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Libia sull’orlo di una nuova guerra civile tra feriti da curare e petrolio da proteggere
Pronta l’Operazione Ippocrate: un passo in più rispetto a quanto realizzato fino ad ora dall’Italia. Impegno italiano senza sosta per la riappacificazione in Libia e nella difesa degli interessi nazionali
14-09-2016 - “Operazione Ippocrate” è l’intervento sanitario-militare italiano per aiutare i militari del Governo di accordo nazionale che combattono l’Isis.
Lo ha annunciato il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ieri nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato per riferire sugli sviluppi della situazione in Libia.
“Siamo pronti per realizzare un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata” ha detto, spiegando che consentirà di garantire le cure alle forze di sicurezza libiche rimaste ferite nella battaglia di Sirte contro i jihadisti dello Stato Islamico. 
L’Operazione prevede l'installazione di un ospedale da campo italiano in Libia, con lo schieramento di 300 militari: 65 tra medici e infermieri, 135 unità di supporto logistico generale e 100 unità che costituiscono la vera e propria 'force protection', adibita cioè ad assicurare la sicurezza del nosocomio.
Una missione "umanitaria" che dovrà essere "tempestiva" data la presenza di militari libici feriti sul campo nei combattimenti di questi giorni, per la quale “il governo adotterà i provvedimenti normativi del caso”.
L’ospedale da campo avrà, tra le sue capacità iniziali, quelle di effettuare “triage”, visite ambulatoriali, trasfusioni e disporrà di 12 posti letto. Sarà disponibile anche un team chirurgico di supporto composto da 6 unità che affiancherà i medici libici nell’ospedale di Misurata.
La capacità finale sarà raggiunta dopo 3 settimane, quando nell’ospedale da campo sarà possibile il ricovero di 50 pazienti (due in terapia intensiva) ed effettuare un’ampia gamma di prestazioni sanitarie tra cui anche la diagnostica per immagini.
“A regime - ha aggiunto il ministro - lavorerà in piena sinergia con l'ospedale di Misurata”.
Nell’ambito dell’operazione ‘’Ippocrate’’ anche il dispiegamento di un velivolo C27J dell’Aeronautica Militare, nel caso fosse necessaria una evacuazione di emergenza, e di una nave - già prevista nel dispositivo di 'Mare Sicuro' - al largo delle coste libiche per il supporto logistico.
“La richiesta di realizzare una struttura sanitaria in Libia - formulata al nostro Governo dal governo Serraj - risale allo scorso 8 agosto. Il 15 agosto c'è stata una prima ricognizione della Difesa a Misurata per verificare quanto necessario. Il 23 c'è stata un'altra ricognizione per valutare le questioni logistiche e quindi abbiamo inviato un Nucleo di collegamento presso il ministero della Difesa libico, in modo da attivare lì la necessaria interlocuzione per andare avanti col progetto”.
Richiesta davanti alla quale il nostro Paese “che insieme ai principali alleati segue quotidianamente l’evolversi della situazione complessiva e le tensioni politiche” non si è fatto trovare impreparato.
L'Italia continuerà il suo impegno in Libia "cercando di svolgere un ruolo più avanzato nella crisi. In questo contesto rientra la decisione di nominare il ministro Giuseppe Perrone nuovo ambasciatore in Libia e spostarlo a Tripoli al più presto". Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni alle Commissione Esteri e Difesa di Camera e Senato. 
