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L'intervista con...

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foto di: Cybernaua
Conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina, ha senso parlarne ora?
Abbiamo chiesto il parere al generale Giorgio Battisti, già comandante del NATO Rapid Deployable Corps–Italy di Solbiate Olona

01-05-2023 - Nel corso della ‘’Conferenza bilaterale per la ricostruzione dell’Ucraina’’, tenutasi a Roma il 26 aprile scorso, un ingente numero di istituti bancari internazionali è intervenuto, davanti ad una platea di imprenditori, garantendo pronta consegna di finanziamenti per progetti strutturali e sociali a favore dell’Ucraina, che ancora non è entrata in UE, ma che abbiamo sentito tutti volerla accogliere.
Cifre importanti, per la ricostruzione di un Paese che è ancora impegnato nel conflitto con la Russia e al quale, usando il fondo europeo per la pace, l’Unione Europea continua ad inviare armi.
Pare un insieme di paradossi, di cui vorremmo parlare con il generale Giorgio Battisti, già comandante del NATO Rapid Deployable Corps – Italy di Solbiate Olona (Varese) (ricordiamo che è stato inoltre impegnato diverse volte in Afghanistan, dove ha ricoperto svariati incarichi, tra cui primo Comandante del Contingente Italiano nel dicembre 2001).

Generale, grazie per la sua disponibilità; vorremmo il suo parere su quanto sta accadendo in relazione alla situazione ucraina.
Come ha reagito, lei, alle varie dichiarazioni dei rappresentanti di banca mondiale, banca europea, FMI, e vari altri istituti bancari pronti a porgere aiuti finanziari?

“Le affermazioni degli istituti finanziari internazionali presenti alla Conferenza, circa l’impegno per la ricostruzione (recovery) dell’Ucraina, possono effettivamente sembrare premature, visto l’andamento delle operazioni sul campo, ma si basano su di una convinzione fondamentale: il conflitto prima o poi terminerà – come tutte le guerre nella storia – e si concluderà con il successo di Kiev.
Ricordo che in tale prospettiva (forse velleitaria agli occhi di qualcuno) la prima conferenza in materia si è tenuta già lo scorso anno a Lugano (the Ukraine Recovery Conference URC2022 ‘Lugano Declaration’, 4–5 July, 2022). Quindi nessun “sbilanciamento in avanti” ma la prosecuzione di un progetto che mira a definire i termini della (futura) ricostruzione (ruolo tra donatori pubblici e privati e Istituzioni, ripartizione degli appalti, regole per bandire le gare, utilizzo dei fondi russi sequestrati, sfere d’influenza).
Un impegno epocale, in termini sia di risorse sia di tempi di attuazione sia di Organizzazioni internazionali, Governi, Enti pubblici e privati coinvolti, che richiede un coordinamento al più alto livello possibile.
La Banca Mondiale ha stimato, infatti, in 411 miliardi di dollari la ricostruzione (il governo ucraino a Lugano nel luglio 2022 ha valutato 750 miliardi): cifre che saranno destinate a salire con le ulteriori distruzioni subite dal Paese.
Del resto, in piena Seconda Guerra Mondiale, e con i Paesi dell’Asse all’offensiva, Stati Uniti e regno Unito (e con gli USA ancora neutrali) avevano già sottoscritto il 14 agosto 1941 la Carta Atlantica, un accordo che prevedeva alcuni principi per il futuro ordine mondiale alla conclusione vittoriosa del conflitto: divieto di espansioni territoriali, diritto alla democrazia, autodeterminazione popoli, rinuncia all'uso della forza, sistema di sicurezza generale che permettesse il disarmo.
Una visione troppo ottimistica, visto gli oggettivi margini di rischio? Forse!
Ma questo è un ulteriore segno di solidarietà alla popolazione ucraina che da oltre un anno combatte strenuamente per la propria libertà!
Sulla base di una cooperazione a lungo termine, l’UNECE (United Nations Economic Commission for Europe) ha istituito una Task Force dedicata, composta di sedici agenzie delle Nazioni Unite che operano in modo coordinato per sostenere gli sforzi del governo ucraino nella ricostruzione di alcune città”.

La politica italiana in Conferenza era rappresentata dalla Presidente Giorgia Meloni, entusiasta per la realizzazione della conferenza promessa personalmente a Zelensky. E, a seguire, da tutta una serie di ministri che hanno praticamente esposto tutti lo stesso parere. Secondo lei, mettono avanti intenzioni prima di capire che fine possa fare la guerra in corso?
“La Conferenza è stata una prima, importante occasione di confronto sul contributo che il “Sistema Italia” può fornire alla ricostruzione ucraina, in termini sia di fast recovery sia in un’ottica di medio e lungo periodo.
L’Italia con questa iniziativa ha inteso ritagliarsi un ruolo di protagonista sullo scenario internazionale e non risultare un soggetto passivo – senza una chiara visione guida nazionale – che si muove “a rimorchio” delle iniziative di altri attori, come è avvenuto (spesso) nel recente passato. Ciò anche per evitare di finanziare la ricostruzione senza alcun ritorno per le nostre imprese.
È appena il caso di sottolineare che la Germania (Berlino, 25 ottobre) e la Francia (Parigi, 13 dicembre) si sono attivate per prime con conferenze internazionali già nell’ultimo trimestre dello scorso anno.
All’incontro di Parigi, il 9 febbraio 2023 è seguita una missione commerciale ufficiale in Ucraina di aziende francesi che operano, tra l'altro, nei settori dell'energia, delle infrastrutture, delle costruzioni, della tecnologia medica e della sanità.
Il G7 ha lanciato, inoltre, la “Piattaforma Multi-Agenzia di Coordinamento dei Donatori” il 26 gennaio 2023 e, dopo la prima citata Ukraine Recovery Conference di Lugano, ha fissato un altro appuntamento che si terrà a giugno 2023 a Londra.
Non dimentichiamo, infine, che il 18 agosto 2022 Kiev ed Ankara hanno firmato a Lviv – alla presenza dei Presidenti di entrambi i Paesi – un memorandum d'intesa (Memorandum of Understanding Concerning Infrastructure Recovery) che prevede la partecipazione della Turchia alla ricostruzione post-bellica del Paese (come primo progetto, era prevista la ricostruzione del ponte nel villaggio di Romanivka, nella regione di Kiev, che collegava Bucha e Irpin alla Capitale, distrutto per ritardare l'avanzata russa)“.

