29-03-2014 - L'attesa al'aeroporto di Fiumicino, durata alcune ore.
Molte zone di Roma blindate, impedite a pedoni e ad automobilisti, sottoposte a continui controlli.
Policlinico Gemelli in stato di allerta, in caso di necessità.
Sui muri di alcune strade messe in sicurezza, manifesti inneggianti a Putin, con scritte di protesta verso Obama.
Insomma, tutto come in un film di attualità.
Fibrillazioni di responsabili della sicurezza, della diplomazia, della politica, giustificate dall'importanza del personaggio in visita al Vaticano e all'Italia.
Barak Obama, il Presidente degli Stati Uniti, atterrato a Fiumicino con il Boeing 747 Air Force One, provenendo da Brusselles, scortato da marines e agenti della sicurezza americani, dalle forze speciali italiane, Nocs (Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza) e Gis (Gruppo di Intervento Speciale),
per tre giorni (senza contare quelli precedenti al suo arrivo, dedicati alla stabilizzazione dei sistemi di garanzia della sicurezza) ha occupato l'attenzione del popolo italiano, le pagine dei giornali, vigili e polizia, carabinieri e custodi responsabili del Colosseo.
Obama ricevuto per cinquanta minuti da Papa Francesco, Obama a pranzo con Giorgio Napolitano, Obama a colloquio con Matteo Renzi, Obama a stupirsi della maestosità del Colosseo, più ampio dei campi di baseball….dei quali supera anche l'anzianità, a detta della Storia.
La sua presenza ha, soprattutto, dato l'opportunità di rendere evidente il legame tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e il potere americano.
Strette di mano e sorrisi, sotto i flash dei media, complimenti reciproci, promesse di cooperazione, sia per le questioni internazionali sia per le "cose di casa".
Se l'Italia, secondo Obama, rappresenta un punto strategico nell'Alleanza, Obama, a detta di Renzi, è un punto di riferimento.
I due presidente si "sono piaciuti", cosi come si sono scambiati cordiali convenevoli il consigliere per la sicurezza della Casa bianca, Susan Rice ed il consigliere diplomatico di Renzi, Armando Varricchio, presenti il segretario di stato John Kerry ed il ministro degli Esteri Federica Mogherini.
Hanno parlato di cambiamenti, in Italia ed in Europa e di sogni, da realizzare.
Yes we can, speriamo non solo sognando