09:50 venerdì 17.05.2024
A scuola per imparare a difendere
Nel Regional training center di Herat si addestrano i futuri agenti di polizia afgani
fotografie di: Daniel Papagni

09-05-2011 - Herat, Afghanistan.
Non è molto distante da Camp Arena, la scuola di polizia afgana. La raggiungiamo a bordo di un mezzo militare, accompagnati dal tenente colonnello Alessandro Mappa, comandante della task force composta dai carabinieri del Tuscania che addestrano gli allievi afghani. Comandante della scuola di polizia è il colonnello Allah Noor Mohammadi; il suo biglietto da visita dice: comandante del Regional training center di Herat. Gli altri centri si trovano ad Adraskan e a Kabul. Giungiamo al centro proprio mentre arrivano le reclute per il primo giorno di "scuola", assistendo alla distribuzione ai nuovi arrivati del kit per la pulizia e l'abbigliamento per il corso che li terrà impegnati per sedici settimane, il tempo necessario per diventare poliziotti.
I nuovi agenti che faranno parte dell’Afghan National Civil Order Police (ANCOP), la componente della polizia afgana a carattere militare, destinata ad essere schierata nelle zone più sensibili dell’Afghanistan, dove è richiesta un’adeguata preparazione tattico-militare con compiti prettamente combat e per esigenze di ordine pubblico. Questo corpo di polizia ricalca il modello del reggimento Tuscania e dei battaglioni mobili dell’arma dei Carabinieri, da dove peraltro provengono tutti gli istruttori.
Infatti, le capacità che essi esprimono e le esperienze acquisite sono considerate le più idonee alla formazione richiesta per l’ANCOP. Ce lo spiega il comandante Mappa, mentre ci accompagna a visitare il centro e il poligono dove assistiamo ad alcune fasi dell'addestramento al tiro alle sagome.
Con noi c'è sempre Philippe Leroy, nostro compagno di missione in Afghanistan, che per l'occasione risfodera i suoi ricordi di quando comandava un plotone in Indocina e in Algeria e che si appassiona a seguire le reclute afgane nel loro addestramento al tiro e alla infiltrazione ed esfiltrazione, alla "conquista" di una casa, in cui si allenano a "sfondare" porte e ad entrare con mitraglietta alla mano.
Il colonnello Mappa, mentre ci avviamo all'ufficio del comandante Mohammadi, che ha accettato di rilasciarci un'intervista, ci spiega: "Sono organismi italiani di carabinieri e finanza, tra Adraskan, Kabul ed Herat, i responsabili dell'addestramento del personale di ANCOP, per renderli operativi come "battaglioni mobili" (la nostra "Celere"); il corso di 16 settimane addestra dai 230 ai 250 allievi, di cui si perde il 10% durante il periodo di scuola. In ogni centro di addestramento operano dai 30 a 60 carabinieri, con la prospettiva di impiegarne di più, dato che si sta progettando di gestire sino ad 800 allievi contemporaneamente a corso."
"I rapporti con gli Afgani è ottimo", continua Mappa, che non è alla sua prima missione. Egli ne ricorda altre: in Kosovo, dove ha comandato un battaglione italo polacco, in ambito Eulex; in Palestina, la TIPH2, (Temporary International Presence in the city of Ebron), a cui ha partecipato, insieme a rappresentanti di Danimarca, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia, quale vice capo missione, dal 2006 al 2007, a garantire la presenza di unità di osservatori internazionali, nel rispetto dell’accordo di Oslo, sulla West Bank e sulla Striscia di Gaza, relativamente alla questione palestinese.
Con il colonnello Mappa, entriamo dal comandante della Scuola, il colonnello Allah Noor Mohammadi, che ci accoglie con cordialità e con il quale incominciamo a parlare con l’aiuto dell’interprete Hakimi.
Pare che alla scuola giungano molte richieste.
“Molti sono gli studenti che vogliono diventare agenti e che giungono da varie parti dell’Afghanistan”.
Ricevono un salario?
“Si, ogni studente prende circa 230 dollari al mese. Mentre un poliziotto operativo riceve dai 600 ai 1200 dollari al mese. E da quando la polizia afgana ha incominciato ad essere attiva in vari distretti afgani, le attività terroristiche dei talebani sono diminuite. In alcuni distretti, dove i talebani erano forti, ora grazie alla polizia le cose sono migliorate, i poliziotti, usciti dalle graduatorie, vanno in mezzo alla gente, sono educati per questo e danno un valido contributo al mantenimento della sicurezza.”
E le donne? Chiedono di entrare nel corpo di polizia?
“Certamente, risponde il comandante con un certo orgoglio, dal 2010 molte donne son venute a far parte della polizia, in vari dipartimenti.
E sono molto utili, soprattutto nei villaggi, dove ancora le donne, per cultura e tradizione, parlano solo con le donne.
Ho dato un suggerimento al ministero dell’Interno, di organizzare un centro dedicato solo alle donne, perché loro saranno un aiuto concreto al cambiamento del Paese”.
E non poteva mancare una domanda sui rapporti tra afgani e carabinieri.
“Il colonnello Mappa è perfetto e siamo felici di essere insieme ai carabinieri. Sono corretti, onesti, conservano e rispettano le nostre tradizioni. Sono forti.
Con loro condividiamo molte cose, nel lavoro e negli interessi. Sono veri amici, che stanno dando un grande contributo allo sviluppo del nostro Paese”.
Non potevamo che congratularci con la task force degli addestratori, condividendo con il colonnello Mappa l’orgoglio del comandante afgano e l’apprezzamento del loro operato. E lo stesso Mappa ci è sembrato orgoglioso dei suoi ragazzi:
“Lavorano sodo; fate sapere alle loro famiglie che stanno bene”.
Maria Clara Mussa


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