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Tragedia di Ustica: archiviazione
Il parere del generale Tricarico che ricorda le fantasiose assurdità sostenute da alcuni privi del senso del ridicolo
07-03-2025 - Dunque, presto le ultime schegge del piccone di Cossiga potrebbero essere sepolte sotto una pietra tombale, insieme alle altre ipotesi fantasiose -così le ha bollate la giustizia- spacciate da anni come causa della caduta del DC9 Itavia nel mare di Ustica il 27 giugno 1980.
La Procura di Roma infatti ha chiesto l’archiviazione di un procedimento del 2008, nato dalle dichiarazioni del Presidente emerito, incappato -come ogni tanto gli succedeva- in un abbaglio e da lui stesso smentito, seppur in maniera fumosa subito dopo, ma che invece la giustizia si è trascinata dietro fino ad oggi. Una picconata tirata, nel caso specifico, ai francesi, indicati come responsabili della tragedia.

Ed i giornali -certi giornali, con la “g” e tutto il resto rigorosamente minuscoli- prendono il treno al volo per rimestare nel torbido e cospargere i canali mediatici con la spazzatura rubricata come tale dalla giustizia penale ma mantenuta a dignità di verità processuale da giornalisti quantomeno superficiali o disattenti.
Come si fa ancora ad insistere su un vero e proprio assurdo aerodinamico in base al quale un velivolo passeggeri possa precipitare a causa della turbolenza causata da un altro velivolo che interseca la sua rotta?

Ove non bastasse l’intuito anche di non esperto ad archiviare come improponibile un’ipotesi di tal fatta, durante il processo penale sono state esibite le evidenze fisiche dell’assurdità della “quasi collisione” e tuttavia oggi, neppure il senso del ridicolo ferma la tastiera di certi professionisti dell’informazione.
Considerazioni analoghe per missili letali, portaerei fantasma, rogatorie internazionali inevase o ambigue e, non ultime, le improvvide quanto inquietanti sortite di Giuliano Amato.
La verità è che in questa tragedia, restata per ora senza responsabili, vi sono dei punti fermi che anziché essere riguardati come tali, sono stati tenuti in ombra, occultati o perfino negati.

Il primo di questi, quello che dovrebbe essere derimente, è il processo penale, dipanatosi attraverso 272 udienze dibatttimentali e conclusosi con l’assoluzione, in alcuni casi su richiesta della Procura.
Ancor più nitido il giudizio di Appello, nato per eliminare anche le ultime ombre della prescrizione su alcuni capi di accusa minori: “l’accusa non è altrimenti dimostrabile se non affermando come certo quanto sopra ipotizzato ma non è chi non veda in esso la trama di un libro di spionaggio ma non un argomento degno di una pronuncia giudiziale”.
Sentenza confermata in Cassazione nel 2007 da un collegio giudicante in cui sedevano, tra l’altro Margherita Cassano, attuale Primo Presidente dell’Alta Corte e da Giovani Canzio, suo, predecessore nell’altissima carica.

Come si fa allora, se queste sono le conclusioni della giustizia penale, (l’unica titolata ad individuare cause e responsabili), a spacciare come verità quella di un Giudice Istruttore, Rosario Priore, il cui impianto accusatorio è stato smontato impietosamente pezzo a pezzo in dibattimento?
La richiesta di archiviazione del troncone francese evocato da Cossiga ne è l’ennesima conferma.
Queste semplici, banali considerazioni dovrebbero -da sole- por fine ad un frastuono pluridecennale, le cui finalità non sono certamente la ricerca della verità ma l’innalzamento di cortine fumogene per ostacolarne l’emersione.
Un frastuono che però non riesce a silenziare chi ancora chiede con caparbia che si indaghi seriamente e con determinazione sulla pista sempre trascurata a favore del missile che non si trova mai. Coincidenza?

Redazione
 
  


 
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