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foto di: Cybernaua
Ricostruzione dell'Ucraina, chi c'é e chi non c'é?
Ne parliamo con il generale Mario Arpino, sottile osservatore della geopolitica attuale
06-05-2023 - Dopo i crolli di Silicon Valley Bank negli Stati Uniti, e soprattutto di Credit Suisse in Svizzera, anche Deutsche Bank trema. Centodieci sono le banche fallite in USA sino ad ora
Sono alcune osservazioni che salgono all’attenzione ultimamente, mentre gli squali della finanza speculativa osservano con interesse. Crisi bancaria preoccupante?  La Comunità internazionale da mesi trema con la preoccupazione di veder sparire nei buchi neri della speculazione i propri risparmi.
Invece, nel corso della ‘’Conferenza bilaterale per la ricostruzione dell’Ucraina’’, tenutasi a Roma il 26 aprile scorso, un ingente numero di istituti bancari internazionali è intervenuto in piena forma, davanti ad una platea di imprenditori, garantendo pronta consegna di finanziamenti per progetti strutturali e sociali a favore dell’Ucraina, che ancora non è entrata in UE, ma che abbiamo sentito tutti volerla accogliere.
 Cifre importanti, per la ricostruzione di un Paese che è ancora impegnato nel conflitto con la Russia e al quale, usando il fondo europeo per la pace, l’unione europea continua ad inviare armi.
Pare un insieme di paradossi, di cui vorremmo parlare con il generale Mario Arpino, sottile osservatore della geopolitica attuale, nonché Capo di stato Maggiore della Difesa dal 1999 al 2001, ma prima ancora, capo dell'unità di coordinamento aereo di Riyadh in Arabia Saudita durante la prima guerra del Golfo.
Generale, grazie per la sua disponibilità. Vorremmo un parere su quanto sta accadendo in reazione alla situazione ucraina.

Qual è stata la sua reazione alle varie dichiarazioni dei rappresentanti di banca mondiale, banca europea, FMI e vari altri istituti bancari pronti a porgere aiuti finanziari?
“Ho pensato come l’iniziativa del 26 aprile sia stata molto apprezzabile e non abbia portato nulla di nuovo sotto il sole, se non nelle modalità di svolgimento. Da ragazzino ho trascorso ore e giorni tra sirene d’allarme, fughe da scuola con corsa al rifugio e macerie in ogni luogo. Abitavo nel nord-est e la cosa è durata molto a lungo. Ma subito dopo, provvidenzialmente, sono arrivati piano Marshall e UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), facendo partire velocemente la ricostruzione ed un nuovo stile divita. Quei piani – ho riflettuto - erano stati certamente abbozzati mentre ancora i bombardieri americani ed inglesi stavano smantellando le città tedesche e del Nord Italia. Quelle di cui già, sotto la guida Usagli Alleati si preparavano a ricostruire. Sta accadendo anche per l’Ucraina, con la macroscopica differenza che questa volta il piano non lo sta redigendo chi bombarda e distrugge – la Russia – ma chi partecipa a difendere e si prepara ricostruire. Che c’é di male? Certo, non c’è solo spirito umanitario, ma anche interessi economici e ricerca di un ruolo. E’sbagliato? Non mi pare”.

La politica italiana in Conferenza era rappresentata dalla presidente Giorgia Meloni, entusiasta per la realizzazione di un evento promesso personalmente a Zelensky. E, a seguire, da tutta una serie di ministri che hanno praticamente esposto tutti o stesso parere. Secondo lei, mettono avanti intenzioni prima di capire che fine possa fare la guerra in corso?
“Si, tutti i “mondi” politici e industriali hanno partecipato uniti a questa conferenza bilaterale, unitarietà che il nostro ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha definito come un “insieme per il processo di rinascita”, continuando con un “la pace si difende con la libertà”. Entusiasta, quasi trionfalistica, l’intervento di Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. Tutti i nostri grossi calibri. In collegamento video il presidente Volodymyr Zelensky ed in presenza tutti i suoi principali collaboratori. Hanno partecipato, racconta la cronaca, circa mille tra associazioni e imprese tra le quali le più grandi società private e pubbliche italiane. Seguiranno, seguendo l’esempio, altre due conferenze, ospitate da Francia e Germania. Noi siamo stati i primi, anche se in Germania e in Svizzera qualcosa, sebbene con presupposti assai diversi, si era già mossa”.

