12-01-2015 - La missione Isaf chiude, si riduce il numero di mezzi operativi e, contemporaneamente, quello del personale impegnato sul territorio afghano.
Ma la cooperazione della comunità internazionale con l'Afghanistan non chiude.
Il Paese, da ora, anno 2015 stabilito come inizio della nuova fase prevista, esprimerà la propria capacità di sicurezza, governance e sviluppo.
Finita, dunque, Isaf, incomincia RS (Resolute Support).
Il supporto risoluto, forte, assicurato dai Paesi dell'alleanza atlantica, che sino ad oggi hanno cooperato, sostenendo attivamente popolazione e forze della sicurezza in addestramento, in ogni fase della trasformazione dell'Afghanistan.
Ora, alle forze di sicurezza afghane che sono in grado di operare autonomamente, offriranno assistenza su richiesta, utilizzando nella nuova missione figure diverse e mezzi con uso differente di impiego.
Non più, dunque, aerei armati, non più predator, non più soldati contro gli insurgents, ora chiamati nemici dell'Afghanistan, non più elicotteri adeguati all'intervento aramato.
Troviamo così negli hangar della task Force "Fenice", al comando del colonnello Giuliano Innecco, nella base di Herat, sede del TAAC (Train, Advise, Assist Command-West) al comando del geneale Scardino, elicotteri NH90, adibiti ora al Medevac (recupero di feriti con medici a bordo) e AW129 D, i Mangusta di ultima generazione, adeguati ad affiancare gli NH90, per la difesa in caso di attacco nel corso dell'azione di Medevac.
Quelle attrezzature, che negli anni passati avevamo visto su ali rotanti diverse (AB205, AB412, CH47), ora sono usate sugli NH90, con le dovute trasformazioni, adattamenti ed ammodernamento. Ce ne parlano i medici che coprono i turni, descrivendo le fasi di intervento allorché siano richiesti dalle forze di sicurezza afghane.
Saliamo sull'NH90 per assistere, almeno in parte, alle attività in volo.
Sorvoliamo la città di Herat, di cui riconosciamo, visti dall'alto, i luoghi già visitati camminando per le vie della città, nel corso delle nostre "missioni giornalistiche".
La moschea blu, il minareto, il museo della Jihad, il mausoleo della Begum, il grande spazio ove si disputa ogni anno il buskascì, gioco della tradizione afghana.
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E, poi, il deserto.
Le montagne all'orizzonte rendono lo spettacolo ancor più affascinante, mentre sperimentiamo le capacità operative, l'abilità dei piloti e la potenza tecnica del Mangusta che, all'improvviso, lancia i "flares" che illuminano e spezzano la continuità del cielo azzurro.
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E nel rientrare alla base, sotto di noi le estese colture agricole che stanno crescendo a favore delle esigenze alimentari locali e in previsione di mercato estero.
E la zona industriale, che ha compiuto negli anni grandi progressi e una notevole estensione.
Ed anche di questo la cooperazione italiana può andare fiera.
Prima di affrontare il volo, ci erano state descritte, in modo chiaro e preciso, le caratteristiche dei mezzi che offrono supporto in caso di necessità alle forze armate afghane.
Il capitano, comandante del gruppo di volo, ci ha descritto le capacità operative e l'uso adeguato degli elicotteri, illustrando la storia della "Fenice" e delle ali rotanti che hanno rappresentato la missione della Task force dal 2009 ad oggi, inglobata nel 5° reggimento aviazione dell'esercito, "Rigel".
Un gruppo coeso, organizzato nei minimi particolari, rappresentativo di un'Italia che funziona.
Funziona bene, perché bene programmato e bene guidato.