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Missioni segrete
Il comandante Alfa, fondatore dei GIS, racconta le operazioni che gli italiani non conoscono

18-05-2019 - “Rischiamo la vita.
Stiamo lontani da casa per mesi. Delle nostre missioni non possiamo parlare con nessuno: nemmeno con i nostri cari. Per le azioni segrete non ci sono medaglie e, se ci sono, ci vengono date di nascosto, perché lo facciamo? Perché il giorno in cui abbiano scelto di arruolarci abbiamo scelto di servire e di proteggere lo Stato…
”.
Così leggiamo nella quarta di copertina del libro scritto dal comandante Alfa.
Stringate, semplici, ma profondamente significative parole che egli usa per esprimere sinteticamente il senso della sua vita e di quella di coloro che, come lui, fanno parte del GIS (Gruppo Intervento Speciale) e di cui leggiamo la forza e le capacità operative nel suo ultimo libro “Comandante Alfa, missioni segrete”, dedicato a tutti coloro che sono stati, che sono e che saranno uomini del GIS.
Il prologo incomincia con un detto latino, che è il motto del GIS: ’’In singuli virtute aciei vis’’ «nella virtù del singolo trae la forza il gruppo”.
Di ogni missione che il comandante descrive nelle pagine del libro, il gruppo è rappresentato sempre unito, coeso, sincronizzato in ogni minimo atto teso al fine che sia l’intrusione con ‘flash bang’ (granata stordente) in una abitazione per arrestare il malvivente ricercato, o che sia l’azione delicata di convincere una donna a non suicidarsi.
Tra il caos e la civiltà, scrive l’autore, c’è la fragile frontiera della legge.
E tra la legge e chi cerca di infrangerne le regole con la violenza c’è una sottile linea di uomini in divisa.
Sono loro, gli uomini del GIS, di quel gruppo di cui il comandante Alfa è tra i fondatori e ai quali egli ha affidato la sua vita ogni volta che ha indossato il mephisto e la tuta operativa per gettarsi nel vortice dell’azione.
Operazioni militari in Patria e in teatri internazionali, in Iraq a Nassiriya, o in Afghanistan ad addestrare le forze di polizia afghane; o nella cattura di pericolosissimi criminali di guerra nella ex Jugoslavia o il carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bimbo trucidato e sciolto nell'acido. Operativi, pronti all’intervento immediato.
Scrive nella prima pagina del libro: “Ho avuto l’onore e il privilegio di essere uno dei prescelti che fondarono il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il GIS Non ho nome e non ho volto. Per tutta la vita ho scelto di vivere nell’ombra per servire la legge e proteggere lo Stato. Chiamatemi Alfa, come la prima squadra che fu creata in un giorno di ottobre del 1977”.
Continua, nelle pagine che seguono, ad essere senza volto e senza nome, ma nei racconti che si susseguono c’è tutta la sua anima, la forza e la determinazione che lo conducono a compiere le missioni che descrive, insieme ai suoi uomini indirizzati ad un solo scopo: proteggere lo Stato e quindi i cittadini.
Un libro che si legge d’un fiato, restando coinvolti nelle azioni di cui racconta con grande semplicità e chiarezza i minuti impiegati per ottenere i risultati senza spargimento di sangue e gli stati d’animo che li precedono e li seguono.
Il libro è edito da Longanesi



Maria Clara Mussa
 
  
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