Abbiamo venduto la pelle dell’orso prima di averlo steso?
“Certo la guerra non è finita, e potrebbe durare ancora a lungo. Ma non in eterno, era tempo di muoversi. Serve anche per capire chi c’è e chi non c’è in questo nuovo gioco. Forse può davvero sembrare che si stia “vendendo la pelle dell’orso prima di averlo steso”, ma non è cosi. Si tratta solo di sano realismo: le distruzioni ci sono e continuano, sono sotto gli occhi di tutti, e nessuno pensa davvero che un’aggressione amata possa terminare impunemente con un successo per l’aggressore. In ogni caso, è stato formalmente promesso all’Ucraina l’ingresso nella Unione Europea, se non ancora nella Nato. Ma non sarà certamente la Russia a ricostruirla, come ha contribuito a fare l’America con l’Europa dopo la seconda guerra mondiale. Gli interessi in gioco, cosi come sono emersi in una conferenza tenuta a Lugano lo scorso luglio, per il “coordinamento dei donatori”. Solo per il fast recovery delle aree uscite dall’occupazione russa la Banca Mondiale calcola un fabbisogno di 14 miliardi di dollari a fronte dei 411 totali per la ricostruzione completa, mentre il governo ucraino si era spinto a stimane ben 750 (fonte Sole24 ore)”.

Il fondo europeo per la pace, è alimentato ulteriormente e usato per l’acquisto di armi. Ha senso?
“Questo è un argomento su cui infuria la polemica. Soprattutto in Italia, mentre in Europa c’è un certo accordo a procedere in questo senso. La proposta era stata originata già nel marzo scorso da Josep Borrel, il responsabile della diplomazia europea. Questo fondo è uno strumento finanziato dall’Unione con un budget di circa 5 miliardi di euro che viene usato per potenziare le capacità delle Forze Armate per garantire la sicurezza del territorio nazionale. Il bilancio è finanziato dagli Stati membri in funzione del loro prodotto interno lordo, il Pil, quindi anche con i soldi dei contribuenti italiani. L’utilizzazione per acquisto di proiettili da 155 per l’artiglieria ucraina sarebbe quindi improprio, ma è stato approvato in deroga. Ciò che invece non è stata approvata è la proposta italiana di scorporare dal calcolo del nostro deficit i fondi per gli armamenti (ripristino scorte, assistenza all’Ucraina, 2% o più concordato con la Nato, ecc.). Questo provocherebbe un paradosso, nel senso che gli aiuti europei, se spesi per gli armamenti, contribuirebbero ad incrementare il nostro deficit. Al di là delle argomentazioni ideologiche, è proprio questo paradosso ad alimentare qui da noi amarezza e scontento”.

Un parere su come sta proseguendo l’attività militare nel territorio ucraino?
“La situazione è di stallo, con l’Ucraina che afferma di essere “quasi” pronta alla controffensiva estiva, per riconquistarsi tutto (inclusa la Crimea) e la Russia che continua a scavare trincee, avvicendare generali, bombardare città ucraine, arruolare riservisti, far scattare le procedure di leva per decine di migliaia di giovani e bloccare i visti per evitare l’emorragia verso l’estero.
Resta il fatto che, mentre noi occidentali stiamo diventando sempre più globalisti, una buona parte dei cittadini russi, anche nel versante al di qua degli Urali, rimane fortemente “patriottica”, e quindi non contraria, o addirittura in sostegno, dell’”operazione speciale” voluta e maldestramente condotta da Putin. Nell’ottica russa ancora prevalente, le ragioni della Storia e gli innegabili dettami della Geopolitica (il carattere e la cultura di un popolo sono plasmati dal suo posizionamento geografico) sono elementi a loro favore. E ci credono. Come fattore evolutivo a favore della rottura dello stallo militare (in un verso o nell’altro) c’è il fatto che alla Russia in questi ultimi tempi sta venendo a mancare un supporto davvero incondizionato da parte di Cina ed India, le due maggiori masse demografiche continentali. Altro fattore, questa volta di natura militare, è il solco che sembrerebbe acuirsi tra l’organizzazione privata Wagner ed il vertice politico. Vedremo entro l’estate quale piega prenderanno gli eventi, perché, considerata anche la mole di propaganda portata avanti dai due contendenti, al momento nulla può essere dato per scontato. Si tratta di una vicenda di carattere epocale, che a mio avviso non finirà affatto con la tanto attesa ed annunciata “campagna estiva”.”


Maria Clara Mussa
 
  


 
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