L'intervista con...

Un riarmo senza sicurezza
Intervista con il generale (r) Corrado Cicerone, ufficiale dell’Aeronautica Militare con lunga esperienza in teatri operativi
28-03-2025 - Abbiamo incontrato il generale di brigata (r) Corrado Cicerone, ufficiale con lunga esperienza nell’Aeronautica Militare sia in Patria sia in teatri operativi.Ha operato in Somalia nella missione Restor Hope, in Libia nelle operazioni della missione Unified Protector, in Libano quale comandante delle operazioni aeree della missione Unifil; esperto di gestione del traffico aereo, delle risorse umane e gestione del personale; capo sala situazioni dello Stato Maggiore Aeronautica.
Nel corso della interessante conversazione, abbiamo toccato il tema di grande attualità relativo al riarmo in Europa:
Comandante, cosa ne pensa del Piano ReArm Europe proposto dalla commissione europea?
Come militare sono abituato a valutare le questioni in termini di obiettivi strategici da raggiungere a cui fa poi seguito la riflessione sui mezzi e le capacità necessarie per conseguirli.
In questo caso prima di tutto non sembrano chiari gli obiettivi, di conseguenza il discorso mi pare stia assumendo i connotati tipici del discorso politico-economico ma non del ragionamento militare.
Prendendo per buono che l’obiettivo più generale è quello della sicurezza, allora l’investimento dovrebbe focalizzarsi sempre di più, ma non è una novità di oggi, sull’ammodernamento dello strumento militare; è chiaro a tutti che non siamo negli anni 40 e un carro armato o un obice non vale quanto un cacciabombardiere o un satellite.
Nel dominio dello spazio orbitale in termini di satelliti con capacità militari e di intelligence, solo per fare un esempio, l’Europa è spaventosamente indietro avendone solo una decina operativi. Non scegliere di privilegiare i moderni sistemi d’arma, la guerra elettronica o come detto la rete satellitare fa sorgere il dubbio che tutto il clamore, più che di natura militare, sia semplicemente una extrema ratio per tentare di rivitalizzare l'industria pesante, quella dell'acciaio e della meccanica, fulcro storico dell'economia tedesca.
Per accennare poi al tema molto in voga della deterrenza nucleare giova ricordare che la dottrina costante è che essa debba rappresentare un punto di equilibrio tra le potenze e non essere evocata e agitata quale rischio; in ogni caso sarebbe una partita che l’Europa non potrebbe giocare in quanto soggetta a specifici trattati internazionali sotto il governo della NATO.
Più ancora il riarmo sarebbe del tutto ininfluente rispetto alla deterrenza atomica del continente per ordini di ragione logici: primo non ha alcun senso conquistare un paese usando le armi atomiche, che hanno solo una funzione dissuasiva, se per esempio la Russia volesse prendere l’Estonia scagliandogli sopra una bomba atomica avrebbe fatto un deserto che non servirebbe a nulla, distruggendo in più anche la minoranza russofona della popolazione; in secundis perché per Washington e i suoi Alleati nel mondo odierno l'unica minaccia militare teorica alla sicurezza è la possibilità di un attacco nucleare o di un ricatto nucleare.
Vale a dire, la minaccia che uno dei suoi due avversari nucleari possa sviluppare una capacità di First Strike letale ed efficace da poter gridare scacco matto e chiederne la resa, ma fortunatamente né la Russia né la Cina hanno nulla di simile, almeno non senza evitare un annientamento per rappresaglia del loro stesso Paese e del loro popolo se tentassero di colpire per primi.
Insomma, si può girare il ragionamento in qualsiasi modo, ma se facciamo i conti con la realtà ci rendiamo conto che il cosiddetto riarmo europeo non serve assolutamente a garantire una maggiore sicurezza dell’Europa.
In che situazione si trova il nostro Paese?
L’Italia, per non sperperare il denaro del contribuente, più che su estemporanei programmi di riarmo lanciati dai politici di Bruxelles, dovrebbe concentrarsi sulle sfide geostrategiche che la interessano; nello specifico nel quadrante del Mediterraneo e nel nord Africa, sia per quanto concerne la sicurezza dei traffici marittimi sia per la difesa dei suoi interessi energetici, sviluppare capacità per far fronte ai nuovi modelli di guerra ibrida, oltre ovviamente a proseguire negli sforzi di rinnovamento della sua flotta navale e nell’implementazione dei nuovi programmi aeronautici di ultima generazione.
Maria Clara Mussa

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