Riferendosi ai compiti dei militari, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha tenuto a ribadire davanti alle commissione parlamentari come l'Italia non stia inviando in Libia "boots on the ground", ovvero forze armate da impegnare in una campagna militare, semmai "meds on the ground". "Un'operazione che deve avere una protezione militare" perché "l'ambiente non è sicuro e i medici necessitano di quella protezione militare, stiamo mandando un ospedale, non una portaerei”, mentre l’Italia sta contribuendo alle operazioni di sminamento del territorio libico a Sirte con una somma di 500 mila euro.
www.cybernaua.it/photoreportage/reportage.php?idnews=5339
“Lo scorso mese di agosto è stato svolto un lavoro preparatorio per avere possibilità di essere immediatamente operativi e rispondere ad una richiesta esplicita”, ha spiegato il Ministro della Difesa Roberta Pinotti -  il 15 ed il 23 agosto sono state effettuate delle ricognizioni tecnico logistiche e, successivamente, è stato inviato un nucleo di collegamento presso il Ministero della Difesa libico.
Nel suo intervento Pinotti ha affermato inoltre che a Sirte le milizie di Daesh “sono confinate in uno o due chilometri quadrati distribuiti su due e tre quartieri” e che “le forze libiche di Al Serraj hanno sigillato l'area dove si trovano i jihadisti, con un anello di contenimento”.
Un risultato importante stante la “preoccupazione che i jihadisti, scappando da lì, potessero portare instabilità in altri territori".
Nel frattempo a fine mese prenderanno il via le operazioni di addestramento della guardia costiera e della marina libica nell’ambito della missione Eunavfor Med, così come dichiarato dal Ministro della Difesa Pinotti che ha aggiunto che in Libia “la situazione è frastagliata e con elementi di instabilità” ma che su diversi versanti, quali lotta al terrorismo, azioni umanitarie, addestramento “sono stati compiti passi concreti che valutiamo molto positivi”.
Intanto a Misurata l’ospedale continua ad essere sotto pressione estrema, anche se i combattenti più gravemente feriti sono volati regolarmente in Italia, così come in altri paesi, tra cui la Tunisia, Marocco e Algeria.
Anche la reception dell’ospedale è stata trasformata in un reparto, mentre si lotta per far fronte ai feriti che arrivano di continuo: dall’inizio delle ostilità sono circa 3.000 i combattenti che sono stati feriti e più di 520 uccisi, da quando l'assalto dell’Isis ha avuto inizio nel mese di maggio.
I 200 uomini della Folgore sono la prima parte di soldati italiani che verosimilmente potranno andare in Libia.
Possiamo pensare che Il passo successivo sarà l'invio degli addestratori e delle componenti "sicurezza", a cui si unirà quella logistica. E infine le truppe di combattimento vero e proprie sotto un comando di livello divisionale, per garantire la sicurezza dell'interesse nazionale (petrolio e controllo dei flussi migratori), volenti o nolenti il nostro interesse. Non sarà una passeggiata.
"L'offensiva militare con cui le milizie del generale Haftar hanno catturato alcuni importanti centri petroliferi libici rischia di far sprofondare il paese in una nuova guerra civile. L'Europa deve mostrarsi unita nel sostenere il legittimo Governo di Accordo Nazionale il quale, sostenuto dall'Onu, rappresenta l'unica speranza per una soluzione stabile e unitaria della crisi libica". Lo afferma Massimo Artini, deputato di Alternativa Libera e vicepresidente della commissione Difesa della Camera.
"Le forze che sostengono il governo di accordo nazionale - prosegue Artini - si sono logorate nella battaglia per liberare Sirte dall'Isis, uno sforzo militare richiesto loro dai paesi occidentali. Adesso non possiamo abbandonarle alla mercé di un signore della guerra: anche l'Italia deve essere pronta a dare il proprio concreto sostegno all'esecutivo di Fayez al-Serraj”.
"Purtroppo - conclude l'esponente di Alternativa Libera - ci sono paesi che più o meno segretamente sostengono militarmente il generale Haftar e sono dunque in gran parte responsabili di questa grave situazione. Serve, pertanto, anche una forte iniziativa diplomatica, perché l'Europa deve avere una sola voce e muoversi compatta, almeno quando si tratta di affrontare una crisi internazionale".
