02:02 sabato 20.04.2024
Da cento anni il Trattato di Losanna perseguita i Curdi
Conferenza di due giorni organizzata dalla Kurdish Diaspora Center in Svizzera in collaborazione con la Kurdistan Diaspora Confederation
fotografie di: daniel Papagni

30-05-2023 - Il Kurdish Diaspora Center in Svizzera, in collaborazione con la Kurdistan Diaspora Confederation, ha organizzato una conferenza a Losanna in occasione del 100° anniversario della firma del Trattato di Losanna nel 1923 che ha negato la statualità curda.
L’evento, svolto nei giorni 27 al 28 Maggio scorso nell’hotel Royal Savoy di Losanna, ha visto un susseguirsi di interventi coinvolgenti un pubblico attento e partecipativo, formato da Curdi provenienti da ogni parte del mondo.
Signore, giovani donne, sulle spalle i colori del proprio Paese; personalità con il tradizionale abbigliamento Pêşmerge; politici, storici, filosofi, tutti con l’unico obiettivo: far conoscere al mondo intero la situazione del Kurdistan che soffre da un secolo la propria situazione di Paese suddiviso.
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Il Trattato
Dopo la conclusione della prima guerra mondiale, la fine dell'Impero Ottomano fornì l'opportunità per la creazione di uno stato curdo indipendente ai sensi del Trattato di Sèvres del dopoguerra. I nazionalisti turchi, guidati da Mustafa Kemal Ataturk, si opposero fermamente alle severe condizioni imposte dal trattato e combatterono una nuova guerra. Successivamente, nel Luglio del 1923 fu firmato un accordo rivisto e noto come Trattato di Losanna, in base al quale, i territori curdi in Medio Oriente furono di fatto divisi tra Turchia, Iran, il mandato francese della Siria e il mandato britannico dell'Iraq spegnendo così sul nascere le speranze del popolo di vivere in una Stato. Da diversi anni i Curdi e numerosi simpatizzanti commemorano questa data a Losanna, chiedendo una soluzione politica per il Kurdistan e protestando contro il governo turco di Recep Tayyip Erdogan.

La Conferenza a Losanna
La conferenza è stata organizzata quale piattaforma per i partecipanti utile ad evidenziare e studiare insieme le conseguenze del Trattato di Losanna, concentrandosi sull'impatto negli ultimi cento anni.
Invitati dal presidente della Confederazione della Diaspora Curda, dr Ismail Kamil, ed accompagnati dal Direttore del Centro curdo in Bruxelles, Jihangir Alee Mala, abbiamo seguito tutto lo svolgersi dei lavori, immersi nell’atmosfera creata dall’entusiasmo dei partecipanti e dal loro desiderio di realizzare il sogno di unità nazionale in uno Stato proprio.
Il messaggio augurale del Presidente del Partito Democratico del Kurdistan (KDP) Masoud Barzani, letto da Shafa Barzani, ha dato il via all’evento.
Nel messaggio, il Presidente ha sottolineato come sia importante la cultura curda della convivenza con altri gruppi etnici o nazionali. La lotta curda è stata portata avanti per combattere l'oppressione: "Le principali sfide affrontate dal popolo curdo erano dovute a regimi oppressivi, politiche imperfette e dittature". Ed ancora: "È essenziale rettificare le conseguenze negative del Trattato di Losanna e riconoscere che gli errori non gravano solo sulle spalle del popolo curdo".
E’ emersa la convinzione che la responsabilità ricade anche sugli stati regionali, i Paesi che influenzano l’equilibrio internazionale, le organizzazioni non governative, le istituzioni accademiche e sociali, gli attivisti e le figure di spicco che dovrebbero tutti contribuire alla creazione di un quadro pacifico e democratico, con l'intento di risolvere questi pesanti problemi.
Inoltre, il Presidente ha sottolineato che la diaspora curda può svolgere un ruolo significativo nei rispettivi Paesi, sostenendo la causa curda per difendere i diritti del popolo curdo e ottenere sostegno e amicizia dalle altre nazioni.
“Ciò contribuirà a mitigare la lunga storia di oppressione dei curdi. E’ un dovere sacro esigere unità e collaborazione da parte di tutti. E’ fondamentale dare la priorità agli interessi del Kurdistan sopra tutti gli altri".
Dopo il messaggio del presidente Barzani, l’intervento di Shafa Barzani, General Supervisor of Kurdistan Diaspora (che ha seguito i lavori per tutte le due giornate) ha dato il via allo svolgersi del primo panel, con le relazioni di importanti rappresentanti della politica e della cultura, che si sono confrontati nella valutazione dell’impatto che il trattato di Losanna ha avuto nel Medioriente.

