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Libertà di vivere sani e sereni
La Caritas Umbria, in Kosovo, è una struttura consolidata dedicata alla solidarietà verso chi ha bisogno
fotografie di: Daniel Papagni-Luca Coculo

01-10-2015 - Venti tra bambini, adolescenti e giovani, dai 3 ai 18 anni, vivono a Zlukoqane, in Kosovo, nella casa della "Caritas Umbria", struttura realizzata da una coppia che in Kosovo vive da molti anni, dedicando le proprie forze e capacità ed amore a chi ha bisogno.
Massimo, di Viareggio e Cristina, di Trento, che si sono conosciuti in occasione del terremoto in Umbria, tanti anni fa, hanno offerto il proprio aiuto anche in Macedonia e poi, dopo la guerra, anche in Kosovo, raccogliendo famiglie povere e figli di donne stuprate, messi al mondo in casi di estrema indigenza o con patologie difficili da affrontare.
Nel corso degli anni oltre ad accudire e crescere bambini di famiglie indigenti e massacrate dalla violenza della guerra, hanno anche messo al mondo quattro figli, che crescono in armonia insieme ai piccoli ospiti.
Nella struttura, che si è ulteriormente ingrandita, i bambini giocano, corrono, vanno in bicicletta, vanno alla scuola pubblica, imparano a vivere in modo sano.
Respirano aria di famiglia ed anche aria salubre, vivendo in cima ad una collina con intorno 20 ettari coltivati a grano e mais, e curati da Massimo insieme ad alcuni collaboratori.
Il raccolto è utilizzato per l'alimentazione anche degli animali che allevano in una grande fattoria: vitelli, maiali, conigli e polli, ben nutriti.
Dall'ultima nostra visita, la struttura ha avuto una considerevole trasformazione.
www.cybernaua.it/photoreportage/reportage.php?idnews=2143
Dalle stanze dei bambini, alle cucine, dai luoghi di conservazione e trasformazione degli alimenti a quelli della manutenzione.
Attrezzi agricoli recuperati da agricoltori che rinnovavano il proprio "parco utensili", container e strutture in alluminio ancora i ottimo stato recuperati dalla dismissione di aeroporto Amiko, di Djacova; camionette dismesse dall'Esercito Italiano….
Ogni materiale usato per costruire o rinnovare è di recupero, riadattato da Massimo insieme ai sui collaboratori volontari.
Mentre completavamo la nostra visita, i bambini sono rientrati da scuola, dalla scuola kosovara, pubblica per facilitare la loro integrazione nell'ambiente sociale.
Abbandonati gli zainetti pieni di libri, con un grande sorriso sul volto hanno subito inforcato le biciclette per correre pedalando nelle strade della struttura, ampi spazi tutti a loro disposizione.
Caritas Umbria aiuta circa 200 famiglie povere e, contemporaneamente, convive pacificamente con i vicini confinanti, agricoltori che, in mancanza di acqua, spesso usufruiscono delle riserve della struttura.
Ma nessun aiuto, né dal governo né dalla Chiesa.
La provincia di Trento ha contribuito ad accrescere le capacità operative della Caritas Umbria, con un notevole contributo a favore dell'ultimo progetto di Massimo: coltivare il grano, macinarlo, produrre il pane; allevare i vitelli ed i maiali e produrre carne per il sostentamento della sua grande "famiglia".
Il laboratorio è dunque attrezzato con ogni strumento ad hoc, dal mulino per macinare al forno per cuocere il pane; ai frigoriferi abbattitori di temperatura, con l'obiettivo di procedere ad un'alimentazione sana nonché ad na educazione alimentare estesa alle stesse famiglie dei bambini ospiti.No ad Iphone, no a tablet. E no ad alcool.
Sì ad un modo di vivere nella consapevolezza che se ognuno adotta una comportamento sano, anche la società può sperare di rinnovarsi.
"Perché, come sostiene Massimo, il sistema non si può cambiare, ma si può cambiare la propria vita".
E ne son convinti anche molti amici kosovari, che apprezzano la missione di Massimo e Cristina.
"Vedete la distesa di alberi di mele?", ci chiede Massimo, indicando una coltivazione di numerose giovani piante.
"Ogni alberello è stato donato dagli invitati alle nozze d'argento di un nostro amico. Non ha voluto doni per la cerimonia, ma ha chiesto ai suoi invitati di donare alla Caritas Umbria alberi di mele".
Un messaggio in più ai ragazzi che vivono lì e che, raggiunti i 18 anni, entreranno a far parte della società civile a cui potranno offrire il proprio contributo di persone consapevoli dell'importanza della vita dedicata alla solidarietà con i propri simili.
Maria Clara Mussa


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