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Olimpiadi invernali Sochi 2014, un esperimento riuscito fino a che punto?
Restano degli interrogativi cui ora è difficile rispondere
fotografie di: Ilaria Ierep

25-02-2014 - Per come sono stati presentati, i Giochi Olimpici invernali di Sochi 2014, 7-23 febbraio, i più costosi della storia – 50 miliardi di dollari – avevano l’obiettivo primario di manifestare davanti al mondo intero i traguardi raggiunti dal Presidente Putin e il suo trionfo nell’aver riportato la Russia al rango di grande potenza mondiale. Avendo guardato da vicino la complessa macchina olimpica, la percezione è che il risultato sia stato in parte raggiunto, almeno dal punto di vista di Mosca.
Restano però degli interrogativi cui ora è difficile rispondere.
I Giochi si sono svolti nel Caucaso del Nord, dove, in particolare nelle Repubbliche islamiche del Dagestan, dell’Ingushezia e della Cecenia è in atto un conflitto tra le forze di sicurezza di Mosca e le jamaat islamiche jihadiste. Un conflitto che quotidianamente registra auto bombe, attentati suicidi, sparatorie e operazioni antiterrorismo.
La possibilità, o meglio la minaccia concreta, di attentati terroristici durante le Olimpiadi da parte di questi gruppi jihadisti ha spinto le autorità russe a mettere in piedi un’immensa operazione di sicurezza costituita da truppe sul terreno, droni e avanzata sorveglianza informatica.
La prima impressione arrivando a Sochi è stata proprio quella di una grande presenza di forze di sicurezza, posizionate nei luoghi strategici della città e dei suoi immediati dintorni, quali l’aeroporto, la stazione dei treni, il villaggio olimpico e il parco olimpico, nonché numerosi posti di blocco lungo le vie di accesso e di uscita dal centro cittadino.
Secondo i dati, sono stati schierati circa 25mila agenti di Polizia e 20-30mila soldati dell’Esercito. Questi poi sono stati supportati sul terreno dal sistema di difesa aerea Pantsir-S. Inoltre, un ruolo fondamentale è stato giocato dal Servizio di Sicurezza Federale, l’FSB, che ha avuto la possibilità senza precedenti di monitorare le comunicazioni.
La seconda impressione è che sia stato creato il cosiddetto “ring of steel”, ossia un cordone di sicurezza concentrico che dall’aeroporto si andava a restringere verso le strutture alberghiere per finire nella zona del parco olimpico. Un sistema di controlli dei bagagli e dei passeggeri a volte frustrante, ma che evidentemente ha portato a dei risultati positivi in termini di sicurezza e di percezione della stessa.
Alcune note stonate hanno riguardato il meccanismo organizzativo e in particolare le strutture dedicate ad accogliere i visitatori e i giornalisti provenienti da tutto il mondo. Alberghi ancora in fase di costruzione e staff poco collaborativo sono stati i principali bersagli della stampa occidentale, secondo i funzionari e i media controllati da Mosca.
Vladimir Yakunin, l’AM del monopolio statale delle ferrovie RZhD, ha infatti accusato l’Occidente di aver deliberatamente mentito e di aver montato una campagna per gettare discredito sulla Russia e su Putin. Questo in parte potrebbe essere vero, almeno per conto di alcune testate, in parte no.
Effettivamente, l’organizzazione delle Olimpiadi di Sochi ha dato avvio a tutta una serie di opere pubbliche fino a 6 anni fa inesistenti, quali il nuovo aeroporto e la stazione dei treni che collega Sochi ad Adler, la località dove sorgono le strutture olimpiche.
Tuttavia, la domanda è: quale futuro avrà tutto questo sviluppo? Sia per la popolazione locale sia per le tensioni che contrappongono Mosca all’insorgenza islamista. È possibile che le strutture olimpiche, in primis gli scintillanti palazzetti del ghiaccio, cadranno in uno stato d’abbandono una volta spento il fuoco olimpico. Difficilmente la maggioranza degli atleti russi si sposterà così lontano da Mosca o da San Pietroburgo per effettuare gli allenamenti.
Inoltre, la fine dell’attenzione mondiale su Sochi potrebbe avere anche delle ricadute sull’economia del luogo, da quasi un decennio alimentata con tanta premura dal Cremlino. Infine, sebbene le misure economiche e infrastrutturali adottate nella regione possano contenere temporaneamente i sintomi dell’insorgenza islamista, le stesse non potranno risolvere il nocciolo del problema. L’area ha bisogno di una stabilità sostenibile e non di ulteriori operazioni di sicurezza o di finanziamenti inefficaci.
Comunque sia, al di là di ogni polemica, resta il fatto che le Olimpiadi invernali 2014 hanno portato un sorriso, a volte poco percepibile, sui volti dei russi. Un’ulteriore occasione sarà offerta dalle paraolimpiadi, in tabellone dal 7 marzo.
cortesia Ilaria ierep


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