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Trump-Zelensky… volano gli stracci…
Il generale Burgio esprime il proprio parere sulla questione… e non mancano le bordate
01-03-2025 - Nessuno si attenda che voglia giudicare chi dei due fra il biondazzone arrogante o il felpato ex (?)-attore abbia ragione. Lo fanno già in troppi e un parere in più o in meno non smuove la classifica.
Eravamo abituati alle conferenze-stampa ipocrite, in cui i sorridenti leaders di turno si accomodavano su poltroncine di raso e facevano capire che come si volevan bene loro, nessuno.
Era l’ultimo atto di negoziati a distanza condotti da astuti e a volte anche arroganti diplomatici, che consentivano ai loro padroni di passarsi belle cartelline di cuoio naturale istoriate di dorature, vergando firme con costose stilografiche da cerimonia, che poi costituivano dono prestigioso da incorniciare.

Beh, stavolta no, e in parte la responsabilità ce l’ha l’Europa, con la boutade della giusta pace. Convinto che quella sia l’unica possibile, Zelensky non riteneva di dover cedere nulla, e il biondazzone ha colto l’occasione, in mondovision, per bacchettarlo forte della sua prepotenza e superiorità materiale e strategica. Insomma, in base a quella che ho chiamato l’unica regola del Diritto (?) Internazionale: la legge del più forte.

Messaggio semplice e brutale: “Caro nano ucraino, la guerra la stai perdendo, non la potrai vincere, anche perché se taglio i finanziamenti l’Europa non basterà mai. Infine, serve per mille motivi una pace – anche perché era la mia promessa elettorale – quindi togliti dalla testa di poter pretendere ciò che tu ritieni giustizia, perché su ciò ch’è giusto ho idee difformi dalle tue. E siccome son più grosso di te, le mie idee son più migliori assai.”
Mi si passi la sgrammaticatura, ma credo renda meglio il concetto.
Spettacolo brutto? Poco conta.

Trump ci ha detto che per quattro anni questa potrebbe essere la regola comportamentale che applicherà. Ha abbastanza esperienza per sapere che il 2% delle spese per la difesa i paesi europei non lo stanzieranno, e che in caso di operazioni militari i 27 nani si defileranno sempre dietro limitazioni e distinguo ritagliandosi particine adatte alla loro stazza.
Ha già visto che preghiere, consigli, esortazioni d’oltre Atlantico portano a nulla. I nani perseguiranno comunque i loro interessi – correttamente, per carità – e pertanto lui cercherà di conseguire i propri. Usando anche le spicce.
Hanno dato un messaggio ai loro elettori, Trump e Vance. Sperano evidentemente che chi li ha portati lì approvi, e magari stanno preparando l’obbligata successione. E se dovessero farcela?
Dall’altra parte avevano sleeping Joe, e poi in extremis Kamala Harris. Il biondazzone ha calato le carte per la prossima mano.
Qui non si tratta di dissertare su quanto Trump sia cafone o realista, e quanto Zelensky abbia la schiena diritta o sia un furbacchione che punta al bluff. Il problema è concreto e di una disarmante semplicità: chi è forte comanda.

Come l’Unione Sovietica di Stalin, la Russia di Putin, la Cina di chiunque, dopo Mao, ha avuto l’opportunità di guidarla.
Giusto? Ingiusto? Non interessa. Qui filosofare costituisce perdita di tempo.
E un’Europa che si affida a esponenti estoni e maltesi, una risposta del genere se la sta cercando. Non è un caso che attorno al tavolo della pace non ce la prevedano né Putin, né Trump. Oltretutto, avendo ben presente il naufragio di politiche green oltranziste e l’inesistenza di una reale deterrenza militare autonoma, i due marpioni sanno che possono prenderci a schiaffi.

Trump sta dicendo che comanda lui, come dall’altro lato lo ha fatto comprender Putin. E il cinese, standosene zitto, sa che tutti sanno che lo possa ribadire anche lui.
Bene. In questo contesto, chi darebbe mai il potere di mandare i nostri militari a combattere a una Kallas estone, a una Metsola maltese, a una von der Lyen che – in quanto tedesca – fruisce del pressochè automatico appoggio di scandinavi, baltici, BENELUX, Austria, Polonia, Slovenia, Croazia, cechi e Slovacchi?
La vdL rimane l’esponente di un paese grande e importante, ma che non ha dimostrato molta considerazione per i paesi latini e la Grecia.
Pertanto la cautela dei nostri governanti, e l’attenzione a non perdere di vista l’alleanza con gli Stati Uniti – l’atlantismo non c’entra nulla – ha il suo perché, in un’ottica di privilegiare il pragmatismo e l’utilità per l’Italia.

Carmelo Burgio
 
  


 
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