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‘’La Stampa’’ e lord Brummel
‘’La moda s’è imbarbarita, ma vediamo che c’è ancora chi cura l’aspetto’’… osserva il generale Burgio
23-07-2024 - Nell’Inghilterra imperiale, a cavallo fra XVIII e XIX secolo, lord George Brummell divenne sinonimo d’eleganza e ricercatezza, e non a caso l’abbigliamento, per gli anni a seguire, vide l’affermarsi di abbinamenti e capi di origine d’oltre Manica. Dal tight, al blazer bleu – magari con bottoni dorati con crest – con pantalone grigio, alle cravatte regimental.
Un vero gentleman inglese – non “britannico”, aggettivo che comprende anche quegli zoticoni di scozzesi, gallesi e irlandesi – doveva indossare rigorosamente toni di grigio e bleu, ovviamente scuri, e non avrebbe mai indossato abiti sulle sfumature del marrone. Unica concessione a tali toni, e ai chiari in genere, al mattino e nelle prime ore del pomeriggio, al lavoro o a passeggio.
Possibilmente con camicia azzurra e cravatta regimental, fermo restando che per il rituale the delle 17.00 e la visita al club, anche mattutina per leggere in pace il Times, marrone e beige dovessero essere proscritti.

Oggi tante cose son cambiate, la moda s’è imbarbarita, ma vediamo che c’è ancora chi cura tali aspetti, e non si può non esserne soddisfatti: non ledono alcuno.
Benedetta quindi l’attenzione de “La Stampa” all’abbigliamento del generale – non ex-generale, lo stabilisce la legge, anche quando andrà in pensione, a meno che non subisca la sanzione di stato (giuridico) della rimozione dal grado – dipinto come indossante abito in toni nocciola da “generale sudamericano”.
Peccato che di mattina, e al lavoro – e in Parlamento Europeo un deputato lavora – quei toni di tessuto siano concessi anche ai gentlemen della perfida Albione.

Fece male Feltri a criticare la mise dell’onorevole Salis all’ingresso in Parlamento, abbinandola a calabre lavoratrici della terra, e il vello della collega onorevole Karola Rakete. Ma una lady inglese mai si sarebbe presentata in prendisole nella House of Parliament. Nei clubs neppure poteva entrarci un tempo, solo perché donna.
E allora l’atteggiarsi a lord Brummel del nostro shampista-stampista appare fuori luogo. Non convince e non è sincera nella misura in cui nulla dice delle allegre onorevoli abbigliate per andare al mare o per far la spesa al mercato, con spalle scoperte e ombelico al vento.

Un tempo in chiesa il sacrista le avrebbe cortesemente accompagnate alla porta. Come l’indulgenza verso la T-shirt, magari costosissima, abbinata alla giacca in “stile Armani”, e agli abiti a quadretti in stile lord inglese di campagna che se appartieni a una certa parte politica devi ostentare ben oltre le 17.00. Cose – queste sì – che farebbero rizzare i capelli a un vero gentleman.
L’attenzione a tutto tondo a ciò che dice, pensa e fa Vannacci, rientra in quella demonizzazione dell’avversario politico, che bene non fa ad un dialogo democratico. Fra l’altro non sapevo che i generali sudamericani – sì, mi spiego, quelli che producono golpe e desaparecidos – vestissero di nocciola in abito civile. Se invece parliamo di uniformi, kaky, nocciola e loro sfumature fanno parte dei colori tipici che troviamo anche in Africa, Europa, Asia.
E mi pare che i generali africani e asiatici non siano meno prolifici in termini di golpe e eccidi, ma forse lo shampista-stampista non segue le vicende internazionali e si dedica a Uomo-Vogue: ha sentito parlare di Pinochet cileno e dei generali argentini e ne ha fatto caposaldo culturale atteso fossero di destra.

Qualcuno deve ancora dirgli se i generali golpisti africani e asiatici siano o siano stati di destra o di sinistra, e nell’attesa che giunga il parere del perito di parte, non si pronuncia.
Ma, appunto, quel che serviva era abbinare Vannacci a golpe, desaparecidos, cafoneria nel vestire. Anche a costo di dire cose lontane dai canoni dell’eleganza british classica, l’unica vera visto che l’hanno inventata loro.
Credo sia corretto dissentire dalle asserzioni politiche di un altro, ma andare a costruire fantasmi a volte è pure controproducente. Si stimola l’innato senso di protezione per il debole, per il meno forte, per l’assediato, e gli si gettano nelle braccia gl’incerti. Si perde di credibilità creando il “male assoluto”, per la semplice ragione che di assoluto non c’è nulla, tranne che tutto sia relativo.



Carmelo Burgio
 
  


 
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