23:57 domenica 28.04.2024
Buon Natale, cari soldati e soldatesse in terra straniera
L'annuale videoconferenza dall'Italia, per gli auguri da parte del presidente della Repubblica
fotografie di: Daniel Papagni

23-12-2014 - Consuetudine vuole che il Presidente della Repubblica Italiana personalmente porga gli auguri di Buon Natale ai contingenti militari impegnati in teatri operativi internazionali.
Dunque, a Roma dall'aula delle conferenze del COI (Comando Operativo di Vertice Interforze) (e non Comando Operativo internazionale, come abbiamo sentito dire al microfono da un operatore Rai) Giorgio Napolitano, accompagnato dalle alte cariche militari, ha partecipato alla videoconferenza con le varie Task Forces operative nel mondo.
Lo scambio di auguri è cominciato con il saluto da Herat da parte della ministra della Difesa, Roberta Pinotti: "siamo presenti in molte parti del mondo per salvaguardare anche la nostra sicurezza. Oggi ho incontrato il presidente dell'Afghanistan, che ha ringraziato per come l'Italia ha lavorato nel suo Paese".
Pinotti ha ricordato il tributo della vita dei 53 soldati italiani, in quella terra.
Isaf termina con la fine dell'anno.
Ma sta per cominciare una nuova missione, "resolute support", dal punto di vista organico sarà meno consistente dell'attuale che sta per concludersi.
Avrà esclusivi compiti di addestramento e consulenza alle Forze afghane che, in alcuni settori tecnico-specialistici e di supporto logistico, hanno ancora bisogno di affiancamento e sostegno.
Ha sottolineato il comandante del Coi, generale Marco Bertolini: "Dopo aver riportato già a casa mille uomini e aver sostenuto la difficile impresa di riportare a casa una lunga colonna di mezzi, ora l'Italia sta lavorando in altre missioni: Iraq e Kuwait sono adesso oggetto della nostra solidarietà e cooperazione, con attività addestrative delle forze curde ed iraqene, nel loro sforzo contro l'IS. Il Centro Africa, Djibuti, Somalia, Libia, sono altri Paesi in cui l'Italia è impegnata, cosi come siamo presenti, continuando ad operare in cooperazione con altre nazioni, in Kosovo, Libano e nelle attività antipirateria".
E l'una dopo l'altra, le Task Force italiane, rispettanto i due minuti a disposizione di ognuna, hanno porto gli auguri al Presidente, rapidamente elencando le varie attività e gli impegni che attualmente svolgono.
Di Libano e Kosovo si parla quasi tutti i giorni.
Da Naqura, Libano, il generale Antonio Portolano, comandante della missione, ha brevemente illustrato la situazione: ad Est continuano scontri tra Jihadisti e forze di sicurezza libanesi; nel territorio affidato alla missione Unifil, grazie all'attenzione delle 37 nazioni impegnate, la situazione è stabile.
Mentre in Kosovo, che da sempre è rappresentato come un lago ghiacciato, con una 'crepa' che da un momento all'alto possa sgretolarsi, il comandante della missione KFOR, generale Paolo Figliuolo, ha sottolineato come ancora vi siano alcuni importanti problemi da risolvere, non ultima la corruzione che ancora incrina l'equilibrio per altro instabile del Paese.
Mogadiscio è il Paese più pericoloso del corno d'Africa; la sicurezza è labile, ha detto il comandante della missione europea, EUTM in Somalia, generale Massimo Mingiardi; 136 ordigni esplosivi negli ultimi tempi hanno fatto 174 vittime: "Addestriamo l'esercito somalo (ad oggi 1200 militari addestrati) e offriamo consulenze alla Difesa del Paese, essendo perfettamente integrati con le autorità locali".
Anche la base di Gibuti, ha spiegato il comandante Giuseppe Finocchiaro, è importante per il supporto alle attività dei contingenti italiani che lavorano per contrastare le attività di pirateria.
Ma non solo. La base, della estensione di 5 ettari, è fornita di MQI Predator, situati nell'aeroporto Chabelley, con 70 uomini che operano in sinergia con Francesi ed Americani.
