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Sudan: un conflitto con notevoli implicazioni geopolitiche (da Reportdifesa.it)
I 700 chilometri di costa sul Mar Rosso fanno gola a Russia, Cina, USA, Arabia Saudita, Egitto e Turchia (da Reportdifesa.it)
24-04-2023 - Dopo il golpe del. 2019 contro Omar al Bashir, al potere dal lontano 1989, il governo si reggeva sul fragile equilibrio tra le ambizioni dei capi militari, in particolare tra i contendenti di questi giorni: il Generale Abdel Fattah Al-Burhan, comandante dell’Esercito sudanese e il Generale Mohamed Hamdan Dagalo (“Hemedti”), capo del potente gruppo paramilitare Forze di supporto rapido (RSF).
Saltato l’accordo, fortemente sponsorizzato dall’Arabia Saudita, è venuta meno anche l’esile speranza di una transizione pacifica verso un governo di civili, ispirato, almeno in teoria, a principi democratici.
In palio, per le grandi e medie potenze interessate, ci sono soprattutto i 700 chilometri di costa sudanese sul Mar Rosso, dove Russia, Cina, gli Stati Uniti, i sauditi, l’Egitto e la Turchia cercano punti d’appoggio.
I russi sono in vantaggio, forti del vecchio accordo con Al Bashir per la costruzione di una base navale e delle concessioni per lo sfruttamento delle miniere d’oro, sulle quali vigilano da tempo i mercenari della Wagner.
Hanno buoni rapporti con entrambe le fazioni, specialmente con “Hemedti”.
I cinesi hanno già due porti: Haidob, costruito dalla China Harbor Engineering Company, e Bushair, mentre è stato appena concluso, in dicembre, un accordo tra Sudan ed Emirati Arabi Uniti per sviluppare e gestire il porto di Abu Amama.
I primi sei partner commerciali del Paese sono appunto gli Emirati, la Cina, il confinante Egitto, l’Arabia Saudita, la Russia e la Turchia. Solo settimi gli Stati Uniti.
L’instabilità in Sudan ha già portato grandi sofferenze alla popolazione, desta fortissime preoccupazioni di ordine umanitario, e rischia di rafforzare ulteriormente il processo di “deoccidentalizzazione” dell’Africa, in corso da tempo.
Alle difficoltà francesi in Mali e Burkina Faso (solo per citare gli ultimi esempi) corrispondono la consolidata posizione della Cina negli affari del Continente e l’ascesa della Russia come partner soprattutto militare.
Non è un caso se, in occasione delle votazioni all’ONU sulle risoluzioni di condanna dell’aggressione russa all’Ucraina, una ventina di Paesi africani si astengono regolarmente e qualcuno vota contro.

Di Paolo Giordani - presidente dell’Istituto Diplomatico Internazionale (IDI)
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