Exit Tragedy, pensare che volevamo la pace per l’Afghanistan
Presentato ad Ariccia il libro degli inviati di guerra Maria Clara Mussa giornalista e Daniel Papagni fotoreporter
fotografie di: Mauro Masini
06-06-2023 - L’incontro pubblico organizzato dall’ANPd’I Colline Romane a Palazzo Chigi ad Ariccia per presentare il libro di Maria Clara Mussa e Daniel Papagni, ‘’Exit Tragedy, Pensare che volevamo la pace in Afghanistan’’, è stata l’occasione per ampliare il tema sull’Afghanistan che, abbandonato nell’agosto 2021 dalla coalizione internazionale, è in mano ai talebani.
Ospiti del sindaco Gianluca Staccoli, perfetto padrone di casa che ha invitato a proseguire nella sua città programmi a favore dell'Afganistan, pubblico e relatori hanno avuto modo di scambiare opinioni nel corso dell’evento, in cui hanno preso parte, oltre agli autori, il presidente dei Colline Romane, Gilberto Montebello, organizzatore dell’evento; l’editore LoGisma, Gherardo Lazzeri in veste di moderatore del convegno: Erika Montikone Gender Advisor ad Herat, insieme al contingente italiano in missione in Afghanistan.
Tra il pubblico, il sacerdote barnabita che per anni ha curato il culto cattolico accanto all’ambasciata italiana a Kabul, Padre Giovanni Scalese.
Ospite d’Onore S. E. Khaled Ahmad Zekriya, ambasciatore della Repubblica Islamica di Afghanistan in Italia, che, con il supporto dell'interprete Virginia Moranti, nel suo approfondito intervento ha fatto cenno ai progetti che si propone di realizzare, a favore del suo popolo: “Dobbiamo creare un collettivo dell'intelligenza afghana composto da afghani intellettuali, professionisti, patrioti, esperti e non corrotti per unire il loro know-how e altre risorse in modo da esercitare pressioni: fare pressioni contro i talebani e i loro sponsor statali e non statali”, ha esordito Zekriya, sottolineando come tale gruppo di Afghani debba essere supportato da un ‘’ombrello’’, magari dell’ONU, che permetta loro di riunirsi di persona e/o virtualmente per discutere ed elaborare la ‘’Road map’’ per la pace afgana e nel contempo non dare spazio d’azione ai talebani.
Ma, tra i suoi progetti, l'ambasciatore ha inserito anche la traduzione del libro di Mussa e Papagni in lingua farsi.
Erika Monticone ha raccontato la propria esperienza come gender Advisor ad Herat, ricordando fatti che hanno lasciato il segno e arricchito il suo lavoro accanto a fanciulle e donne afghane.
Riferendosi agli aneddoti raccolti nel loro libro, Mussa e Papagni hanno messo l’accento sulla situazione del Paese degli aquiloni, in preda alla più grave crisi umanitaria di sempre.
“Non c’è solo la guerra in Ucraina”, ha detto l’autrice, “occorre risvegliare l’opinione pubblica che dimentica in fretta gli accadimenti. Le donne afghane non hanno facoltà di vivere e noi dobbiamo unirci al loro grido di aiuto!".
Ed ancora: “Nel 2012, mentre ci trovavamo ad Herat in una delle missioni Nato, ci fu un cambio di programma: la Nato aveva deciso per una exit strategy. Ma tanta gente ci diceva di non abbandonarli. Poi nel 2021 la decisione di ammainare le bandiere, e l’exit strategy si è rivelata una Exit tragedy. In Afghanistan abbiamo lasciato il cuore e vorremmo tornare a riprendercelo”.
“È un altro Vietnam- ha detto con enfasi Papagni, insistendo sull’importanza di “ricordare, fare memoria per generare pace. Io sono un reporter per la pace e preferisco perdere una notizia e una foto se devo aiutare e tendere la mano a qualcuno”. E le sue foto vogliono sempre “tirar fuori il meglio di ciò che raccontano”.
Ma occorre non dimenticare, “perché dimenticare è facile, basta non ricordare”, ha ancora detto, esprimendo un pensiero rivolto ai 53 italiani caduti in Afghanistan, proprio perché raccontare ciò che è stato è il motivo per cui gli autori hanno pubblicato questo libro.
Redazione

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