Su Gibuti, il presidente Napolitano ha chiesto al colonnello Finocchiaro quale sia l'assetto istituzionale del Paese: è una repubblica presidenziale, con moltissime presenze internazionali, è stata la sintetica risposta del comandante della base.
Gli Alpini della brigata Julia a Bangui, repubblica del centrafrica, a loro volta devono sostenere una popolazione in gravissime difficoltà.
L'esodo, pur diminuito rispetto agli anni precedenti, rappresenta ancora una situazione imponente; il comandante del contingente italiano che là opera insieme all'8° paracadutisti della Folgore, colonnello Mario Renna, ha descritto sinteticamente la situazione.
La missione, che attualmente cerca di aiutare 20mila sfollati e combattere la malaria che uccide soprattutto bambini, sarà affidata ai caschi blu dell'ONU, nell'aprile del 2015.
Tornado e Predator operano anche in Kuwait, con una task force costituita nell'ottobre scorso.
Spiega il comandante colonnello Luca Spuntoni che l'impegno li vede in sinergia con altri assetti internazionali, in missioni di sorveglianza e supporto e di rifornimento in volo, con il KC767.
Che dire della situazione libica?
Grave anzi gravissima, si evince dalle scarse parole del generale Federico D'Apuzzo, comandante della missione, che con il collega appare in videoconferenza in giacca e cravatta, abiti civili, come a distogliere l'attenzione dalla loro appartenenza alle forze armate.
Già, la Libia non è certo un Paese sereno. La primavera araba libica non è stata una rivoluzione favorevole al cambiamento in meglio.
Due ora sono le "capitali" che comandano:
Tobruk, rappresentata da forze laiche; Tripoli governata dalle milizie islamiche, che insieme a Misurata lascia una grande incognita su tutto il territorio. "Continuano i nostri sforzi, dice D'Apuzzo, ma il traguardo è difficile".
Ahhh, conoscere il traguardo!
Dallo spazio, che non ha limiti nè traguardi, una sorridente capitano Samantha Cristoforetti, con professionalità e volto sorridente, ha salutato l'Italia dalla sua postazione nel laboratorio spaziale:
"Buongiorno dallo spazio. Un saluto particolare a colleghi e colleghe impegnati in ambiti internazionali. Attorno a me c'è tanta Italia, sento vicine l'Aeronautica Militare e le istituzioni; sono orgogliosa di rappresentare le Forze Armate italiane."
Napolitano, con voce rotta dalla commozione:
"La missione spaziale sia incentivo alla comprensione degli Italiani dell'importanza della tecnologia. Non la chiamerò 'capitano Cristoforetti', per ché lei è la nostra Samantha. Buon Natale."
La chiusura della videoconferenza è stata affidata alla debole capacità di sostenere una comunicazione chiara di Skype: da Nuova Dehli, il marò rimasto a sostenere la difficile distuazione di 'sequestrato speciale dall'India', Salvatore Girone, ha riconfermato la sua "fiducia nelle istituzioni" ed inviato auguri di pronta guarigione a Massimiliano, in Italia per essere curato; ma non è stato possibile capire di più, data la instabilità della comunicazione.
Napolitano ha colto l'occasione per paragonare la difficile comunicazione via Skype alla difficoltà di comunicare con l'India: "è sempre difficile parlare con Nuova Dehli".
"Il problema è annoso, si trascina in modo insopportabile, il processo avrebbe dovuto essere 'rapido e corretto'.
Ma è rimasta una frase. Il problema della giustiza esiste anche in Italia, ma là si dimostra anche un problema di decisione."
Un momento di forte commozione anche nel saluto finale, ringraziando le Forze Armate per la loro capacità di cambiamento e di trasformazione, come nessun'altra istituzione italiana è stata capace di attuare.
Siamo impegnati in missioni di cooperazione internazionale in luoghi lontani…" quanti Italiani sapevano dove fosse Herat? a mala pena sapevano che esisteva l'Afghanistan…siamo là perché non possiamo scappare dal mondo!"
Un grido denso di emozione; di grande significato per il presidente che ha salutato per l'ultima volta, come ha sottolineato lui, da capo delle forze armate, i soldati italiani.
Maria Clara Mussa


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