Intanto i Governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito hanno condannato gli attacchi occorsi nel fine settimana ai terminal petroliferi di Zueitina, Ras Lanuf, Es Sider e Brega da parte delle truppe agli ordini di Haftar.
“Facciamo appello a tutte le parti per un immediato cessate il fuoco e per prevenire ogni ulteriore scontro - si legge nel comunicato congiunto - ci rivolgiamo a tutte le parti in causa perché evitino ogni azione che potrebbe danneggiare le infrastrutture energetiche libiche o compromettere ulteriormente le esportazioni. Il greggio libico appartiene al popolo libico. Il Consiglio Presidenziale (PC) è il solo amministratore di queste risorse. Il Consiglio Presidenziale e le altre Istituzioni dell’Esecutivo di Accordo Nazionale hanno l’obbligo di assicurare che i proventi del petrolio siano utilizzati per fornire servizi essenziali per la popolazione libica. Le infrastrutture petrolifere, la produzione e l’esportazione devono rimanere sotto l’esclusivo controllo della National Oil Corporation (NOC) che agisce sotto l’autorità del GNA. Facciamo appello a tutte le forze militari che sono entrate nella Mezzaluna petrolifera a ritirarsi immediatamente, senza precondizioni”.
I Governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito riaffermano il loro sostegno completo al GNA  come sola autorità esecutiva della Libia: “Le forze libiche dovrebbero unirsi nella lotta contro Daesh e gli altri gruppi terroristici listati dalle Nazioni Unite. La violenza intra-libica mina la stabilità della Libia e fomenta la divisione. Il futuro della Libia deve essere determinato da accordi politici, e non da conflitti. La creazione di una forza di sicurezza unificata, efficiente e posta sotto il controllo del GNA rappresenta la speranza migliore per la Libia per proteggere le proprie risorse a beneficio di tutta la popolazione. Sollecitiamo una cooperazione pacifica tra le forze armate libiche e un impegno immediato per creare una forza militare professionale. Tutte le forze libiche hanno la responsabilità di servire l’intero Paese, e di agire a beneficio di tutti i libici. Diamo il benvenuto agli sforzi dei Partner per incoraggiare tutte le forze a evitare ulteriori scontri”.
“Ribadiamo l’intenzione di applicare la Risoluzione 2259 del Consiglio di Sicurezza, incluse misure contro l’illecita esportazione di greggio, le attività che potrebbero danneggiare l’integrità e l’unità delle Istituzioni finanziarie libiche e la NOC, e contro individui ed entità impegnati o che sostengono atti che rappresentano una minaccia per l’unità, la pace, la stabilità e la sicurezza della Libia”. 
“Gli attacchi durante il fine settimana su diversi terminali di petrolio in Libia mettono in pericolo le infrastrutture energetiche della Libia nel momento in cui la Libia e il suo governo legittimo bisogno più che mai di essere in grado di sfruttare appieno campi petroliferi della Libia per il bene della sua gente” - ha dichiarato Federica Mogherini, alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza dal 1º novembre 2014.
“L’Unione Europea invita tutte le parti a cessare immediatamente le ostilità e ad astenersi da qualsiasi azione che possa ulteriormente danneggiare infrastrutture energetiche della Libia, che deve rimanere sotto il controllo esclusivo del governo riconosciuto a livello internazionale di National Accord (GNA), come l'unico governo legittimo in Libia, ed esorta inoltre le milizie esistenti ed i gruppi armati a rispettare l'autorità della GNA.
“L’UE continuerà a lavorare per garantire l'applicazione della risoluzione 2259, che prevede misure concernenti le esportazioni di petrolio illecite, attività che potrebbero danneggiare l'integrità e l'unità delle istituzioni libiche stato finanziario e la National Oil Company, e gli individui ed entità impegnate o sostegno atti che minacciano la pace, la stabilità e la sicurezza della Libia” - afferma Federica Mogherini, 
"Chiedo per immediata cessazione delle ostilità nell’area della mezzaluna petrolifera - ha dichiarato Martin Kobler - ed il rispetto per l’accordo politico libico ed il riconoscimento della Presidenza del Consiglio e del Governo di unità nazionale (GNA) come la sola Autorità in Libia”.
