‘’Insieme, come un solo popolo’’
‘’Come fratelli e sorelle, camminiamo verso Dio e amiamoci gli uni gli altri’’ l’omelia di Papa Leone XIV alla Sua prima Messa in piazza san Pietro
fotografie di: G.Lami
19-05-2025 - Cari Fratelli Cardinali, Fratelli Vescovi e Sacerdoti, Illustri Autorità e Membri del Corpo Diplomatico, Fratelli e Sorelle,
Vi saluto tutti con cuore colmo di gratitudine all'inizio del ministero che mi è stato affidato. Sant'Agostino scriveva: «Signore, ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (Confessioni, I, 1.1).
In questi giorni abbiamo vissuto emozioni intense. La scomparsa di Papa Francesco ci ha riempito il cuore di tristezza. In quelle ore difficili, ci siamo sentiti come le folle che il Vangelo dice essere «come pecore senza pastore» (Mt 9,36). Eppure, nella domenica di Pasqua, abbiamo ricevuto la sua benedizione finale e, alla luce della risurrezione, abbiamo vissuto i giorni successivi nella certezza che il Signore non abbandona mai il suo popolo, ma lo raduna quando è disperso e lo custodisce «come un pastore custodisce il suo gregge» (Ger 31,10).
In questo spirito di fede, il Collegio Cardinalizio si è riunito per il conclave. Provenienti da diverse provenienze ed esperienze, abbiamo riposto nelle mani di Dio il nostro desiderio di eleggere il nuovo Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire la ricca eredità della fede cristiana e, al tempo stesso, di guardare al futuro, per affrontare gli interrogativi, le preoccupazioni e le sfide del mondo di oggi. Accompagnati dalle vostre preghiere, abbiamo potuto percepire l'opera dello Spirito Santo, che ha saputo unirci in armonia, come strumenti musicali, affinché le corde del nostro cuore vibrassero in un'unica melodia.
Sono stato scelto, senza alcun merito mio, e ora, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che desidera essere servitore della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell'amore di Dio, perché Egli vuole che siamo tutti uniti in un'unica famiglia.
Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù.
Lo vediamo nel Vangelo odierno, che ci porta al lago di Galilea, dove Gesù ha dato inizio alla missione ricevuta dal Padre: essere “pescatore” di umanità per salvarla dalle acque del male e della morte. Camminando lungo la riva, aveva chiamato Pietro e gli altri primi discepoli a essere, come lui, “pescatori di uomini”. Ora, dopo la risurrezione, tocca a loro continuare questa missione, gettare le reti ancora e ancora, portare la speranza del Vangelo nelle “acque” del mondo, solcare i mari della vita affinché tutti possano sperimentare l’abbraccio di Dio.
Come può Pietro portare a termine questo compito? Il Vangelo ci dice che è possibile solo perché la sua stessa vita è stata toccata dall’amore infinito e incondizionato di Dio, anche nell’ora del suo fallimento e del suo rinnegamento. Per questo, quando Gesù si rivolge a Pietro, il Vangelo usa il verbo greco agapáo, che si riferisce all’amore che Dio ha per noi, all’offerta di sé senza riserve e senza calcoli. Mentre il verbo usato nella risposta di Pietro descrive l'amore di amicizia che nutriamo gli uni per gli altri.
Di conseguenza, quando Gesù chiede a Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?" (Gv 21,16), si riferisce all'amore del Padre. È come se Gesù gli dicesse: "Solo se hai conosciuto e sperimentato questo amore di Dio, che non viene mai meno, sarai in grado di pascere i miei agnelli. Solo nell'amore di Dio Padre sarai in grado di amare i tuoi fratelli con lo stesso "di più", cioè offrendo la tua vita per i tuoi fratelli".
A Pietro viene quindi affidato il compito di "amare di più" e di dare la vita per il gregge. Il ministero di Pietro si distingue proprio per questo amore oblativo, perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo. Non si tratta mai di catturare gli altri con la forza, con la propaganda religiosa o con mezzi di potere. Si tratta invece sempre e solo di amare come ha fatto Gesù.
Lo stesso apostolo Pietro ci dice che Gesù «è la pietra che è stata scartata da voi, costruttori, ed è diventata testata d'angolo» (At 4,11). Del resto, se la roccia è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza mai cedere alla tentazione di essere un autocrate, spadroneggiando su coloro che gli sono stati affidati (cfr 1 Pt 5,3). Al contrario, è chiamato a servire la fede dei fratelli e a camminare al loro fianco, perché tutti noi siamo «pietre vive» (1 Pt 2,5), chiamati attraverso il nostro battesimo a costruire la casa di Dio nella comunione fraterna, nell'armonia dello Spirito, nella coesistenza delle diversità. Come diceva sant'Agostino: «La Chiesa è costituita da tutti coloro che sono in armonia con i loro fratelli e che amano il prossimo» (Serm. 359,9).
Fratelli e sorelle, vorrei che il nostro primo grande desiderio fosse quello di una Chiesa unita, segno di unità e comunione, che diventi lievito per un mondo riconciliato.
In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dal pregiudizio, dalla paura della differenza e da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri.
Da parte nostra, vogliamo essere un piccolo fermento di unità, comunione e fraternità nel mondo. Vogliamo dire al mondo, con umiltà e gioia: Guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua parola che illumina e consola! Ascoltate la sua offerta d'amore e diventate la sua unica famiglia: nell'unico Cristo, siamo una cosa sola. Questa è la strada da percorrere insieme, tra di noi ma anche con le nostre Chiese cristiane sorelle, con chi segue altri cammini religiosi, con chi è alla ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo dove regni la pace!
Questo è lo spirito missionario che deve animarci: non chiuderci nei nostri piccoli gruppi, né sentirci superiori al mondo. Siamo chiamati a offrire l'amore di Dio a tutti, per realizzare quell'unità che non annulla le differenze ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo.
Fratelli e sorelle, questa è l'ora dell'amore! Il cuore del Vangelo è l'amore di Dio che ci rende fratelli e sorelle. Con il mio predecessore Leone XIII, possiamo chiederci oggi: se questo criterio «prevalesse nel mondo, non cesserebbe forse ogni conflitto e tornerebbe la pace?» (Rerum Novarum, 21).
Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio, segno di unità, una Chiesa missionaria che apre le braccia al mondo, annuncia la Parola, si lascia «inquietare» dalla storia e diventa fermento di armonia per l’umanità.
Insieme, come un solo popolo, come fratelli e sorelle, camminiamo verso Dio e amiamoci gli uni gli altri.
Redazione

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