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Volontariato ospedaliero come scuola di vita
Quando ci avviciniamo ai malati ci rendiamo conto di quanta sofferenza fisica ma anche morale siano costretti a sopportare

01-11-2022 - Viaggiare è sempre stato considerato una scuola di vita per le persone che incontriamo, per gli ambienti di culture diverse che veniamo a conoscere, per i cibi che caratterizzano i vari popoli, per il mondo che si apre davanti a noi e dal quale veniamo ad impossessarci del grande tesoro della conoscenza.
La conoscenza e la scuola di vita sono due valori che ritengo di poter applicare anche al volontariato ospedaliero che da anni ho servito come volontaria dell’AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) del Mugello presso l’ospedale di Borgo San Lorenzo. Sto usando il verbo “servire” al passato prossimo, perché recentemente mi sono dovuta dimettere da questo servizio per impegni famigliari che richiedono più costante la mia presenza in famiglia.
E’ una decisione sofferta. Quando ci avviciniamo a quella parte di umanità malata ci rendiamo conto di quanta sofferenza fisica ma anche morale siano costretti a sopportare. Allora anche un piccolo gesto di aiuto, un sorriso, una parola di conforto ti fanno capire quanto siano preziosi per loro e il non poterlo più fare ci priva di quella parte di noi che, donandola, viene alimentata da quanto riceviamo. Diventa un dare e un avere.

Vivere il volontariato ospedaliero diventa una terapia psicologica perché ci fa entrare in rapporto con noi stessi per poter poi comunicare al meglio con quanti si rivolgono a noi per varie richieste. Per regolamento dell’Associazione, attiva in tutta Italia, il volontario Avo non può chiedere niente al malato della sua malattia, ma è tenuto ad ascoltare chiunque di loro abbia necessità di parlare del proprio male come se, parlandone, se ne liberassero e lo lasciassero uscire dal proprio corpo.
Siamo tenuti ad ascoltare, un ascolto che ci fa entrare in empatia con la persona malata e che ci unisce per quel legame che ci accomuna tutti che è la vita stessa. Ma non solo perché, nel rispettare le regole dell’Associazione e nel contattare con consapevolezza il malato che ci troviamo di fronte, impariamo ad essere più attenti al nostro comportamento anche quando lasciamo l’ospedale e riprendiamo la regolare routine quotidiana. Migliorano anche i nostri contatti con la propria famiglia e con tutti coloro che conosciamo. Acquistiamo un nuovo equilibrio interiore che ci aiuta a riflettere sui veri valori della vita rendendoci più forti nell’affrontare quanto la vita ci potrà chiedere in qualsiasi momento del nostro percorso terreno.

Ce lo insegnano gli stessi malati che incontriamo, ai quali va tutta la mia ammirazione per la loro sofferta accettazione e la loro evidente dimostrazione di voler combattere insieme alle cure cui devono sottoporsi. La volontà di vivere è un aiuto determinante per potenziare l’effetto delle cure e per aiutare i medici nella loro assistenza. Ho avvicinato per anni malati di tumore durante il mio servizio di accoglienza in oncologia.Tanti che poi sono guariti, come purtroppo anche alcuni che non ce l’hanno fatta. Ma anche di questi ultimi ho un indimenticabile ricordo per la loro tenacia nel sopportare la sofferenza con dignità e mi sono sentita dire da alcuni che la sofferenza ha un significato profondo: quello di essere ancora in vita.

Il volontario Avo, anche se costretto a lasciare il servizio, rimane sempre volontario Avo. Ricordo che i primi anni del mio servizio spesso mi dicevo che avrei potuto chiamarmi Stefania Avo come se fosse un mio secondo cognome. Ho spesso sentito apprezzare dai malati la presenza dei volontari AVO in ospedale e sono rimasta sorpresa quando siamo stati definiti “Angeli” noi che doniamo parte del nostro tempo per avvicinare anche solo con un sorriso questi malati. “Voi volontari siete angeli per noi grazie!” me lo sono sentita dire tante volte, magari anche per un semplice aiuto dato. Non è necessario collegare la parola angeli alla religione anche perché l’Associazione Avo è laica ed accetta volontari a qualsiasi fede appartengano. Intendiamo attribuire il significato di angeli a chiunque abbia un gesto di aiuto per il nostro prossimo, specialmente per un malato, perché in momenti di difficoltà diventiamo tutti più fragili. Ma ciascuno di noi ha dentro di sé una fonte di energia spirituale che solitamente viene proprio attivata per difendersi dalla malattia o da qualsiasi altra difficoltà che la vita ci presenta. Questa energia ci aiuta ad accettare ma non dobbiamo mai identificarci con situazioni negative. Noi non siamo solamente la malattia o altra difficoltà da superare. Dobbiamo cercare di andare ‘’oltre’’ con la potenza del nostro pensiero e con la forza della speranza che non deve mai abbandonarci. Grazie AVO.




Stefania Guerri
 
  
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