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Uso armamento Ucraina
''La soluzione è stata trovata, pur se soggetta nel tempo a qualche ritocco di carattere procedurale...'' spiega il generale Tricarico
02-09-2024 - Le disquisizioni sulla legittimità degli obiettivi in guerra non è cosa che nasce con l’invasione russa dell’Ucraina. Nella NATO, se vogliamo prendere come esempio l’Alleanza, ossia il più esteso sodalizio di coalizione militare incardinata sul rispetto di valori di civiltà, il problema della condivisione degli obiettivi è pratica quotidiana ogni qualvolta sia necessario far ricorso alle armi.
E la soluzione è stata trovata, pur se soggetta nel tempo a qualche ritocco di carattere procedurale: la lista degli obiettivi deve essere sottoposta all’approvazione politica dei paesi impegnati nelle operazioni ed ottenere l’unanimità dei consensi.
Una procedura questa che stava stretta a molti nel conflitto dei Balcani, in particolare agli Stati Uniti che più di una volta si sono lasciati sfuggire un “la prossima volta da soli!”
Emblematico a titolo di esempio in quel conflitto, il veto francese ad autorizzare il bombardamento di un aeroporto cui noi italiani tenevamo in maniera particolare, in quanto il solo da cui i serbi sarebbero potuti decollare e rientrare dopo aver colpito il nostro territorio.
Ricordo che solo dopo più di un mese dall’inizio delle operazioni, agli inizi di maggio, il veto francese cadde e quell’aeroporto fu reso inoffensivo. Con un nostro sospiro di sollievo.
Successivamente le procedure NATO sono state aggiornate ma la sostanza è rimasta immutata. Alla approvazione politica, del Consiglio Atlantico, va sottoposta la lista degli obiettivi catalogati per tipologia (aeroporti, posti comando, depositi, sistemi di difesa ecc) e non quella dei singoli obiettivi, e su questa l’alto consesso decide. Spetterà poi al Comandante sul campo programmare il dettaglio e garantirne la coerenza con quanto approvato a livello politico.
I Paesi impegnati nelle operazioni mantengono poi sempre una via d’uscita, potendo rifiutare di colpire specifici obiettivi, se così deciso dal loro governo.
Ecco, tutto questo potrebbe essere riversato nel conflitto russo ucraino, ponendo fine alle diatribe interne ed internazionali, quasi fossimo all’anno zero delle operazioni aeree offensive.
Si potrebbe ad esempio creare all’interno del Gruppo di Contatto, i circa cinquanta Paesi che hanno deciso di aiutare Zelenski, un Gruppo di Contatto per le operazioni, un consesso più ristretto formato da chi nei fatti fornisce armamento, e collocare a quel livello la valutazione sull’impiego consentito dei sistemi offensivi, condividendo le valutazioni e validando le liste per tipologia, o anche nel dettaglio.
Naturalmente con l’intesa che ogni paese donatore deterrebbe la facoltà di veto solo sull’uso dei propri sistemi e non sugli altri.
Sarebbe questa una maniera semplice, logica e sopratutto efficace per tradurre in capacità operativa il sostegno fornito.
Senza parlare poi dei benefici aggiuntivi, consistenti nel mettere a punto coralmente, e con il coinvolgimento degli ucraini, un corretto concetto di impiego delle forze, nell’integrare le procedure di impiego operativo con una intelligence aggiornata, nello stimare accuratamente i risultati raggiunti dopo ogni intervento, nel redigere un corretto abbinamento tra sistemi d’arma disponibili ed obiettivi da colpire (sopratutto ad evitare possibili danni collaterali) e così via.
Tutto questo dal punto di vista procedurale, tenendo anche presente che le tecnologie di collegamento ed interlocuzione da remoto renderebbero agevole la realizzazione del disegno ed una circolazione continua delle informazioni e delle direttive operative.
Nel merito vero della questione, ovvero se concedere a Zelenski e fino a che punto l’utilizzo dei sistemi d’arma, andrebbe spiegato meglio il perché di limitazioni così pesanti, quelle che consentono di colpire il dardo scagliato ma non la freccia o l’arciere.
Quando invece, redigendo una lista per tipologia degli obiettivi legittimi, si potrebbe far confluire in essa solo cio’ che attiene direttamente alla capacità operativa russa di teatro, evitando tra l’altro la deleteria creatività di qualcuno alla ricerca di bersagli emblematici che nulla hanno a che vedere con le operazioni e che -quelli sì- contribuirebbero ad innalzare inutilmente la tensione ed a stimolare sproporzionate rappresaglie.
Leonardo Tricarico

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