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foto di: Cortesia Santo Cucé
La Guerra del Golfo. Diario di una guerra dimenticata
Il generale Mario Arpino racconta nel libro le sue esperienze ed i fatti accaduti nel periodo dell'attacco bellico all'Iraq
21-11-2021 - La presentazione di un libro è sempre un evento entusiasmante per coloro che traggono dalla lettura continui stimoli di ragionamento e crescita della propria coscienza.
Martedì 16 Novembre scorso, la Casa dell’Aviatore ha ospitato la presentazione di un libro che farà sicuramente parte della letteratura dedicata alla storia e scritto con dovizia di particolari dal generale Mario Arpino, già capo di stato maggiore della difesa.
Edito dalla Edizioni Storia Militare Srl. Il libro ’’La guerra del Golfo’’ Diario di una guerra dimenticata narra in modo esaustivo la partecipazione dell’Italia con l’operazione Locusta. Eventi raccontati da chi li ha vissuti di persona che afferrano l’attenzione del lettore sino all’ultima pagina.
La cerimonia di presentazione è stata aperta dal generale Nazzareno Cardinali, presidente della Sezione Roma 2 Luigi Broglio dell'Associazione Arma Aeronautica, che ne ha curato l'organizzazione e del generale Giulio Mainini, presidente Nazionale dell’Associazione Arma Aeronautica–Aviatori d'Italia.
Quindi ha preso la parola il generale Luca Goretti, Capo di stato Maggiore dell’Aeronautica Militare: “Una testimonianza importante per la storia dell'Aeronautica Militare, che da questa missione ha iniziato un processo di cambiamento che ci ha portato fino ai giorni nostri. Ed è un grande piacere ed un onore prendere parte alla presentazione di questa opera del generale Arpino, quello che per molti di noi è stato non solo un comandante, ma anche una sorta di secondo padre. E’ un libro fatto con il cuore, una testimonianza importante, non solo per la missione in sé, ma per tutta la storia recente dell'Aeronautica Militare. Da quella missione in poi, la Forza Armata ha iniziato a cambiare; se oggi siamo ciò che siamo, lo dobbiamo molto alla modestia, alla lungimiranza e alle grandi capacità del generale Arpino. Mi piace pensare che questa guerra non sia realmente dimenticata: molti altri equipaggi si sono trovati in seguito ad affrontare altre situazioni di conflitto, sono certo facendo tesoro di quegli insegnamenti”.
Goretti ha concluso ringraziando l’Associazione Arma Aeronautica per il supporto all’iniziativa editoriale, sottolineando quanto siano importanti tali iniziative per portare l'Aeronautica all'esterno e farla conoscere anche alle generazioni più giovani.
Era presente anche il generale Alberto Rosso, che da pochi giorni ha lasciato l'incarico di capo di stato maggiore dell'Aeronautica: “Molti eventi del dopoguerra rischiano di finire nel dimenticatoio. Quest'opera ha un grande valore, perché aiuta a tenere viva la memoria su una pagina di storia densa di sacrifici e vissuta in un contesto molto difficile. La principale funzione della storia, del resto, è proprio quella di aiutare a capire il passato e trarne gli insegnamenti utili affinché gli errori commessi non si ripetano. L’Aeronautica Militare non era abituata a fare azioni di guerra; la missione nel Golfo ha aperto gli occhi a su un mondo completamente nuovo ed ha avviato un percorso di crescita che ci ha portato fino ad oggi. La lezione più importante che ci portiamo dietro è che addestrarsi al meglio è certamente importante, ma ancor di più è fondamentale mantenere la mente sempre aperta alle nuove esigenze e a nuove dottrine di impiego del mezzo aereo. Dobbiamo essere bravi ad acquisire e mantenere capacità e macchine flessibili, per affrontare situazioni a cui magari adesso non riusciamo neanche a pensare, sfide alla sicurezza verso le quali dobbiamo farci trovare assolutamente pronti e preparati”.