Il 12 settembre scorso, il rappresentante speciale del segretario generale e capo della missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) Martin Kobler ha espresso grave preoccupazione per gli scontri nell’area della mezzaluna petrolifera. Martin Kobler ha esortato le forze militari che si muovevano nella zona di fermare immediatamente combattimenti e astenersi da un'ulteriore escalation militare.
"Chiedo il rispetto della risoluzione 2259 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che riconosce il governo di Accordo Nazionale che consiste del Consiglio di Presidenza (PC) e il gabinetto di presidenza come l'unica autorità esecutiva in Libia. Le forze militari che proteggono gli impianti petroliferi devono essere sotto l'autorità del PC. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2259 contiene anche un chiaro divieto di esportazioni di petrolio illecite. Gli attacchi contro i terminali petroliferi minacciano ulteriormente la stabilità e portare a una maggiore divisione del paese. Essi limitano ulteriormente le esportazioni di petrolio e aggiungono ulteriore sofferenza al popolo libico", ha detto Martin Kobler.
"Esorto tutte le parti ad evitare danni alle strutture petrolifere. Le risorse naturali appartengono a tutti i libici e preservare infrastrutture petrolifere è nell'interesse nazionale", ha detto il rappresentante speciale, unendosi ai richiami del Consiglio Presidenza per un consenso globale a livello nazionale ed esprimendo il suo sostegno per le consultazioni che dovrebbero portare alla formazione di un nuovo governo di accordo nazionale.
L’ultima risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla Libia è la Risoluzione 2278 del 31 marzo 2016 dove, in modo esplicito, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite "condanna i tentativi di esportare illegalmente il petrolio greggio dalla Libia, anche da parte delle istituzioni parallele, che non agiscono sotto l'autorità del governo di Accordo Nazionale" e stabilisce un meccanismo attraverso il quale il GNA può chiedere aiuto esterno far rispettare questa regola.
“In altre parole - spiegano gli analisti Karim Mezran e Mattia Toaldo in una analisi pubblicata all’indomani degli attacchi delle truppe di Haftar ai pozzi petroliferi della Cirenaica -  l’olio può essere venduto solo legalmente dalla compagnia petrolifera nazionale (NOC), guidata da Abdullah Sanallah e con sede a Tripoli. Pertanto, la conquista di Haftar delle infrastrutture petrolifere non si traduce immediatamente in una risorsa di profitto. Lo scopo dell’offensiva di Haftar, invece, è quello di impadronirsi delle risorse togliendole dalla portata del governo di Tripoli di Fayaz al-Serraj e di destabilizzare la coalizione di gruppi armati che lo supportano, eliminando Ibrahim Jadran, comandante delle Guardie delle installazioni petrolifere  (PFG).
Senza dimenticare che forze speciali europee hanno supportato le truppe di Haftar contro i jihadisti a Bengasi e le forze di Misurata contro l’Isis a Sirte.
Gli analisti Kezam e Toaldo affermano che “preservare la neutralità del petrolio in Libia potrebbe essere interesse di tutte le parti in gioco e parte di un progetto più ampio di cui la riconciliazione tra le diverse città, tribù e gruppi sociali dovrebbe essere la chiave attraverso un nuovo e necessario patto sociale su come ridistribuire i proventi del petrolio”.
Ed anche in tal senso l’impegno italiano prosegue: “L’impegno italiano è stato senza soste e certamente continuerà - ha detto il ministro Paolo Gentiloni durante l’audizione davanti alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato - e continuerà anche sottotraccia, per cercare di svolgere un ruolo di riappacificazione in Libia e nella difesa degli interessi nazionali”.











Carmela Modica
 
  


 
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