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Storie dimenticate

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Pilota naturista
Keller era solito dormire seminudo, appollaiato in cima ad un albero assieme alla sua aquila addestrata
22-05-2009 - “Sei tu, Guido Keller, compagno che sai parlare all’aquila e sai persuadere il somiero, compagno che sai tener prigione l’aquila e caricare di pazienza il somiero, sei tu venuto al mio capezzale?”
(Gabriele D’Annunzio, L’ala d’Italia è liberata, Roma, La Fionda, 1919)
Guido Keller nasce a Milano nel 1892 (o 1894) da un’antica famiglia aristocratica elvetica, i conti Keller von Kellerer, che si era trasferita in Lombardia verso la metà del Diciottesimo secolo. Personaggio eccentrico, “un po’ guascone e un po’ Don Chisciotte” (Claudia Salaris, Alla festa della rivoluzione. Artisti e libertari con D’Annunzio a Fiume, il Mulino, 2002), da molti definito “scapigliato”, esteta e uomo d’azione, appassionato di letteratura italiana e straniera, di arti figurative, musica, filosofia e sport, amante del rischio e refrattario alla disciplina e alle convenzioni.
“Keller era piccolo di statura, con una capigliatura sempre troppo abbondante e arruffatissima, con una barba selvaggia ma con baffi fieramente obbligati all’insù come quelli di un moschettiere. Aveva uno sguardo fra l’accigliato e il tenero; era alieno dagli scatti con i quali ognuno reagisce di fronte ad una enormità, contentandosi di una scrollatina di spalle o di un malinconico oscillare della grossa testa. Nessuno lo sentì mai alzare la voce. Sul più bello di una discussione nella quale stava per persuaderti (caso raro, perché di solito non lo capivi) ti lasciava, senza concludere la sua vittoria. Se mai sorrideva, ed era un sorriso che non dimenticavi più, niente ironia, niente superiorità: il bel sorriso puro di un fanciullo. Ma sorrideva rarissimamente perché tutto ciò che vedeva, anche la più grossa stramberia, era per lui cosa normalissima, e lo lasciava indifferente, o paternamente consenziente. Sorrideva di rado. Una vera risata, poi, non l’ha mai fatta. […] Sempre spiantato e sempre trasandato nel vestire ma con l’indifferenza del gran signore, un giorno ti capitava davanti con un capo di raffinata eleganza: una cravatta, un paio di scarpe indubbiamente provenienti da un ottimo negozio. Ma il giorno dopo la cravatta era lordata da una larga macchia d’olio che lui non si curava di togliere, e le scarpe erano orribilmente scalcagnate. Le aveva adoperate per una gita in montagna dove si era arrampicato di notte per assistere allo splendore dell’alba. E ti raccontava, senza enfasi però, la commozione che ne aveva provato. Ma se gli proponevi di ripetere la gita insieme ti guardava come se tu fossi matto.”
Mario Fucini, generale dell’Aeronautica e personaggio di spicco della prima guerra mondiale (da Igino Mencarelli, Guido Keller, Ufficio storico dell’Aeronautica, 1970)
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Guido Keller fu fondatore a Fiume del gruppo Yoga - che aveva come simbolo la svastica e la rosa a cinque petali- un gruppo con tendenze esoteriche e Naturistiche; fu un fustigatore della frangia reazionaria fiumana (secondo
quanto evidenziano gli scritti del gruppo Yoga pubblicati su Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione).
La svastica a quel tempo era semplicemente il simbolo del carro del sole, comune a molti popoli fin dall'antichità, in perfetto accordo con le tendenze naturistiche, nudismo compreso (secondo Giovanni Comisso).
Keller viene ritratto nudo ed abbronzatissimo in diverse foto del tempo.
Era solito dormire seminudo, appollaiato in cima ad un albero assieme alla sua aquila addestrata. (ndr poi si dice che molti piloti sono matti....).
Negli anni venti visse notevoli avventure in Turchia, Germania, Perù, Cile, Cirenaica, Venezuela. Fu amico di Mario De Bernardi e di altri aviatori del tempo.
Dopo l'esperienza di Fiume, Keller non riuscì più a trovare un suo equilibrio anche a causa dell'enorme uso di cocaina. Si trasferì prima in Turchia, dove cercò di allestire, fallendo, una scuola di pilotaggio, poi a Berlino, dove si distinse per il suo anticonformismo. Con l'intento di fondere le repubbliche sudamericane, si lanciò in un'impresa rivoluzionaria di cui parlò all'amico Sandro Pozzi.
Keller morì a trentasette anni, nel 1929 in un incidente stradale insieme a due amici e colleghi, Vittorio Montiglio e Giovanni Battista Salina, nei pressi di Otricoli (Terni), mentre sono diretti a Vallombrosa e venne sepolto
accanto a D'Annunzio sul Colle delle Arche del Vittoriale
L.Ascione
 
  


 
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