Al tavolo con Arpino e Rosso erano anche il colonnello Alessandro Cornacchini, già storico Direttore della Rivista Aeronautica, che ha moderato l’incontro coordinando gli interventi dei relatori ed il generale ispettore Capo Basilio Di Martino, Capo del Corpo del Genio Aeronautico e uno dei massimi storici dell’Aviazione italiana.
Di Martino ai tempi della missione nel Golfo Persico era giovane ufficiale tecnico del Reparto Sperimentale Volo: “La storia ci insegna che non è inconsueto arrivare un po' impreparati agli eventi, è nell'ordine delle cose. I nostri equipaggi Tornado erano addestrati a profili di volo bassi e bassissimi, quella era la dottrina di impiego fino a quel momento. In pochissimo tempo ci fu chiesto, a noi della parte tecnica quanto agli equipaggi, di riconfigurarci per un altro tipo di missione; ed è quello che è accaduto grazie a quello spirito e senso di appartenenza che a mio avviso contraddistinguono la Forza Armata, oggi come allora”.
Eh sì, Arpino ha toccato un tasto della storia recente italiana che rischiava di essere posto nel “dimenticatoio”. Un fatto, anzi, una guerra dimenticata. Una guerra accaduta dopo la seconda Guerra Mondiale; per l’Italia, la prima Guerra dopo quella terminata nel 1945. Guerra che egli ha vissuto da bambino che, appassionato già da allora di Aeronautica, usciva di nascosto dal rifugio per andare a vedere gli aerei di Adriano Visconti in picchiata nei cieli del Friuli. L’Aeronautica nel cuore dunque.
Nel corso delle operazioni belliche in Arabia Saudita durante la crisi del Golfo, dall'ottobre 1990 al marzo 1991, egli era a capo dell'unità di coordinamento aereo. Era impegnato giorno e notte, coadiuvato dal maresciallo Divetta, anch’egli alla presentazione del libro e salutato con grande rispetto dal generale Goretti. Arpino ha elogiato Divetta, quale soldato straordinario per le sue capacità professionali, poliglotta, instancabile nel restare operativo giorno e notte, senza sosta (di lui parla anche nel suo libro).
Quel libro che, ha sottolineato l’autore, non si tratta dell'ennesimo libro sulla guerra del Golfo, argomento che è stato oggetto di diverse altre opere in passato. “Avevo il desiderio di raccontare quell'esperienza operativa, far capire, attraverso aneddoti quotidiani e riflessioni personali, le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare. Non potevo tenere dentro di me tutte quelle cose che sapevo solo io… ho sentito il dovere di render giustizia a quaranta persone, su sessanta milioni di Italiani, che hanno fatto quella guerra, una guerra dell’ultimo momento, visto che la decisione di intervenire non arrivava mai…
Il nostro contingente aereo con i suoi Tornado, per decisione del governo italiano che la parola guerra non ha mai voluto pronunciare, erano in quel periodo a “supporto della flotta navale” e, nel momento importante dell’attacco all’Iraq che aveva invaso il Kuwait, era a terra in attesa di ordini, rendendosi “ridicolo” agli occhi delle altre forze internazionali che stavano attaccando.
E Arpino fa venire la pelle d’oca quando descrive quei momenti in cui da Italiano deve sopportare gli sghignazzamenti degli alleati.
L’unico che avesse capito cosa stava davvero accadendo in quel frangente”, racconta Arpino, “era l’allora Presidente della Repubblica Cossiga… nel cielo volavano 270 cisterne aeree e noi a terra ad aspettare…”.
Una delle tante lezioni apprese, dunque, come quella del volo a bassissima quota a cui operava il Tornado di Bellini e Cocciolone, che vennero poi presi prigionieri dalle forze irachene che avevano abbattuto il loro velivolo, e che da allora è stata una “lezione appresa”.
Lezioni apprese, dalle Forze Armate, sottolinea ancora Arpino: “ma la politica le ha apprese?


Maria Clara Mussa
 
  


 
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