Strategicamente, vendono la pelle dell’orso (in questo caso termine più che azzeccato) prima di averlo steso?
“Può sembrare un azzardo, come ho anticipato, tenuto conto della incerta situazione sul terreno, ma queste iniziative servono a concretizzare i progetti per il piano di recovery, in modo di essere pronti ad intervenire, soprattutto quando si arriverà ad un “cessate il fuoco”.
L’impegno può articolarsi in due fasi.
La prima fase (fast recovery), per interventi nelle zone non occupate o liberate dai Russi, con il ripristino delle infrastrutture idriche ed energetiche critiche e delle aree urbane distrutte dagli attacchi di Mosca (la Banca Mondiale ha stimato un fabbisogno di 14 miliardi di dollari); una condizione che sta avendo un effetto domino sugli altri servizi di base per la popolazione, tra cui la gestione dell'acqua e dei trasporti pubblici.
La vice presidente della Banca Europea degli Investimenti (BEI) presente alla Conferenza, Gelsomina Vigliotti, ha affermato: La ricostruzione dell’Ucraina deve iniziare subito, perché più riusciamo a sostenere la sua economia ora e meno risorse saranno necessarie in un secondo tempo.
La seconda fase, per interventi a lungo termine almeno decennali con provvedimenti strutturali di ammodernamento e di innovazione in vari settori della società civile, al fine anche di promuovere il processo di adesione dell’Ucraina alla UE”.

Il fondo europeo per la pace è alimentato ulteriormente e usato per acquisto di armi. Ha senso?
“Non vedo alcun contrasto o controsenso nel dedicare fondi dell’European Peace Facility (EPF) per fornire assistenza militare (equipaggiamenti ed addestramento) all’Ucraina solo perché nel titolo di questo strumento finanziario è presente la parola “peace”. Se così fosse, i militari impegnati nelle missioni ONU di Peacekeeping dovrebbero schierarsi senza armamenti.
L'EPF è stato istituito appositamente dal Consiglio Europeo il 22 marzo 2021 per consolidare la capacità dell'Unione di:
- prevenire i conflitti;
- costruire la pace;
- rafforzare la sicurezza internazionale.
Tali stanziamenti attraverso l’EPF sono destinati ad un Paese che lotta per difendere la propria sovranità ed integrità territoriale dei confini internazionali riconosciuti e per proteggere la popolazione dall’aggressione russa.
Il provvedimento di assistenza a Kiev è, inoltre, pienamente in linea con l’art. 51 della Carta dell’ONU che recita: Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale […]”.

Un parere su come sta proseguendo l’attività militare nel territorio ucraino?
“L’attesa e oltremodo preannunciata offensiva ucraina sembra avvicinarsi sempre di più.
Le truppe russe sono attestate su posizioni difensive su quasi tutti i circa 1.200 km il fronte a meno di Bakhmut, dove si combatte da oltre 9 mesi casa per casa, e in corrispondenza delle località di Marinka, Avdivka e Vuhledar nell'oblast di Lughansk, dove Mosca mantiene l’iniziativa per tenere impegnate verosimilmente le forze avversarie.
Dopo i tanti proclami, ultimamente anche gli Ucraini sono più generici su dove e quando avverrà l'attacco.
Le notizie di militari di Kiev oltre il fiume Dnipro a sud di Kherson riguardano probabilmente forze speciali infiltratesi per prendere informazioni sulle difese russe e per azioni di disturbo tra le linee avversarie.
Bisogna considerare che il fiume in quel tratto è largo almeno un chilometro e quindi non sarà certo facile attraversarlo con mezzi pesanti, sotto il fuoco nemico, senza una accurata e complessa organizzazione.
Un'altra possibilità è quella di effettuare un’azione diversiva a Kherson e attaccare invece in direzione di Melitopol. Questo infatti permetterebbe agli Ucraini di tagliare in due il territorio occupato, isolando le linee di comunicazioni terrestri che collegano la Russia alla Crimea e lasciando a quest'ultima la sola possibilità di essere rifornita attraverso il ponte di Kerch, già colpito e danneggiato lo scorso anno.
Non è escluso che gli Ucraini possano attaccare a nord di Bakhmut dove avevano sfondato il fronte a settembre.
Sull’avvio dell'offensiva può influire anche il “fattore data” da parte del Presidente Zelensky, ovvero quello di cercare di offuscare la cerimonia militare sulla Piazza Rossa di Mosca del 9 maggio, in occasione dell’anniversario della Vittoria dell'Unione Sovietica sui nazisti, iniziando proprio in quel giorno il contro-attacco ucraino”.





Maria Clara Mussa
 
  
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