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Scuola militare di alpinismo Duca degli Abruzzi
Sulla collina di Beauregard a nord-est di Aosta, il comando del Centro Addestramento delle truppe alpine
fotografie di: Daniel Papagni

04-12-2015 - Visitare Aosta significa anche ammirare il Castello Jocteau, detto anche castello Duca degli Abruzzi o castello generale Cantore, nel passato chiamato "Scuola militare di alpinismo", in cui risiede il Comando del Centro Addestramento alpini, attualmente sotto la responsabilità del generale Simone Giannuzzi.
Un luogo incantevole, sulla collina di Beauregard a nord-est di Aosta, è uno dei tre castelli valdostani costruiti nel XX secolo.
Il castello, di proprietà del demanio militare, è anche un piccolo museo dell'alpinismo, in cui è possibile ripercorrere la storia delle grandi imprese, effettuate quando ancora non esistevano le attrezzature tecnologiche moderne, le giacche termiche, le scarpe adeguate, ma solo corde, ramponi e picozze, come ben si osserva nella foto che ritrae Jan Antoine Carrel, leggendario valdostano scalatore, conquistatore della “Gran Becca” e guida alpina.
Il castello, fatto costruire nel 1907 per volere della baronessa Candida Jocteau Bombrini, moglie di Charles-Albert Jocteau, fu abitazione dei baroni per quasi trent'anni.
Poi, negli anni Trenta, l'esigenza di accrescere le conoscenze sulle tecniche di armamento ed equipaggiamento alpino e di preparare allo sci-alpinismo i quadri che avrebbero dovuto addestrare e guidare le truppe nelle operazioni in cui si richiedevano qualità tipicamente alpine, il castello divenne sede della Scuola militare di alpinismo.
Nel 1936, in onore di Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, deceduto il 18 marzo 1933 in Somalia nel villaggio "Duca degli Abruzzi", la scuola fu ribattezzata Duca degli Abruzzi, come indica l’iscrizione a lettere d'acciaio sulla massiccia torre cilindrica dell’edificio.
Questa in breve la storia.
Parlando con il comandante Giannuzzi, sono emerse numerose interessanti informazioni riguardanti le attività alpine del Centro, tra cui le storiche aperture delle vie impervie e le attività atletiche che rendono l’Italia agli onori sportivi, per le conquiste di medaglie in numerose attività invernali.
www.cybernaua.it/news/notizia.php?idnews=4923&cerca=sport+invernali+alpini
Cominciando dal 1934, fu fondata la Scuola Sport Alpini, con l’obbiettivo della partecipazione alle Olimpiadi di Berlino, con i giochi invernali a Garmisch.
Giannuzzi ricorda Zeno Colò, sergente alpino, indimenticabile per aver “ideato” la posizione ad uovo nella discesa libera.
“Lo sport è basilare per l’addestramento degli alpini. Sulle pista nevose sono gli alpini che soccorrono, addestrati adeguatamente”.
www.cybernaua.it/news/notizia.php?idnews=4949&cerca=sport+invernali+alpini
Basilare poi l’addestramento delle truppe che attualmente operano non solo sulle cime nevose, ma che sono soprattutto impiegate nelle missioni in teatri internazionali.
Il fisico e la mente devono saper affrontare difficoltà, quasi inimmaginabili per gente comune: lo dimostra il “muro” adibito agli esercizi di rampicata in roccia, realizzato sin dai primi tempi dell’avvio della Scuola in una parete rocciosa dietro il castello.
“Oltre all’addestramento, nel Centro si effettua anche l’approntamento dei contingenti alpini che si recano ad operare in zone impervie, come il deserto riesce ad essere, con le sue difficoltà di sopravvivenza”.
“Ma non solo, sottolinea Giannuzzi, i nostri alpini devono anche saper svolgere attività di Advisor, di Mentor”.
E noi, nel corso delle nostre missioni giornalistiche, li abbiamo visti in attività, tra le popolazioni che l’Italia aiuta per superare gli squilibri interni dovuti a guerre civili o ad atti terroristici contro le istituzioni locali.
“Dopo la missione, dice Giannuzzi, quando si lasciano i Paesi in cui abbiamo lavorato per offrire loro possibilità di pace, occorre essere certi che si siano dati gli strumenti adeguati per crescere”.
Il comando risiede nel castello.
Ed il castello è degno di essere annoverato tra le architetture straordinarie italiane.
Ma soprattutto, importante per il ruolo che sostiene nel dare indirizzo e metodo a chi lavora per tenere alto il nome dell’Italia nel mondo.
Maria Clara Mussa


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