia del comandante Tigre Uno.
Successivamente, raggiungo il Centro radar per il mio cross trining con i Guida Caccia della RAF.
Intercettiamo i “Bear” Tupolev TU 95 russi…
Era l’anno 1969.
In piena guerra fredda, i russi partivano dai loro aeroporti con due bombardieri e, in acque internazionali, volavano a nord della Norvegia, poi della Scozia, della Francia e della Spagna, per poi ritornare a casa sulle stesse rotte. Puntualmente, i caccia intercettori delle nazioni interessate li intercettavano, si facevano vedere, poi, dopo un battito d’ali in segno di saluto reciproco, tornavano a casa.

Durante il nostro rischieramento, sia i nostri piloti in formazione con i Lightning della RAF che io dal radar del nord della Scozia avemmo l’opportunità di partecipare a questo evento, di routine per loro ma straordinario per noi….intercettare un bombardiere nemico TU 95 da noi (fortunatamente) non capitava mai.
Alla fine dello Squadron Exchange, i nostri ospiti organizzarono un Dinner in grande stile: tutti in alta uniforme da sera (gli inglesi indossavano il kilt) con i tavoli a ferro di cavallo, al centro i due comandanti e dietro le loro spalle due mastodontici suonatori di cornamusa che ci allietarono per tutta la sera, tracannando di tanto in tanto una coppa di birra.
 Lo stile elegante della cena, man mano che i litri di birra scorrevano, si trasformò in una lotta a torte in faccia tra i due bracci del tavolo, coinvolgendo anche i comandanti.
Al rientro a Cameri, portammo indietro con noi un quantitativo di bottiglie di whiskey pari a quello di vino che avevamo portato in Scozia.






Alfredo Iannuzzi
 
  
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