Ha offerto il proprio contributo culturale il professor Ismail Bashikchi, intellettuale storico e filosofo turco, da sempre al fianco dei Curdi. Al contrario delle iniziative del suo governo, il professore nel suo ampio ragionamento ha sottolineato l’augurio che il popolo curdo realizzi il proprio obiettivo di conquistare la situazione di Stato autonomo.
Con le relazioni del professor Liam Anderson, docente nell’Università dell’Ohio (USA); del politico svizzero del Cantone di Vaud Roger Nordman e del documentarista Richard Wilding di Londra, è emersa l’importanza della considerazione delle minoranze, per non trascurare la situazione dei Curdi in Turchia e in Siria. La situazione non può continuare così come impostata ora, la mentalità è cambiata ed è forte la speranza di poter cambiare l’equilibrio delle forze. E’ necessaria un’azione politica, ma non bisogna trascurare la questione morale. “Deve diventare una questione mondiale”.

Interessanti gli scambi di opinioni tra i relatori che si sono confrontati nel secondo panel: Abdulla Mohtadi, segretario generale del partito Komala del Kurdistan iraniano; l’intellettuale e politico Abubakir Karwani; Hussein Yazdanpanah, capo del partito per la libertà del Kurdistan; Kamiran Haco, capo di ENKS, (Kurdish National Council in Europe):
Dalle loro considerazioni è emerso come la Turchia rappresenti il ‘’problema’’. Le loro interpretazione della situazione attuale, sempre alla luce del trattato di Losanna, hanno stimolato interventi tra il pubblico e vivaci considerazioni da parte di alcune signore in sala.
Nella seconda giornata della Conferenza, dopo la proiezione di un video che ha illustrato i vari accadimenti storici e politici dal momento della sigla del Trattato sino ai giorni attuali, i panel hanno dato voce ad esperti quali Hoshiyar Zebari, membro del KDP, Mala Bakhtiyar, membro del PUK, Mustafa Hijri, capo del partito democratico curdo iraniano, Osman Bydemir, veterano del Kurdistan Sud, introdotti e seguiti abilmente da Rahim Rashidi, responsabile del Centro curdo di Washington.

La chiusura dei lavori che hanno caratterizzato la Conferenza ha visto impegnati gli esperti della Diaspora curda, che da anni inseguono il proprio sogno di realizzare lo Stato del Kurdistan ove poter tornare a vivere e dove i giovani curdi possano rientrare per realizzare il sogno di una vita caratterizzata dalla loro cultura, dalla cura delle loro tradizioni e in una nazione che da sempre rispetta tutte le culture e tutte le religioni e che da cento anni si trova suddivisa in regioni controllate da altri Paesi.
Di questo sogno hanno parlato Ismael Kamil, Capo della Diaspora curda; Burhan Jaf Diplomatico curdo; Mohammed Tenriverdi, politico curdo che vive in Germania; Hawrew Mansurbeg, accademico ricercatore; Shekhmus Ozdamir, avvocato curdo.

Questione internazionale
Dal confronto dei numerosi relatori intervenuti il punto cruciale emerso è che tutti i Curdi devono stare insieme per dare alla propria nazione la possibilità di diventare uno Stato.
E’ il sogno di tutti i Curdi che vivono fuori dal Kurdistan: ogni Curdo che abita nei Paesi stranieri sogna di tornare in Kurdistan.
Occorre rinnovare il sogno di libertà, ma anche accrescere le capacità tecnologiche perché è importante che l’autonomia della nazione sia contestualizzata nel mondo, coinvolgente la comunità internazionale.
Per raggiungere lo scopo che tutti stanno proponendo, non bisogna dimenticare il sacrificio dei Curdi sottoposti al Trattato di Losanna né le atrocità compiute contro il popolo curdo.

La popolazione curda
Non si sa esattamente quanti siano, le stime variano fra i 30 e i 45 milioni di persone ripartiti in larga maggioranza in quattro Paesi: rappresentano circa il 20% della popolazione in Turchia, il 15% in Siria, il 15-20% in Iraq e il 10% in Iran, ma non hanno uno Stato proprio. Consistenti comunità vivono anche in Armenia, Azerbaigian e Libano, oltre alla diaspora europea (specie in Germania, circa 35.000 in Svizzera). I Curdi - in maggioranza musulmani sunniti - sono il più grande popolo con una lingua e una cultura, ma senza uno Stato; è un popolo "tradito della Storia" e che deve essere al centro dell'attenzione internazionale.
Maria Clara Mussa


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